mercoledì 10 giugno 2015

Verba volant (194): casa...

Casa, sost. f.

Alla notizia non è stato dato un particolare risalto, ma è legge il nuovo regolamento sugli alloggi popolari approvato dal Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna, che prevede, tra le altre novità, l'obbligo di avere tre anni di residenza stabile e pregressa nella nostra regione per poter accedere ai bandi di assegnazione. Ne voglio parlare perché non si tratta di un semplice atto amministrativo, come si potrebbe pensare, ma di un elemento che ci fa capire che qualcosa di radicale è capitato nella nostra regione e, di conseguenza, nella sinistra italiana.
Si tratta evidentemente di un provvedimento, profondamente ingiusto, che non è dettato soltanto dal tentativo di bloccare il consenso alla Lega - come qualcuno ha detto in questi giorni, banalizzando la questione - ma di qualcosa che è ormai stato interiorizzato nei valori e nella cultura politica del mal partito. Infatti tutti i consiglieri pd hanno votato a favore - renziani ortodossi, renziani convertiti, cuperliani più o meno osservanti, civatiani pentiti - e che raccoglie un'istanza diffusa sul territorio, nelle amministrazioni a guida pd. In molti casi i regolamenti comunali prevedono già punteggi molto alti per i "nativi" - o almeno quelli che da più tempo risiedono nel territorio - a sfavore dei "nuovi", che sono per lo più stranieri, ma non solo.
In tempi di sempre più evidente mobilità sociale e geografica si tratta di una legge fortemente ingiusta. Due ragazzi - maschio e femmina italiani, così non urtiamo la sensibilità dei benpensanti - che si sono appena laureati all'università di Bologna - mantenendo nel frattempo la residenza con i rispettivi genitori nelle città di origine - che si sono fidanzati e hanno deciso di stabilirsi nella città dove hanno trascorso tanti anni da fuori sede, non sono meno bolognesi di chi in città ci è nato. Anche loro la sera vanno giù a buttare il rusco e, se hanno dimenticato le chiavi, per rientrare in casa devono farsi dare il tiro, ma soprattutto hanno vissuto la città, ci hanno speso soldi e dovrebbero essere considerati una risorsa. Invece sono un po' meno bolognesi degli altri e, se vogliono la casa, devono comprarla o affittarla, senza poter sperare di avere un alloggio pubblico. Cosa c'è di più tipico del parmigiano? E il cittadino sikh che ha vissuto per anni a Suzzara ed è diventato un esperto allevatore di mucche, trasferitosi nel parmense per continuare a svolgere il suo lavoro, non potrà sperare di avere un alloggio pubblico, perché non vive qui da tre anni. Anche se il suo lavoro è indispensabile per tenere in piedi la più fiorente attività della nostra provincia. Questi sono cittadini emiliano-romagnoli come me, che in questa regione ci sono nato, da genitori di pura razza emiliana, e che ho sempre vissuto qui, tra la via Emilia e il west. Se quelli del pd non lo capiscono - e non lo capiscono evidentemente - vuol dire che parliamo ormai lingue diverse.
Qualcuno di loro potrà dire: ma ci sono poche case e dobbiamo trovare dei criteri. Capisco il tema, ho fatto l'amministratore pubblico anch'io nel secolo scorso, ma questo non è un criterio. Il reddito è un criterio, il numero dei figli è un criterio, le condizioni di salute sono un criterio, ma non la residenza stabile e pregressa. Discutiamo di questi criteri e soprattutto dei modi per determinarli e valutarli. Chi conosce un po' queste cose sa che tra i moltissimi che vivono nelle case popolari, avendone pieno diritto, ce ne sono alcuni che questo diritto non ce l'hanno, perché hanno fatto i furbi, perché hanno trovato il modo di imbrogliare un sistema amministrativo spesso farraginoso e complicato, che ovviamente favorisce i disonesti a scapito degli onesti. Voglio segnalare per altro che questi furbi sono praticamente tutti italiani, spesso nativi.
E poi c'è un altro tema che questa discussione sui criteri elude: le case disponibili non sono affatto poche. Forse sono poche le case destinate a questa specifica funzione, le brutte case nelle periferie delle città che solitamente assegniamo con questi bandi. Tra l'altro sarebbe un tema di sinistra anche chiedersi perché i poveri, che hanno già la sfortuna di essere tali, dovrebbero vivere soltanto in case brutte, ma mi rendo conto che qualcuno mi farebbe internare come un pazzo. Al di là di questa provocazione, il punto è che le case vuote sono tante, troppe, in gran parte sono beni privati, ma a volte sono anche beni pubblici ed è un delitto che queste case, pubbliche e private, continuino a rimanere vuote.
Io sono contrario alle occupazioni, ma non per la radicalità del gesto, che invece approvo, ma per il fatto che le occupazioni quasi mai premiano chi ha più bisogno, ma soltanto chi ha più coraggio, più faccia tosta, a volte chi è meno onesto. Tante case vuote sono soltanto l'occasione per tanti italiani - e questi sono tutti rigorosamente nativi, dal sas come diciamo qui - di guadagnare dei soldi "sporchi", evadendo le tasse, quando li affittano in nero agli studenti o ai lavoratori stranieri o alle puttane, ossia a tutti quelli che dicono di voler cacciare dalle nostre città, perché sporchi e rumorosi. Come sapete io non amo questi ipocriti, che la domenica vanno a messa alla mattina e a puttane alla sera, che votano Lega e poi affittano in nero agli extracomunitari. O quelli che quanto è bella l'integrazione, quanto siamo progressisti noi che mangiamo il cous cous e poi votano il pd che impedisce agli stranieri di partecipare ai bandi per le case popolari.  
La casa è un diritto. Chi ce l'ha non deve perderla, come succede a troppe famiglie che, a causa della crisi, non riescono più a pagare le rate del mutuo che hanno contratto per acquistarla. E chi non ce l'ha, indipendentemente da quanto vive in questo o quel paese, deve essere messo in condizione di poterne affittarne una a un prezzo equo o magari impegnandosi a sistemarla, a restaurarla. E questo risolverebbe anche il problema del degrado dei centri storici delle nostre città. Invece lucrare sulle case è un delitto; avere tante case vuote è un delitto; impedire che le persone vivano in case dignitose è un delitto. Come ci hanno insegnato i compagni spagnoli, questo è uno dei temi più importanti su cui potrà ritrovarsi la sinistra.

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