giovedì 9 marzo 2017

Verba volant (359): parità...

Parità, sost. f.

Parità è da sempre una delle parole dell'Otto marzo. Si tratta di una parola che però noi maschi ci guardiamo bene dall'applicare. In ogni campo della nostra vita. Non so cosa succeda negli altri paesi, ma sicuramente in Italia non riusciamo a parlare di donne senza fare riferimenti, più o meno espliciti, più o meno volgari, al sesso. E non parlo delle cosiddette chiacchiere da bar, ad esempio quando ci si ritrova tra uomini e si millantano le conquiste degli anni ormai passati, ma mi riferisco proprio ai discorsi pubblici, agli articoli dei giornali, alle dichiarazioni rilasciate in televisione, insomma alle parole che riempiono la nostra sfera pubblica. C'è un lessico con cui parliamo degli uomini e uno, certamente più greve, con cui ci riferiamo alle donne.
Se vi prendete la briga di fare un piccolo giro nella rete, ad esempio in un social diffuso come Facebook, dove pure qualche forma di controllo c'è, le volgarità si sprecano e sono tutte naturalmente a sfondo sessuale; io uso la rete e non sono di quelli che dicono "ci sono volgarità nella rete, chiudiamo la rete", è una stupidata, ci sono volgarità nella rete perché il nostro mondo è volgare, il nostro modo quotidiano di parlare è volgare, i giornali che leggiamo sono volgari, la televisione che guardiamo è volgare. Sarebbe curioso se la rete, che per di più gode di una qualche forma di anonimato - come il becero che nella folla poteva urlare il suo insulto, certo di passare inosservato in mezzo alla massa - non rispecchiasse il mondo che c'è fuori. Un mondo che sempre più non mi piace, a cui non mi voglio adeguare: invecchiare offre almeno questo vantaggio.
Quando c'è un problema culturale come questo tutti noi portiamo una parte di responsabilità. A molti di noi è capitato di pensare - e di dire - che una nostra collega di lavoro che ci ha risposto male lo ha fatto perché erano "quei" giorni o perché non aveva avuto adeguate soddisfazioni la sera precedente. Cose che non diremmo mai di un uomo. Invece la risposta è molto più semplice: quella collega ci ha risposto male perché è una stronza, così come lo è un nostro collega maschio o anche un nostro collega omosessuale che si comportasse alla stessa maniera. Quando di una donna diremo che è semplicemente una cretina o una piantagrane o una stronza, senza chiamarla puttana, allora avremo fatto un bel passo verso la parità.

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