lunedì 21 settembre 2015

Verba volant (212): assemblea...

Assemblea, sost. f.

Credo sia utile fare qualche riflessione su quello che è successo in questo paese lo scorso 18 settembre, qualcosa di grave in sé, ma soprattutto l'annuncio di qualcosa ancor più grave che potrebbe accadere, se non facciamo attenzione, se non abbiamo la capacità di reagire.
Quel giorno i lavoratori di alcuni musei e siti archeologici si sono riuniti in assemblea, richiesta nei tempi e nelle forme di legge, per discutere del fatto che da ottobre 2014 sono bloccati i pagamenti di una parte dei loro stipendi: incentivi, straordinari, aperture festive e notturne e così via. In sostanza è da un anno che quei lavoratori non ricevono una parte della loro retribuzione: credo sia stato legittimo programmare almeno un momento di incontro tra quei lavoratori per capire cosa fare. Sarebbe stato altrettanto legittimo, a mio avviso, fare di più e di peggio, ma evidentemente ha prevalso tra quei lavoratori - e tra chi li rappresenta - un senso di responsabilità che, alla luce della rabbiosa reazione del loro "datore di lavoro", è stato certamente mal riposto. Peraltro è curioso che nel pomeriggio di quello stesso giorno, dopo che si era creato un cortocircuito mediatico che prescindeva del tutto dal merito della vicenda, i fondi siano stati improvvisamente e miracolosamente sbloccati dal ministero. Speriamo adesso arrivino davvero. Ma ormai non è più questo il tema.
Infatti intorno a mezzogiorno su tutti gli organi di informazione è rimbalzata la notizia che il Colosseo era rimasto chiuso. Scandalo Colosseo è stato il titolo del giornale radio della Rai, titoli dai toni sostanzialmente analoghi si leggevano sui siti dei principali quotidiani - la notizia era messa in primo piano come per lo scoppio di una guerra o per il divorzio della Bellucci - tutte le televisioni hanno mandato i loro inviati per intervistare i "poveri" turisti, vittime di questa "lesione" alla loro libertà di visita. In un attimo la notizia è diventata questa: i sindacati hanno "chiuso" il Colosseo, hanno sbattuto le porte in faccia ai turisti, hanno creato un danno all'Italia. Naturalmente nessuno ha citato i motivi per cui l'assemblea era stata indetta né che era stata richiesta secondo le norme e che quindi al ministero sapevano da giorni che ci sarebbe stata. Tanto è vero che hanno perfino sbagliato a scrivere i cartelli per informare i turisti, visto che al ministero nessuno sembra sapere la differenza tra 11am e 11pm. Invece tutti, sdegnati, hanno chiesto misure urgenti, urgentissime, perché uno scempio del genere non deve riproporsi, perché l'Italia non può subire un altro, simile, oltraggio e così via. Naturalmente è subito intervenuto con un tweet il capo del governo che, con gagliarda baldanza, ha detto che sarebbero stati presi provvedimenti, seguito a ruota dall'insulso e solitamente taciturno ministro della cultura e perfino dal sindaco subacqueo, quello che non ha speso una parola per i funerali della famiglia Casamonica. E altrettanto naturalmente è arrivato puntuale nel pomeriggio il decreto che ha equiparato musei e siti archeologici a servizi essenziali, riducendo quindi la possibilità di scioperare di quei lavoratori, con le lodi di Confindustria e gli applausi del popolo addomesticato dall'informazione di regime.
Nel merito della vicenda anch'io credo che la cultura sia un servizio "essenziale" e che, proprio in quanto tale andrebbe considerata e tutelata. E proprio perché chi fa quel lavoro è "essenziale" al paese dovrebbe essere pagato, come merita e ogni mese. E credo anch'io che andrebbe esteso l'orario di apertura di musei e siti archeologici e che quindi andrebbero assunte altre persone, magari giovani, proprio per garantire queste auspicabili aperture, tutti i giorni dell'anno, ventiquattro ore al giorno, come per i supermercati. Ma naturalmente a chi governa questo paese non interessa nulla delle aperture al pubblico dei musei e dei siti artistici, tanto è vero che un sindaco di Firenze, nel 2013, chiuse ai turisti "normali" il Ponte Vecchio per sei ore, per permettere che in quel luogo, pubblico, potessero andarci soltanto gli ospiti vip di una grande industria italiana.
