sabato 20 febbraio 2016

da "Le interviste impossibili" di Umberto Eco

Eco
Voi eravate una banda di atei che stava riscrivendo la stessa definizione di Dio, dell'anima, della morale.

Diderot
Nessuno di noi negava l'esistenza della divinità o di una morale naturale. No, no, no. Sono convinto che il pericolo stava altrove, anche se non è stato individuato subito come tale. Il pericolo stava nelle illustrazioni e nelle voci tecniche che le accompagnavano, là dove si descriveva come si coglie la canapa, come si spula il grano, come si concia il tabacco, come si fabbricano gli spilli.

Eco
Vuole spiegare meglio?

Diderot
Sì. Eh. L'Enciclopedia ha capovolto la visione del mondo perché ha portato in primo piano l'uomo che lavora, ha mostrato i processi dell'intelligenza non nell'esercizio astratto della logica o della dialettica, ma nell'esercizio concreto della trasformazione manuale del mondo. Capisce che atto rivoluzionario è stato parlare con rispetto e precisione del lavoro dell'agricoltore (ottantanove tavole), dell'ebanista (ottantotto tavole), del setaiolo (centotrentacinque tavole)? Capisce? Io non credo che da allora sia stata dedicata tanta attenzione scientifica al lavoro umano detto subalterno: tremila tavole, sa? E dal nulla. Non esisteva documentazione precedente. Si doveva andare dagli artigiani e accadeva che un tappezziere mi consegnasse dieci tavole zeppe di figure e tre quaderni scritti fitti fitti fitti per spiegarmi la sua tecnica; mentre un altro che doveva spiegarmi una manifattura complicatissima mi portò un piccolo catalogo di parole senza definizione, assicurandomi che della sua arte non si poteva dire nulla di più. E' che gli stessi artigiani non avevano coscienza critica del loro lavoro, oppure difendevano gelosamente i segreti del mestiere, dopo secoli in cui erano stati costretti a celare la loro unica ricchezza, perché... perché altri non se ne impadronisse. Talora occorreva introdursi come spie in un laboratorio fingendosi apprendisti, per capire qualcosa. E poi fare lavorare i disegnatori con precisione e con coerenza. Vent'anni di lavoro, ma in queste tremila tavole (dodici volumi di sole illustrazioni) c'era il segreto esplosivo dell'Enciclopedia, il primo vero poema didascalico del lavoro umano.

Eco
E dice che di questo potenziale esplosivo non se ne sono accorti subito?

Diderot
Certo che se ne sono accorti, eh. Ma qui, qui emerge uno dei lati curiosi di tutta la faccenda.

Eco
Quale?

Diderot
Che non si può dire che il potere fosse contrario a questa impresa.

Eco
Come?

Diderot
Sì. Il potere... E be', scusi eh? Cosa significa questa parola? Come in ogni epoca storica il potere era impersonato da una classe retriva, che tendeva a lasciare le cose come stavano, ma al tempo stesso era rappresentato da elementi dinamici, che intravedevano che il futuro economico della Francia stava nello sviluppo economico. Per questa classe l'Enciclopedia rappresentava un affare da incrementare.

Eco
Lei mi sta dicendo che stava facendo una rivoluzione con l'appoggio del potere.

Diderot
No, io non le sto dicendo che ero un rivoluzionario nel senso in cui lo intendete voi adesso, così come la Rivoluzione francese non è stata una rivoluzione come adesso voi la intendereste. Era una rivoluzione attuata dalla classe borghese. E chi doveva farla la rivoluzione, se non la classe più giovane, più fresca, più incorrotta rispetto alle vecchie strutture dello stato? Chi? L'Enciclopedia era un manuale rivoluzionario della borghesia rivoluzionaria, se vuole metterla in questi termini. Era un libro liberatorio anche per i lavoratori subalterni, ma la loro liberazione poteva iniziare solo attraverso la liberazione delle energie borghesi. Così l'Enciclopedia glorificava il lavoro anonimo dei filatori, ma era sostenuta da una classe di imprenditori nuovi, che avrebbero poi tratto profitto da quel lavoro anonimo, costruendo l'industria moderna e sfruttando quegli stessi filatori. Intravede una strada diversa? Come avrei dovuto agire?

Eco
Molti compromessi?

Diderot
Molti, molti di cui non me ne pento, eh. Ah, no. alcuni vorrei dire, automatici. Quando andai in prigione, per esempio. Sa chi mi tirò fuori?

Eco
Chi?

Diderot
Gli editori, sì, con l'aiuto del governo. L'Enciclopedia era un affare economico troppo grosso. Un guadagno del cinquecento per cento per gli editori, un giro di affari che il commercio con le Indie non aveva mai reso tanto, mille operai impiegati per vent'anni. Pensi un po'. Era un affare di stato, con la concorrenza dei librai olandesi che stavano rovinando il mercato. Eh, e io solo ero in grado di capire qualcosa in quella babele di progetti, di manoscritti, di bozze di stampa. Mi tirarono fuori, anche se avevo offeso i costumi e la religione. Ma chi mi tirò fuori? Eh? Chi mi tirò fuori? Quelli che mi avevano messo dentro. Lo sa anche lei, l'economia francese in quegli anni non poteva permettersi colpi di testa.

Eco
Quindi l'Enciclopedia fu fatta con l'aiuto dei suoi nemici.

Diderot
I quali oggettivamente dovevano essere amici. Sembra strano.

Eco
Erano stupidi? Erano degli illuministi in incognito?

Diderot
Né l'uno né l'altro. Erano uomini e donne del loro tempo, che vivevano le contraddizioni di una società feudale che stava diventando industriale. Io ebbi un compito, e forse questo fu il mio unico merito, eh, mi scusi: far giocare quelle contraddizioni, e giocarvi sopra, e sfruttarle. Eh, eh, eh! Le vie della libertà sono infinite.

Eco
Quindi lei, il terribile eversore, fu un uomo di potere?

Diderot
Un operatore dell'industria culturale. Vissi nel potere, perché starne fuori non serviva che a blandire la mia cattiva coscienza. Se vuole trovarmi dei meriti, sono stato, ecco, sono stato il primo intellettuale a capire la nuova struttura del potere, con cui ogni intellettuale avrebbe dovuto fare i conti.

Eco
Lei si definisce, ma non si giudica. Come si giudicherebbe?

Diderot
No, no, no. Io non definisco me stesso. Io definisco l'Enciclopedia. Eh! Guardi, è qui su questo tavolo. E' qua, di fronte a lei. Smetta di intervistare me e intervisti queste pagine.

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