martedì 13 maggio 2014

Considerazioni libere (390): a proposito del mio voto per il Greco...

Io voterò per il Greco, ma questo credo che ormai lo abbiate capito. Lo voterei anche se non fosse l'unica alternativa disponibile. E - purtroppo - è l’unica alternativa disponibile.
Non posso e non voglio votare per un partito di destra, di centrodestra, di centro moderato e quindi questo esclude praticamente tutte le opzioni possibili, dai fascisti di Forza nuova al Pd di Matteo Renzi. Devo dire che, se non ci fosse Tsipras, la campagna furibonda e sguaiata del sedicente presidente della Repubblica contro Grillo sarebbe una tentazione fortissima per farmi votare il Movimento Cinque stelle. Il vecchio che occupa abusivamente il Quirinale è ormai passato dalle blandizie dei mesi scorsi alle minacce esplicite in stile mafioso, diventando un problema sempre più grave per la democrazia di questo paese. Comunque sia, nonostante Napolitano, basta che Grillo e il suo guru aprano bocca per dissuadermi dal votare per loro.
Anzi credo che, spero loro malgrado, stiano diventando sempre più indispensabili al mantenimento dello status quo. Fino a quando in Italia ci sarà il "pericolo Grillo", Napolitano avrà una giustificazione buona per sospendere la Costituzione e per sostenere il governo delle larghe intese. E qualcosa di simile avverrà in Europa, dopo il voto del prossimo 25 maggio: Merkel e Schultz - solidi alleati a Berlino - si augurano un risultato importante e significativo dei cosiddetti euroscettici, da Grillo alla Le Pen. Anzi più questi sono pericolosi e impresentabili meglio è per loro: potranno infatti giustificare in questo modo il governo europeo delle larghe intese che stanno preparando Ppe e Pse, sotto l'egida della Banca centrale, in nome della "salvezza" dell'Europa, contro i barbari e i nemici interni. D'altra parte ogni dittatura si rafforza nell'individuazione di un nemico interno e la troika, che governa in maniera illegittima e antidemocratica l'Unione europea, non fa certo eccezione a questa regola generale.
Comunque il mio voto a Tsipras disturba Napolitano e già questo basterebbe a giustificare la mia scelta.
A dire la verità è la prima volta da diversi anni, ossia da quando si sono suicidati i Ds, che io partecipo convintamente alle elezioni. In questi anni sono passato dal non voto alla scheda nulla, a voti sofferti e sbagliati - alle ultime politiche ho fatto l'errore di votare Pd, per esempio - e questa volta, se non ci fosse stata la Lista Tsipras sarei tornato alla scheda nulla, ossia alla rinuncia al voto, una decisione che per me rimane sofferta, anche quando è inevitabile.

