venerdì 30 gennaio 2015

Verba volant (161): omertà...

Omertà, sost. f.

Questa parola ha una storia etimologica che merita di essere raccontata. Si tratta quasi sicuramente di una variante napoletana del sostantivo umiltà, visto che la camorra era chiamata anche "società dell’umiltà", dal momento che i suoi affiliati dovevano sottostare, senza discutere, a un capo e a determinate regole da lui imposte. Chi ricorda Il sindaco del rione Sanità di Eduardo capisce bene di cosa sto parlando. Con questo termine in particolare si indicava la "legge del silenzio" che costringeva a mantenere il silenzio appunto sul nome dell’autore di un delitto, affinché questi non fosse colpito dalle leggi dello stato, ma soltanto dalla vendetta dell’offeso.
Ecco un caso in cui l'etimologia ci può trarre in errore: e sarebbe davvero uno sbaglio pericoloso. L'omertà non è un problema che non ci riguarda, non è "cosa loro", come troppi - e troppo furbescamente - vogliono farci credere.
In questi giorni in Emilia-Romagna ci sono stati numerosi arresti: la magistratura e le forze dell'ordine hanno scoperto una cosca della 'ndrangheta che aveva - e presumbilmente ha ancora - fortissimi legami con il tessuto imprenditoriale e con il mondo politico della nostra regione, in particolare proprio qui dove vivo io, nelle province di Parma e di Reggio Emilia. Sinceramente non sarebbe servita questa indagine per scoprire che la mafia si è insediata qui al nord, anche qui in Emilia, seppur in forme diverse - ma non per questo meno pericolose - da quelle conosciute da anni nelle regioni del sud. Esistono delle ricerche, sono state condotte delle inchieste, sono stati scritti dei libri su questa "quarta" mafia che fa affari, ricicla i soldi delle attività criminali, stringe alleanze con esponenti politici, è diventata a tutti gli effetti un soggetto economico rilevante - non solo nelle attività criminali o in quelle contigue, come il gioco d'azzardo legale - ma soprattutto in attività legali, come l'edilizia, il commercio, la ristorazione, il turismo; con tutto quello che ne segue: usura, caporalato, sfruttamento dei lavoratori.
Naturalmente questa definizione non è il luogo adatto per affrontare in maniera esauriente un tema così complesso; e chi scrive non ne ha neppure le competenze. Una cosa però mi ha colpito. Di fronte a quello che è stato scoperto da queste indagini, c'è nella nostra regione un silenzio imbarazzato - e imbarazzante - che temo sia una nuova forma di omertà. Non parlano le forze politiche - se non i Cinque stelle - parlano a stento gli amministratori, non ci sono prese di posizione delle categorie economiche, soprattutto non sta diventando una questione di riflessione collettiva, come dovrebbe. Ne parla la Cgil, ne parlano le associazioni come Libera, che da anni denunciano la presenza delle mafie nella nostra realtà, ne parlano quei giornalisti che di questo si sono occupati, anche rischiando in prima persona, ma è ancora troppo poco. Soprattutto sembra che questo stia diventando un tema da esperti - i "professionisti dell'antimafia" come diceva, con intento polemico, Leonardo Sciascia molti anni fa - un argomento che, in buona sostanza, riguarda altri. Invece è qualcosa che coinvolge tutti noi e di cui tutti noi dovremmo occuparci. Senza imbarazzi, chiamando le cose con il loro nome, e senza omertà appunto.
Credo che una ragione dell'imbarazzo di oggi sia il fatto che quando, ormai diversi anni fa, è stata denunciata la presenza della malavita organizzata al nord, in tanti, in particolare nella nostra regione, hanno alzato le spalle, dicendo che si trattava di fantasie, spiegando che il nostro tessuto era troppo sano per essere contaminato, che in qualche modo la nostra "diversità", politica e sociale, ci avrebbe salvato. Imbarazza forse il fatto che molti, con un atteggiamento criptoleghista, pensavano che la mafia fosse appunto "cosa loro" e visto che i fatti di sangue erano pochi e coinvolgevano appunto "loro", i meridionali, "noi" non dovessimo preoccuparci poi troppo. Spero che ormai abbiamo tutti capito che in questa storia non esistono "noi" e "loro" 
Qualche settimana fa nel comune dove vivo ci sono stati una serie di furti ad attività commerciali: furti ripetuti, compiuti con una certa sfrontatezza, spesso senza rubare nulla - anche perché poco c'era da rubare - limitandosi ad atti di vandalismo, apparentemente piccoli danni, che però diventano ingenti per attività di quel genere; in alcuni casi gli stessi negozi sono stati "visitati" più volte. Naturalmente è scattato un certo allarme - si tratta di una realtà tutto sommata piccola, dove ci conosciamo un po' tutti - a un certo punto si è parlato perfino di ronde, che fortunatamente non sono state fatte. L'attenzione però si è rivolta alternativamente agli zingari e ai profughi ospitati in qualche struttura della città, insomma abbiamo preferito dare la colpa agli "stranieri" piuttosto che ammettere che poteva anche trattarsi di fenomeni legati al racket, magari a un "passaggio di mano" del nostro territorio da una cosca all'altra. Spero che le forze dell'ordine ci abbiano pensato e probabilmente sono anche intervenute, visto che i furti sono cessati del tutto. Nonostante ci siano ancora i profughi, nonostante ci siano ancora in giro degli zingari.
A me pareva naturale pensare che quei furti "strani" fossero legati alla mafia, invece la maggioranza dei miei concittadini ha preferito pensare ad altro, proprio come se la mafia non esistesse. Anche se tutti sappiamo che la mafia esiste - in questo comune c'è anche un bene confiscato, dove ogni anno si svolge un campo di Libera - eppure tanti, troppo spesso, fanno finta che non esista.
Anche questo sottovalutare è una forma di omertà, non meno pericolosa di quella di cui ci scandalizziamo quando al telegiornale dicono che in Sicilia non ci sono stati testimoni di un certo delitto. Siamo pronti a indignarci, a criticare quelle persone, che almeno agiscono come agiscono per paura - una paura tangibile, reale, perché il testimone di un delitto può anche essere ucciso - ma non siamo altrettanti pronti a indignarci per la nostra indifferenza, che spesso nasconde interessi, inconfessabili, perché si tratterebbe di denunciare qualcuno con cui stiamo concludendo un affare, qualcuno che ci presta dei soldi, qualcuno che rileva, pagando in contanti, la nostra attività commerciale, qualcuno che ci permette di avere la licenza per costruire una casa più in fretta o qualcuno a cui stiamo dando il voto o che ci sta dando il suo voto. E' in questa zona grigia che vive questa mafia, che non ha bisogno della lupara.
La mafia vive dell'omertà, ne ha bisogno come l'aria. E prospera nell'indifferenza. Per questo non dobbiamo stancarci di parlarne. Anche quando non ne parla nessuno; o quasi.

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