sabato 9 maggio 2015

Verba volant (183): parata...

Parata, sost. f.

Sono passati settant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale in Europa: un anniversario che avrebbe meritato ben altra attenzione, anche per cercare di capire cosa sia successo nel nostro continente in questi settant'anni, uno dei periodi più lunghi in cui non c'è stato un conflitto tra i più importanti stati europei, segnatamente tra Francia e Germania. L'Europa unita è nata perché c'è stata la seconda guerra mondiale, eppure nessuno oggi pare ricordarlo.
Abbiamo perso l'occasione di celebrare come si conveniva questo anniversario perché inevitabilmente questa cerimonia avrebbe coinvolto la Russia, il paese che da un punto di vista geografico ha preso il posto dell'Unione sovietica e ne ha in qualche modo ereditato il titolo di festeggiare questa vittoria. E l'Unione sovietica è stata il paese che ha indubbiamente pagato il prezzo più alto in quel conflitto. Una seppur legittima questione di politica attuale, un importante conflitto geopolitico, che riguarda l'influenza sull'Ucraina e sugli altri paesi che si trovano tra l'Unione europea e la Russia e soprattutto il controllo di alcuni fonti primarie, come quelle energetiche, hanno impedito di fatto di fare le celebrazioni che avremmo dovuto fare. Che chi allora ha combattuto - e oggi ormai non c'è più - avrebbe meritato.
Per inciso vorrei far notare ai governi occidentali che a me - che ovviamente non valgo nulla - Putin ha sempre fatto piuttosto schifo - come in genere detesto tutti gli autocrati - mentre le cancellerie europee per anni lo hanno sostenuto, finanziato, armato. Per molti anni Putin è stato non solo uno dei tanti fornitori di puttane - e del relativo mobilio - per l'allora nostro presidente del consiglio, ma soprattutto l'interlocutore privilegiato di chi voleva fare affari, senza troppi intralci, in quel vastissimo paese. Adesso che Putin ha smesso di vendere o ha cominciato ad alzare i prezzi della propria mercanzia, è diventato un nemico. Segno evidente di chi fa davvero la politica estera nelle nostre cosiddette democrazie.
L'unico paese che ha ricordato con una qualche enfasi il settantesimo anniversario della fine di quel tragico conflitto è stata proprio la Russia di Putin, che ha fatto quello che di solito fanno gli autocrati in occasioni di questo genere: una grandiosa parata militare.
Leggo che alcuni compagni della sinistra italiana criticano il nostro paese - e gli altri dell'Unione - per non aver partecipato alle celebrazioni di Mosca; molte bacheche in questi giorni sono un fiorire di bandiere con la falce e il martello e di altri cimeli dell'Armata rossa. A questi compagni vorrei sommessamente far notare che voi ogni 2 Giugno sollevate una gran polemica per la parata - molto più casareccia di quella sulla Piazza Rossa - organizzata delle nostre forze armate ai Fori imperiali.
Personalmente non ho mai avuto particolare simpatia per i militari di ogni latitudine e sinceramente non amo le parate, in nessuna occasione; non mi sembrano il modo più idoneo né per celebrare la nostra Repubblica né tantomeno per ricordare la fine di una guerra. Anzi molti combatterono in quel conflitto proprio perché dall'altra parte c'erano regimi che costringevano i loro cittadini a queste continue parate. Quindi evitiamo di dolerci per il fatto di non aver partecipato ad una celebrazione di dubbio gusto e francamente poco rispettosa dell'incredibile sacrificio fatto dalle donne e dagli uomini di quella generazione per sconfiggere il totalitarismo fascista e nazista.
E soprattutto proviamo a non dimenticare cosa è successo settant'anni fa e che se, nonostante tutto quello che è successo e che succede, noi siamo qui, a scrivere sostanzialmente quello che ci pare sui nostri blog, è anche merito di quelli che sono morti allora. Mi rendo conto che suona retorico, ogni celebrazione inevitabilmente lo è, ma bisogna che lo ricordiamo e che ne siamo convinti. 

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