martedì 28 marzo 2017

Verba volant (368): competente...

Competente, agg. m e f.

Non entro nel merito delle ultime nomine fatte dal governo per le aziende di cui dispone della maggioranza delle azioni: per parafrasare il duca di Mantova questo o quello per me pari sono, tanto non cambia la musica, anche quando cambia il lottizzatore del momento. E questo ragionamento vale per tutte le aziende pubbliche e private.
Infatti vi voglio far notare una curiosa contraddizione. Una delle tesi che va per la maggiore da parecchi anni è che i governi in generale - e il nostro in particolare - facciano così schifo perché non sono composti da persone competenti, persone che conoscono la materia dei dicasteri che sono a loro affidati, tanto che in maniera ricorrente si vagheggia la necessità di un governo di "tecnici". In Italia lo abbiamo sperimentato, con esiti nefasti, ma non è questo il tema. Invece la stessa competenza non è richiesta alla guida delle imprese.
Nessuno ha da ridire che Alessandro Profumo, il nuovo amministratore delegato di Leonardo, un’azienda che produce aeroplani, elicotteri, sistemi di difesa, sia una persona che fino a oggi ha gestito, in maniera non sempre brillante a dire il vero, delle banche. Il nuovo presidente di Alitalia sarà Luigi Gubitosi, uno che è stato amministratore della Rai, mentre Matteo del Fante guiderà la società che gestisce il servizio postale, mentre si è occupato fino ad ora di tralicci elettrici. Per non parlare di Montezemolo che pare possa guidare qualunque azienda, da una che fa poltrone a una che gestisce il trasporto ferroviario. Curiosamente per il mondo della finanza, delle banche e delle grandi imprese le competenze non servono più, non serve che uno sappia come si costruiscono automobili per diventare amministratore delegato di una fabbrica che le costruisce, mentre i giornali - casualmente di proprietà di aziende come la Fiat - hanno costruito campagne contro un ministro dell’istruzione non laureato o un ministro della sanità che non è un medico.
Provate a guardare gli elenchi degli uomini e delle poche donne che siedono nei consigli di amministrazione delle imprese italiane e leggerete spesso gli stessi nomi, che si nominano di volta in volta a questa presidenza o a quella direzione generale. Viene il sospetto che la tanto decantata meritocrazia sostenuta da questi signori valga sempre per gli altri.
A me non interessa che il ministro della sanità sia un medico, anzi diffido quando lo è, perché temo farà prevalere gli interessi della sua casta su quelli dei pazienti, mentre mi interessa che abbia idee precise su quale deve essere il ruolo del pubblico in questo settore. Ad esempio i nostri governi mi fanno così schifo perché i ministri della sanità - di centrosinistra, di centrodestra e tecnici - hanno avuto l’obiettivo di smantellare il sistema sanitario pubblico a favore di quello privato, hanno sviluppato una linea politica che esattamente opposta a quella che io credo giusta. Magari prendendo ordini direttamente dagli "incompetenti" a capo delle aziende che lucrano sulle nostre malattie. Che domani saranno chiamati a guidare le banche a cui affidiamo i nostri risparmi o le fabbriche in cui lavoriamo. 
Tanto l’unica cosa importante del loro curriculum è sapere che saranno fedeli esecutori delle leggi del capitale.

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