Voterò convintamente per il Greco perché è un greco. Ovviamente questo da solo non basta, visto che naturalmente non voterei per un Renzi greco. Credo che sia stata un'ottima scelta da parte del Partito della Sinistra europea individuare come proprio candidato il leader di Syriza, visto cosa è successo in Grecia in questi anni. La Grecia è stata la prima vittima della troika, spogliata dei propri beni e svenduta ai profittatori internazionali. Le ricette della troika non funzionano, o meglio funzionano secondo i loro obiettivi, ossia favorire le privatizzazioni, smantellare lo stato sociale, a partire dalla previdenza, rendere più facili i licenziamenti e meno stabile il lavoro, eliminare le garanzie di carattere sociale introdotte nelle costituzioni nate dopo la seconda guerra mondiale e ridurre i poteri delle istituzioni democratiche elette (se questi punti vi ricordano il programma del governo Renzi qualcosa vorrà dire). In Grecia ci sono praticamente riusciti, e adesso hanno bisogno di una nuova vittima. E il nostro paese è lì, pronto a farsi sbranare, visto il lavoro fatto dai governi Monti-Letta-Renzi per andare in questa direzione, con il complice e fattivo assenso del Pd.
Voterò convintamente per il Greco perché si tratta di una proposta veramente europea. Votare per il parlamento europeo significa prima di tutto scegliere i propri rappresentanti all'interno di un organismo sovranazionale; votare per l'Europa tenendo conto unicamente delle dinamiche nazionali o addirittura locali - come troppe volte succede - credo sia il peggior servizio che ciascuno di noi può fare alla causa europea. Tsipras non è il candidato della Grecia o dell'Italia o di qualche altro paese, ma della sinistra europea e gli europarlamentari che riusciremo ad eleggere, in Italia come in tutti gli altri paesi dell'Unione, costituiranno probabilmente il terzo gruppo parlamentare a Strasburgo. Forse il risultato italiano sarà deludente - e di questo proverò a parlare dopo - forse non riusciremo a superare la soglia di sbarramento del 4%, ma dobbiamo avere la capacità di guardare al risultato complessivo e a come il nostro gruppo riuscirà a condizionare le dinamiche all'interno di un europarlamento in cui domineranno le larghe intese tra democristiani e socialisti.
Voterò convintamente per il Greco perché alla base della sua proposta c'è l'idea che l'Europa debba tornare ad essere una Comunità - come nello spirito del Manifesto di Ventotene. Una "comunità" non avrebbe dovuto accettare che i suoi paesi più in difficoltà, afflitti da debiti accumulati nel corso di decenni, fossero costretti a scegliere tra l'uscita dall'euro o il sottoporsi a regimi di rientro dal debito con misure da salasso. Una vera "comunità" avrebbe dovuto accogliere i paesi più deboli, prima socializzando il debito e poi favorendo la progressiva integrazione economica, sociale e politica di tutti i suoi membri.
Voterò convintamente per il Greco soprattutto perché è una proposta concretamente di sinistra. Perché il programma contiene alcuni obiettivi precisi, per i quali credo sia giusto battersi: fermare il programma di austerità, imposto dal gover­no neo­li­be­ri­sta della Bce e dele altre istituzioni finanziarie internazionali, abolire il fiscal compact, introdurre una vera Tobin tax sulle tran­sa­zioni finanziarie, istituire il sala­rio minimo euro­peo, difendere i ser­vizi pub­blici dalle privatizzazioni selvagge, impostare un nuovo modello di svi­luppo eco­lo­gi­ca­mente sostenibile e un piano di interventi pubblici che, superando la logica delle grandi opere, sia indirizzata alla tutela del territorio e alla promozione delle culture, demo­cra­tiz­zare le isti­tu­zioni dell'Unione europea, promuovere politiche attive per i diritti di tutti coloro che subi­scono discriminazioni. Sono le cose in cui credo, che provo a sostenere nelle riflessioni che adesso ho l'occasione di scrivere e che ho provato a fare, quando, nel mio piccolo, ho avuto qualche responsabilità politica.

E per quanto riguarda l’Italia? Cosa succederà il 26 maggio? Che ne sarà di questa esperienza? Su questo sono pessimista, molto pessimista. Io credo sia onesto dire che la Lista Tsipras è stata l'ennesima occasione mancata della sinistra italiana. Vedremo cosa succederà in questi prossimi giorni e soprattutto quale sarà il risultato elettorale, ma è probabile che già domenica sera ognuno di noi se ne andrà per la propria strada.
Un problema è che non siamo riusciti a essere presenti nei territori, a diventare un soggetto vero, riconosciuto e riconoscibile. Ovviamente su questo ha pesato molto il sostanziale oscuramento della nostra proposta sui media più tradizionali, in televisione in particolare. La Lista Tsipras semplicemente non c'è stata e, quando sono stati costretti ad invitarla, l'hanno ridicolizzata, come ha fatto Floris a Ballarò. D’altra parte l'ordine arrivato dal Quirinale è stato duro e capillare: la Rai ha dovuto fare campagna elettorale ventre a terra per Renzi e per il suo infelice partito, per B. e per i loro alleati, seguendo una rigida proporzione. Noi dovevamo essere esclusi, così come il Movimento Cinque stelle doveva essere presentato come il "male". Però non è questa la ragione di fondo per cui non siamo mai stati in partita, sarebbe un alibi troppo comodo tirare fuori le scorrettezze della maggioranza, che pure ci sono state e che vanno denunciate, per provare a tenere alta la guardia sui rischi che sta correndo la democrazia in Italia e in Europa.
Il problema vero è che non abbiamo fatto abbastanza, ciascuno di noi non ha fatto abbastanza; ovviamente tutti abbiamo avuto i nostri motivi, tutti legittimi, per spiegare questo disimpegno, ma a questo punto le ragioni personali contano poco.
C'è stato un problema iniziale, non ancora risolto e probabilmente irrisolvibile, che riguarda i compagni di Sel, ossia il partito più strutturato nella galassia delle sigle che hanno dato vita alla Lista Tsipras. I compagni di Sel non vogliono tagliare i ponti con il Pd, non possono, in particolare in un momento in cui elezioni europee vengono condotte insieme ad elezioni amministrative. I più cattivi possono dire che non vogliono rinunciare alla loro fetta, contingentata e lottizzata, di sottogoverno, e credo che questo abbia effettivamente pesato, ma soprattutto ha prevalso in loro l'idea - per me l'illusione - di poter essere una sorta di sinistra del Pd, di essere il nucleo attorno a cui si coaguleranno quelle forze di sinistra che sono ancora nel Pd e che per ora, sotto il "regno" di Renzi, non riescono a esprimersi. I compagni di Sel si cullano nell'idea che esista un Pd "buono", di cui loro saranno le levatrici; il Pd "buono" non esiste in natura. L'idea - tutta figlia di una politique politicienne, in cui la tattica è l'elemento prevalente - che il Pd sia riformabile, porterà alla morte anche i compagni di Sel; mi dispiace per loro, ma temo che la loro fine sia già scritta.
Il fatto di non aver risolto questo equivoco di fondo con quelli che avrebbero potuto guidare noi "sinistri sparsi", ci ha lasciato in balia di errori, che però sarebbero stati risolvibili, avremmo potuto superare l'impasse della formazione delle liste, che ci ha indebolito, facendoci perdere per strada alcuni compagni - penso ai Comunisti italiani - e alcune ingenuità, come il "lato b" di Paola Bacchiddu, di cui abbiamo parlato in maniera francamente sproporzionata, ma che - nel vuoto pneumatico del resto - è finito per diventare quello di cui ci ricorderemo in questa campagna elettorale.
Avremmo potuto superare anche l'altro limite di fondo della Lista Tsipras, ossia la difficoltà, quasi l'imbarazzo, di definirci come la sinistra, anche a partire dal nome. So che ci sono ragioni giuste dietro questa scelta, in particolare il tentativo di rivolgersi a un elettorato potenzialmente più ampio, in particolare quello Cinque stelle - cosa peraltro non avvenuta - e a quei giovani che, avvicinatisi alla politica negli ultimi anni, non sanno neppure più cosa sia la sinistra, visto che non ne hanno mai vista una, ma soltanto una sua pallidissima copia. Forse il fatto che non abbiamo ragionato abbastanza su questo punto - ossia che per un giovane di venti/venticinque anni sinistra è una parola che non ha ormai alcun senso - è stato il limite maggiore del nostro tentativo. Finché non risolviamo questo punto avremo delle delusioni, quindi prepariamoci.

