domenica 28 settembre 2014

Verba volant (129): attenuante...

Attenuante, sost. f.

Questa è una parola della lingua di giudici ed avvocati, del latinorum che loro usano - come fanno tutte le altre caste, più o meno forti - per distinguersi dagli altri "mortali", per non farci capire quello che stanno dicendo. L'attenuante - forma sostantivata del participio presente di attenuare - è l'elemento accidentale del reato che importa una diminuzione di pena.
Immagino che avrete letto anche voi la notizia che mi ha dato lo spunto per questa definizione. La Corte di cassazione ha stabilito - ribaltando una sentenza della Corte d'appello di Venezia - che è possibile concedere delle attenuanti agli uomini colpevoli di violenza carnale "completa". Nel caso specifico è possibile concedere le attenuanti all'uomo che violentava la propria moglie soltanto quando era ubriaco. I giudici di Venezia avevano stabilito che non era possibile accordare delle attenuanti - come era stato chiesto dalla difesa dell'imputato - proprio perché ogni volta si era consumato completamente l'atto sessuale e quindi la violenza dell'uomo sulla donna; in tali casi per i giudici la violenza non può mai essere considerata un "fatto di minore gravità".
I giudici di Cassazione invece hanno detto nella loro sentenza che anche in questi casi non si può "escludere che l'attenuante sia concedibile, dovendo effettuarsi una valutazione del fatto nella sua complessità". Nel rimettere la decisione a una nuova sentenza di un'altra sezione della Corte d'appello i giudici spiegano che sarebbe mancata appunto la "valutazione globale", in particolare "in relazione al fatto che le violenze sarebbero sempre state commesse sotto l'influenza dell'alcol". Temo che ai giuci della Cassazione sia mancata la valutazione globale.
Francamente io trovo questa sentenza aberrante e pericolosa. Mi auguro che quei giudici - immagino uomini vecchi - non abbiano voluto deliberatamente scrivere così questa sentenza proprio perché credono che la violenza sessuale domestica sia un reato meno grave, spero che non abbiano voluto mandare un segnale agli altri giudici per dire loro che devono essere clementi con quei "poveri" uomini accusati di violenza, provocati dalle loro donne. Temo invece che abbiano soltanto esaminato le norme, guardato alla pura lettera della legge, senza vedere cosa c'è dietro, ossia la disperazione di migliaia di donne che ogni giorno subiscono la violenza dei loro mariti, padri, fratelli, compagni. Quei giudici, persi nelle loro carte, nei loro codici, nei loro cavilli, non sanno cosa succede nel mondo, non hanno idea del numero di donne che ogni giorno subiscono violenza, non sanno che le donne muoiono nelle loro case, a causa della violenza delle persone che conoscono. E, al di là di cosa pensano quei giudici - certamente ottimi padri di famiglia - una sentenza del genere finisce per rendere più deboli le donne che denunciano le violenze domestiche.
Chi decide la definizione di stupro? Spero non siano i giudici della Cassazione. Troppo spesso la decidono gli uomini che in genere sono piuttosto autoassolutorii su questo argomento. Quante volte si usa come attenuante il fatto che le donne avrebbero provovato i loro violentatori, magari indossando un paio di jeans un po' più aderenti del solito. Oppure quando si parla di violenze alle donne troppo spesso si dice che le vittime mentono; non è vero: la percentuale di menzogne in caso di stupro è uguale a qualunque altra accusa di natura penale e sta intorno al 3%. E come ci dimentichiamo troppo spesso, gli uomini che violentano le donne solo in una minima percentuale sono gli psicotici, quelli che colpiscono alla cieca, senza conoscere le loro vittime; nella stragrande maggioranza dei casi i violentatori sono persone "normali" e sono persone che conoscono le loro vittime, gli uomini della loro famiglia o sono persone che le donne conoscono e ammirano; sono "brave persone" per la mentalità comune e per l'opinione pubblica. Magari hanno il vizio di ubriacarsi, considerato però un peccato veniale nella nostra società, nonostante le campagne moralizzatrici contro le cosiddette "morti del sabato sera".
Una sentenza come questa finisce inevitabilmente per rendere meno efficaci le campagne per far crescere una sensibilità contro le violenze domestiche. E' una sentenza che lascia le donne più sole e indifese, che le lascia in balia degli uomini. Noi viviamo in una società in cui ancora preferiamo spiegare alle donne come difendersi dagli stupri piuttosto che insegnare agli uomini a non stuprare le donne. Per questo non possiamo continuare a trovare attenuanti. Il caso di cui si sono occupati i giudici della Cassazione è più grave proprio perché si è consumato in famiglia, perché le violenze sono state continue e ripetute. E poi ubriacarsi non è una malattia; nessuno ha costretto quel "bravo" marito a bere, come lui ha costretto sua moglie a sua moglie a fare sesso con lui. Secondo me il fatto che lui la violentava quando era ubriaco dovrebbe essere considerata un'aggravante. E non è un'attenuante il fatto che una donna indossi la minigonna o un paio di pantaloni aderenti o che esca da sola la sera. E non è un'attenuante che la donna decida di non voler più stare con noi.
Noi uomini non possiamo più trovare attenuanti.

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