Evidentemente qui non stiamo parlando di cultura, a loro interessava altro. E' curioso come in questa Italia così sfacciatamente inefficiente, così boriosamente pigra, abbia funzionato con tale puntualità e con tale zelo questo nuovo Minculpop. In pochi minuti tutti gli organi di informazione hanno avuto l'ordine di raccontare in questo modo quello che era successo a Roma e tutti l'hanno fatto, con le stesse parole, con le stesse immagini, con lo stesso vivo sdegno, individuando gli stessi "nemici" dell'Italia e chiedendo per loro le stesse punizioni esemplari. Erano articoli fotocopia, potevi leggere un giornale come un altro, ascoltare un telegiornale come un altro, e tutti raccontavano la stessa "verità": i turisti che trasecolavano davanti ai cancelli chiusi, che si chiedevano come mai potesse succedere una tale vergogna, e i lavoratori in panciolle in una qualche stanza a leggere i giornali sportivi e giocare a carte, con i sindacalisti impegnati a pensare come poter continuare a estorcere gli stipendi senza farli lavorare. Ma per fortuna è arrivato super-renzi e vedrete che tutto si risolverà. Un regime comincia così, con questa uniformità di pensiero, con questa deformazione della realtà, con questo uso sistematico della menzogna, con  questa propaganda volgare e ossessiva.
Naturalmente la regia di questa roba qui non è a Palazzo Chigi, richiede un'intelligenza che certamente lì non ha sede, ma evidentemente da qualche altra parte c'è qualcuno che pensa, che muove le sue pedine e che fa fare ai suoi figuranti quello che devono fare. In questo caso c'era da dare un'ulteriore stretta al diritto di sciopero ed è stato fatto, per decreto, perché ormai siamo una repubblica dove si governa attraverso i decreti, in barba alla Costituzione. E soprattutto c'era da mandare un segnale di tipo mafioso ai sindacati.
Ogni regime, da che mondo è mondo, ha sempre bisogno di trovarsi un nemico. E visto che adesso è praticamente impossibile trovare un nemico all'esterno, perché siamo tutti amici, tutti servi del capitale, da Mosca a Parigi, si ricorre al nemico interno, alla quinta colonna. E chi meglio dei sindacati?
Allora vorrei rivolgermi al mio sindacato, alla Cgil; come sapete gli altri due non li considero neppure, solo in Italia quelle due inutili organizzazioni possono definirsi sindacati. E' stato certamente importante fare la conferenza di organizzazione, ma credo sarebbe anche utile ragionare sul fatto che siamo a un punto tale che un governo in affanno aumenta la propria popolarità se attacca il sindacato. Perché siamo arrivati qui? Perché, nonostante un lavoro prezioso e insostituibile che la Cgil fa nei posti di lavoro e nei territori, attaccare la Cgil fa audience? Certo ci sono tante ragioni che riguardano la crisi dei corpi intermedi, la fine di una certa idea di rappresentanza e tante altre questioni di carattere generale, ma deve esserci anche un qualche limite della Cgil, altrimenti sarebbe difficile da spiegare. Perfino tanti che non amano questo governo, di fronte alla notizia di quello che è accaduto al Colosseo hanno detto - o pensato - che è sbagliato ridurre il diritto di sciopero, ma quei lavoratori.... Ecco su quel "ma" dovremmo interrogarci, perché quello che conta è quello che sta dopo quel "ma".
E allora, sempre rivolgendomi ai miei compagni della Cgil, forse è anche ora di scuotersi. Loro ci danno un cazzotto dietro l'altro, con sempre maggiore violenza, e noi stiamo fermi, magari protestiamo, a volte perfino proviamo a schivare qualche colpo che pensiamo ci faccia particolarmente male, ma in sostanza stiamo lì a prenderle. Pensiamo che alla fine si stancheranno? Speriamo abbiamo male alla mano a forza di picchiarci? Tutto è possibile, ma non ci crederei troppo. Io sono di quelli che pensa che la Cgil dovrebbe diventare opposizione in questo paese, opposizione a questo governo, opposizione a questo regime, opposizione a questo sistema capitalista. Mi pare che la maggioranza dell'organizzazione non sia dello stesso parere, perché il sindacato non deve fare politica, perché qualcuno magari spera che alla fine vinceranno i "minoranti" della sinistra pd, perché evidentemente a qualcuno va bene così, perché cambiare troppo è sempre pericoloso per chi nella Cgil si è costruito delle piccole rendite di posizione, dei piccoli privilegi, per chi immagina di fare delle piccole carriere, all'ombra del partito di regime. Ovviamente tutti questi saranno spazzati via anche loro, quando qualcuno deciderà che le assemblee non le potremo più fare né nei luoghi di lavoro né fuori, perché tanto hanno già deciso "loro" per noi, hanno deciso "loro" per il nostro bene.
In Europa un po' di compagni si sono stancati di star fermi, si sono stancati di continuare a prendere le botte, per esempio in Gran Bretagna il sindacato ha deciso che è ora di dire basta e ha contribuito ad eleggere Jeremy Corbyn alla guida del Labour; evidentemente non è una legge scolpita nella pietra quella che il sindacato non possa fare politica. Ho l'impressione che anche un po' di persone, perfino qui in Italia si siano stancate, forse un po' di più di quelle che ci immaginiamo. Sarebbe bello se allora trovassero la Cgil, altrimenti qualcosa di nuovo dovremo farlo.

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