Nonostante tutto, c'è spazio per la sinistra in Europa e, per quanto sia difficile da credere e oggi perfino da immaginare, c'è uno spazio per la sinistra anche in Italia. Quindi fate come me il prossimo 25 maggio: votate il Greco.

3 commenti:

  1. ........"Un problema è che non siamo riusciti a essere presenti nei territori, a diventare un soggetto vero, riconosciuto e riconoscibile. Ovviamente su questo ha pesato molto il sostanziale oscuramento della nostra proposta sui media più tradizionali, in televisione in particolare. ".........

    Io credo che questo sia molto vero ma a ciò che dici credo si debba onestamente aggiungere che sui territori non ci siamo stati anche e soprattutto per un'altra causa, che temo sarà anche causa delle difficoltà che ci ritroveremo comunque il 26 comunque vadano le elezioni. Il fatto è che le forze che appoggiano Tsipras alle europee, nelle stesso giorno votano il PD nelle elezioni amministrative, con questo partito sono alleate, e quasi sempre con questo partito condivideranno i governo dei territori con loro uomini o donne e perciò spendono a favore del pd le loro pochissime energie politiche ed umane, rinunciando invece quasi sempre a fare la campagna per Tsipras. Vorrei essere smentito ma i dati che ho io sono questi.

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  2. Mi pare, come spesso succede per chi appartiene (o pensa di appartenere) alle teste pensanti di sinistra, che l'approccio sia molto, ma molto presuntuoso. Non ci sono dubbi nei giudizi e ci sono solo scusanti per le cicale che hanno dilapidato il proprio patrimonio e adesso chiedono ai parenti di pagare i loro debiti. Come al solito la colpa è degli altri, dei cattivi sfruttatori. Caro Protagora, ti suggerisco di rileggere meglio il pensiero del grande Greco a cui ti riferisci e vedrai che la Responsabilità Individuale è indissolubilmente legata al suo Pensiero. Quindi i Greci, gli Italiani, e tutti gli altri, sono singolarmente responsabili delle scelte fatte e quindi anche quelli che ne debbono subire le conseguenze.

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  3. Di dubbi ne ha tantissimi, caro Giovanni, ma evidentemente tu sei uno di quelli che legge solo che vuol leggere. Se avesti letto, avresti capito che io credo che noi abbiamo moltissime responsabilità e penso, anzi, che uno dei maggiori problemi di questo paese sia proprio quello di non assumersi mai la propria responsabilità.

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