mercoledì 20 gennaio 2016

Verba volant (241): licenziare...

Licenziare, v. tr. 

Sono un dipendente pubblico, che cerca di fare il proprio lavoro nel miglior modo possibile. Tempo fa - una vita fa, a dire il vero - sono stato anche un amministratore, in un Comune. Per esperienza quindi so che ci sono tanti dipendenti pubblici bravi e naturalmente so anche che ce ne sono alcuni che meriterebbero di essere mandati a casa; in meno di 48 ore.
Proprio perché lavoro in un Comune sono contento che alcuni miei "colleghi" che lavoravano a Sanremo siano stati licenziati; spero anche che il lavoro della commissione disciplinare non si fermi lì e verifichi bene le responsabilità di quello che è accaduto. Perché se tante persone lavorano così male o non lavorano affatto, come pare sia accaduto in quell'ente, è difficile credere che la colpa sia solo di quei dipendenti infedeli, anzi sarebbe troppo comodo cavarsela così, con un po' di licenziamenti, peraltro sacrosanti - lo ripeterò allo sfinimento per non essere frainteso. Come mai i dirigenti ben pagati di quel Comune ci hanno impiegato così tanto tempo a capire cosa stava accadendo, peraltro in maniera così sfrontata e plateale? Dove erano gli amministratori che avrebbero dovuto accorgersi di quello che succedeva nella loro, neppure grandissima, città?
In Italia spesso siamo abituati ad affrontare le cose con questo impeto gattopardesco: ci infuriamo se qualcosa va male, incolpiamo qualcuno - in genere uno dei più sfigati - e poi ci disinteressiamo delle cause di quel problema, che infatti si ripresenterà, magari dopo qualche anno, in maniera perfino più grave. Pensate a quello che è successo negli anni Novanta con il fenomeno che ci siamo abituati a chiamare Tangentopoli: tutti in piazza, indignati verso chi rubava, tutti a richiedere misure esemplari, tutti a sventolare cappi o a gettare monetine, poi qualche pesce piccolo è rimasto nella rete, qualcuno ha fatto un po' di meritata galera, ma dopo qualche anno abbiamo scoperto che sostanzialmente il sistema delle tangenti è rimasto in piedi, a volte con gli stessi protagonisti di allora, specialmente tra i pagatori, che furono abbastanza scaltri e lesti da mettersi dalla parte delle vittime.
Adesso è popolare scagliarsi contro i dipendenti pubblici, anzi in questo paese lo è sempre stato: da sempre siamo oggetto di satira e di sberleffo, molto prima che arrivasse Checco Zalone. E quindi la politica cavalca questo sentimento popolare, anche se non proprio commendevole. Si richiedono interventi esemplari, ci spiegano che servono norme severe, severissime, per punire i dipendenti che fanno i furbi, che devono essere licenziati in 48 ore. Non ci dicono però che le leggi per licenziare i dipendenti che rubano lo stipendio, o che rubano altro, ci sono già, bisogna applicarle, come hanno fatto a Sanremo e, come ho detto, bisognerebbe applicarle con più rigore, andando più a fondo, senza guardare in faccia a nessuno, senza timore di urtare equilibri politici e sindacali consolidati e ben oliati. Perché - e lo dobbiamo dire senza ipocrisie - anche un certo modo di fare sindacato all'interno della pubblica amministrazione ci ha portato a questa situazione.
Non so se si farà questa legge per il licenziamento veloce. Spero di no, perché sarebbe un grave errore. Ma ormai non è neppure importante farla, perché il messaggio è passato: il governo è schierato con i cittadini vessati dai burocrati che timbrano il cartellino in mutande e sarà implacabile nel punirli. E da domani - al massimo da dopodomani - tutto tornerà come prima. Quelli che meriterebbero di andare a casa staranno lì, a fare poco o niente - quando va bene e non fanno danni - perché protetti da un sistema che in fondo non vuole davvero risolvere i problemi della pubblica amministrazione, ma preferisce tenerci così, come un alibi sempre a disposizione, quando qualcosa va male; e qualcosa che va male c'è sempre. Questo non va? E' colpa di quei dipendenti pubblici incapaci. Quest'altro non funziona? E' colpa di questi altri che hanno rubato. Ma tutto si risolverà, in 48 ore e poi in 24 e poi all'istante, perché prima o poi verrà il ministro che proporrà il licenziamento immediato, con l'esposizione del colpevole sulla pubblica gogna. E non dimentichiamo che ci sono quelli che ci guadagnano a dire che noi dipendenti pubblici siamo incapaci, inetti, furbastri, perché sono gli stessi che dicono che i privati - ossia loro - possono fare meglio di noi quello che noi facciamo male. Ovviamente lo fanno prendendo più soldi di quanti ne prendiamo noi e nessuno a loro sembra chiedere conto di come fanno quello che fanno, perché il privato è sempre bello e il pubblico sempre brutto e cattivo.
Ovviamente dopo questa ennesima sfuriata rimarranno al loro posto gli amici, gli amici degli amici, gli iscritti al circolo della canasta - ormai ai partiti non si iscrive più nessuno - e quelli che rubano molto, perché in genere sono quelli che hanno più amici. E anche noi rimarremo, noi che lavoriamo, noi che abbiamo pochi amici, noi che ci arrabattiamo con una legislazione sempre più confusa e bizantina, con mezzi sempre meno adeguati e con risorse ogni giorno più modeste. In attesa della prossima sfuriata che non cambierà nulla.

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