sabato 14 novembre 2015

Verba volant (224): disertare...

Siamo in guerra: è quello che dicono da ieri sera i nostri governi, è quello che scrivono oggi i giornali, è quello che ci diranno nei prossimi giorni per spingerci a combattere.
Sì, è vero, siamo in guerra: quello di ieri è stato un atto di guerra; odioso, inumano, vile, immorale. Però non basta dire siamo in guerra, dobbiamo dire contro chi siamo in guerra. E perché siamo in guerra.
Questo è il punto fondamentale. Se ci vorranno far combattere contro una religione, contro le donne e gli uomini che professano quella religione, allora dovremo disertare, dovremo rifiutarci di sparare; perché io sono ateo, ma i miei fratelli sono cristiani, musulmani, ebrei. Se ci vorranno far combattere contro un altro popolo, anche allora dovremo abbassare le armi, perché io sono europeo, ma mio fratello è arabo. Ci diranno che è impossibile distinguere il musulmano buono da quello cattivo, l'arabo buono da quello cattivo; è vero, così come è impossibile distinguere il cristiano buono da quello cattivo, l'europeo buono da quello cattivo. Questa è una distinzione che in un campo di battaglia è impossibile da fare. Per questo qualcuno di noi pensa che sia sbagliato fare la guerra, e che sia un gravissimo errore fare la guerra che vorrebbero farci combattere domani, per vendicare gli attentati di Parigi, per impedire che ne vengano compiuti altri, a Roma, a Londra, a Washington.
E' vero, noi siamo in guerra; dobbiamo esserlo. Siamo in guerra contro i fanatici che si uccidono per uccidere, ma soprattutto siamo in guerra contro chi li educa, li arma, li spinge a scegliere un bersaglio piuttosto che un altro. Siamo in guerra contro chi predica l'odio, contro chi falsifica le religioni, contro i razzisti che insegnano a disprezzare gli altri popoli. Siamo in guerra contro chi sfrutta la povertà per reclutare nuovi terroristi e siamo in guerra contro chi non fa nulla per rimuovere le cause di questa povertà. Siamo in guerra contro chi costruisce le armi, contro chi le vende e contro chi fa finta di non accorgersi di questo mercato. Siamo in guerra contro chi fa affari con chi arma i terroristi, contro chi si arricchisce grazie a questa instabilità politica, contro chi costruisce le proprie fortune grazie alla miseria degli altri. Siamo in guerra contro chi fa di tutto per impedire che in alcuni paesi del mondo si sviluppi la democrazia, perché a loro servono dittature facili da controllare. Siamo in guerra contro chi da una parte spinge i nostri fratelli a fuggire dai loro paesi e dall'altra impedisce loro di arrivare da un'altra parte. Siamo in guerra contro chi rifiuta di riconoscere il diritto di un popolo a vivere in pace nella propria terra. Siamo in guerra contro quei ricchi che ci vogliono sempre più poveri. In questa guerra non possiamo fuggire, non possiamo rifiutarci di combattere. Non solo perché loro continueranno a combatterla contro di noi - ad Aleppo come a Parigi, a Tripoli come a Londra, a Baghdad come a Roma - ma perché è nostro dovere, è un imperativo etico, che dobbiamo ai nostri padri che questa guerra l'hanno già combattuta, ai nostri fratelli degli altri paesi che ne soffrono più di noi le conseguenze, ai nostri figli a cui dovremo consegnare un mondo diverso e migliore di quello che sembra loro destinato.

9 commenti:

  1. Mi unisco al tuo imperativo etico !!!

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  2. Sottoscrivo sempre chi ha il coraggio e l'onestà intellettuale di dirla tutta, fino in fondo.

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  3. Rispetto e condivido il tuo pensiero !

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  4. Parole chiare che rappresentano anche il mio pensiero.

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  5. Letto in classe,non avrei potuto trovare parole altre. grazie!

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  6. Ma che fine hanno fatto i pacifisti?

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  7. Condivido in toto il tuo pensiero. Stasera lo leggerò a mio figlio di nove anni e lo serberò per darglielo e farglielo rileggere tra qualche anno.

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