giovedì 21 maggio 2015

Verba volant (186): utile...

Utile, agg

Per molti anni non ho avuto bisogno di un aggettivo per definire il mio voto. Votavo per il partito a cui ero iscritto, di cui sono stato per molto tempo militante - come si diceva una volta - e di cui sono stato dipendente per quasi sei anni e dirigente, anche se questa parola mi sembra pretenziosa, ripensando alla mia esperienza di quegli anni; ma serve per capirsi. Poi tra la fine del 2006 e l'inizio del 2007 quel partito ha deciso di suicidarsi e da allora per me votare è sempre stato più complicato e il mio voto ha avuto bisogno di un aggettivo per definirsi, per giustificarsi.
Alcune volte ho annullato la scheda perché non sapevo cosa votare e altre ho cercato di dare un voto utile. In questi ultimi casi in genere ho sbagliato, ossia il mio voto non è stato affatto utile, o almeno non come intendevo io. Anzi il mio voto nelle elezioni del 2013 non solo non è stato utile, ma è stato terribilmente dannoso, letale direi, e mi rammarico ogni giorno di averlo dato.
Il mio voto di prima era utile? Francamente non so: alcune volte è servito a far vincere il partito e la coalizione, altre volte non è servito, alcune volte quel mio voto è andato al governo e altre all'opposizione. E comunque non mi sembrava che l'utilità fosse il motivo per cui votavo. Votavo perché ci credevo, perché condividevo i valori e le idee, perché quel voto mi raccontava e descriveva la comunità in cui ero cresciuto e mi ero formato: era in sostanza un voto identitario e valoriale.
Quando io ero un ragazzino, nel piccolo paese in cui vivevo - nel contado bolognese - era una cosa normale dichiarare la propria appartenenza politica, dire per chi si votava. Certo il voto era segreto e c'erano un po' di persone che "sfuggivano" a questa regola, ma più o meno sapevamo chi era comunista, chi socialista, chi democristiano e così, a scendere, fino ai "saragattiani", ai radicali, e ad altre eccentricità del genere. Quando lavoravo a Castel Maggiore, uno dei comuni più "rossi" della provincia di Bologna, mi raccontarono un aneddoto riferito alle prime elezioni comunali, svoltesi nella primavera del '46. I comunisti erano in nettissima maggioranza, c'erano pochi socialisti e ancor meno democristiani, mi pare una trentina; sul muro dove erano esposti i risultati di quel primo importante scrutinio, qualcuno scrisse, accanto al numero che indicava i voti della Dc, "vi conosciamo", certo con intento non velatamente minaccioso. Comunque sia li conoscevano davvero, perché quel mondo lì era fatto così, perché la politica aveva un significato ben più importante di quello che ha adesso e serviva a definire una persona, una famiglia, una comunità.
Poi, anche grazie al maggioritario, siamo arrivati al voto utile; anche noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscere quella politica lì, quella bella politica. Naturalmente il voto utile è cosa ben diversa dal voto di scambio, però mi sembra che sia un modo per svilirne comunque il senso e il valore. Voterò quello non perché mi convince o perché penso che sia il candidato migliore, ma perché in questo modo perderà quell'altro, che mi sembra peggiore. Voterò quello per mandare un segnale a quell'altro che avrei votato, ma che vorrei cambiasse un po' la linea. E così via, di elucubrazione in elucubrazione. Naturalmente quelli che votiamo se ne fregano altamente dei motivi, più o meno palesi, più o meno reconditi, per cui li abbiamo votati e, una volta eletti, fanno come vogliono, e i nostri ragionamenti stanno lì, appesi al filo delle nostre buone intenzioni. Credo che, se proprio siamo costretti a dare un voto utile, dobbiamo interrogarci non tanto sul significato dell'aggettivo, ma sul complemento: utile a chi?
Domenica 31 maggio io non voterò, perché nella mia regione non si vota; abbiamo già dato, recentemente. Se vivessi in una delle regioni in cui si vota, darei la mia preferenza a una delle liste che sono nate dall'esperienza di L'Altra Europa con Tsipras e comunque a una lista di sinistra che non sostenga il candidato del pd. Mi dispiace per i tanti amici che ho in Sel, ma ormai non considero più utile un voto al vostro partito, che finisce comunque per favorire, sempre e comunque, il peggior pd, nonostante tutte le vostre migliori intenzioni.
Praticamente in tutte le regioni questo mio voto sarebbe sostanzialmente inutile, perché comunque il risultato è segnato e quindi questo voto a sinistra sarebbe soltanto il segno di una residua testimonianza, proprio come è avvenuto nell'autunno scorso per il voto a L'Altra Emilia-Romagna nella mia regione. Ma nonostante tutto, in qualche modo, credo sia comunque utile: in attesa che a sinistra nasca qualcosa di nuovo e di diverso, penso sia necessario tenere in piedi la sinistra che c'è, che magari non ci piace molto, che ci fa arrabbiare per la sua endemica litigiosità, per la sua autoreferenzialità, ma che comunque c'è e la dobbiamo in qualche modo preservare. Come ho scritto in un'altra occasione, non nascerà da lì la sinistra del futuro, ma, visto che i tempi sono lunghi e questo sarà il lavoro di un'altra generazione, nostro compito è almeno quello di tenere accesa una fiammella.
In Liguria invece il mio voto - il nostro voto di "sinistri sparsi" - potrebbe essere utile, molto utile: non conosco questo Luca Pastorino e non ho per lui motivo di particolare simpatia - in fondo è sempre uno del pd, un civatiano, roba che a me non piace affatto - ma il mio voto a sinistra potrebbe far perdere la candidata pd e far vincere quello di Forza Italia. E' già un punto a favore. So che c'è ancora qualcuno che crede che questo sia un errore e che, pur di non far vincere Berlusconi, è disponibile a votare perfino renzi, ma io non sono tra quelli. Questo governo deve essere fermato, adesso è impossibile, perché è molto forte e lo sarà ancora di più se vincerà le prossime regionali. Non spero che una sconfitta, anche parziale, anche di misura, come sarebbe quella in Liguria, lo farebbe cadere, ma almeno sarebbe un sassolino per incrinare la sua boriosa sicumera.
Ma soprattutto, per rispondere alla domanda utile a chi?, credo che questo voto sarebbe utile alla Liguria. E' un terra bellissima, che rappresenta un po' tutto il nostro paese, nella sua bellezza appunto, ma anche nella sua fragilità. La Liguria racconta l'Italia, nella crisi dell'occupazione industriale, nell'incapacità di far nascere un turismo vero, economicamente redditizio e culturalmente responsabile, nella forza del voto di scambio e del ricatto politico, nella pervasività delle mafie, nell'arroganza di una classe dirigente, non solo politica, che ha sempre governato - male - quel territorio, spogliandolo e violentandolo, nel mancato rispetto delle regole. Credo che in Liguria si giochi una partita importante, il vero banco di prova del partito della nazione. In sostanza votando per un altro che non sia Raffaella Paita o Giovanni Toti, rifiutando la logica del voto utile, noi vogliamo dire che ci sono tanti pezzi di Italia in cui il partito della nazione c'è già, c'è da molto prima di renzi, è un "superpartito" che governa di fatto tanta parte del nostro paese e che adesso, grazie all'abilità retorica del fantoccio di Rignano, può installarsi per molti anni al governo.
E noi dobbiamo fare tutto il possibile per impedirlo.

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