venerdì 30 agosto 2013

"Crossing" di Seamus Heaney


Tutto scorre. Anche in un uomo solido,
pilastro di sé e del proprio mestiere,
con tanto di scarponi gialli, bastone, feltro floscio in testa,

possono spuntare le ali ai piedi e farlo lesto,
come un dio da fiera, da erma, bivio o stradone,
patrono di viandanti e psicopompo.

"Sul battello cerca uno col bastone di frassino",
disse mio padre a sua sorella che partiva
per Londra, "stagli vicino tutta la notte

e sarai in salvo". Che scorra, scorra pure
il viaggio dell'anima con la sua guida,
ed i misteri di intermediari col bastone!

"Apologo dell'evaso" di Nanni Balestrini


La massima della mia azione difforme,
infausto al popolo il fiume
che al cinema videro spopolare

il delta, i fertilissimi campi
e i più nocivi insetti (chiara
minaccia ai vizi dei governanti!)

Fra i pampini ovunque liberi testi poetici
galleggiavano, gonfi - e si fa vano
l'ufficio dello storicò. Ma saremo

a lungo preservati dal morso
del tafano azzurro, da iniezioni
di calciobromo, dall'unghie della zarina?

Lucenti strani corpi
violano il cielo; sbanda
il filo di formiche diagonale

nel cortile riemerso; ancora
il sole sorge dietro
la Punta Campanella incustodita

dai finanzieri corrotti e un argine
ultimo crolla. Lode
a un'estate di foco. S'io fossi

la piccola borghesia colata
nelle piazze fiorite e nei dì
di festa che salvi c'ignora

dalla droga e dalla noia per un po'
d'uva lavata in mare
presso la marcia catapulta; rifugiati

al primo tuono nelle gelaterie - chi fuggirei?
Passato il temporalaccio d'agosto
i graspi giungono a riva

fra i remi ai contrabbandieri salpati
nel novilunio e anzitutto conviene
(usciti dal vico cieco chiamammo

e orme erano ovunque
dell'abominevole uomo delle nevi)
fare l'amore intanto

che sui porti la Via Lattea dilata.
Il Po nasce dal Monviso;
nuvole... ma di ciò, altra volta.

lunedì 26 agosto 2013

"Cambalache" di Mario Benedetti

Quella squadra di calcio, della regione del Rio de la Plata (non fornirò ulteriori particolari perché ciò che importa è l'aneddoto non il nome degli attori), arrivò in Europa a sole 24 ore dalla sua prima partita con una delle formazioni più prestigiose del Vecchio Continente (neanche in questo caso fornirò ulteriori particolari). Ebbero appena il tempo di fare un breve allenamento, in un campo più o meno periferico, il cui manto erboso era un disastro.
Quando finalmente entrarono nel vero campo di calcio (il rettangolo di gioco, come lo chiamano alcuni cronisti sportivi) rimasero stupefatti di fronte alle eccezionali dimensioni dello stadio, alle tribune stracolme e chiassose e al clima gelido di un gennaio implacabile.
Come d'abitudine si allinearono le due squadre per ascoltare e cantare gli inni nazionali. Per primo, ovviamente, fu suonato quello della squadra di casa, con il coro del pubblico e dei giocatori, seguito da una calorosa ovazione.
Poi l'inno dei nostri giocatori. La registrazione era spaventosa, di una stonatura veramente olimpica. Non tutti i giocatori conoscevano tutte le parole, però facevano il coro almeno nella strofa più famosa. Solo uno dei calciatori, per puro caso un attaccante, anche se si ricordava l'inno, decise di cantare al suo posto il tango Cambalache : "Che il mondo sia stato e sarà una schifezza, / già lo so, / nel cinquecentosei / e anche nel duemila". Solo nella tribuna d'onore alcuni applaudirono per dovere.
Quando finì questa parte della cerimonia, e prima del calcio d'inizio, che toccava ad un rugoso attore del cinema muto, i giocatori rio platensi circondarono l'attaccante discolo e lo rimproverarono duramente per aver cantato un tango al posto dell'inno. Tra i tanti gentili epiteti, gli affibbiarono: traditore, senza patria, sabotatore e cretino.
L'incidente ebbe inaspettate ripercussioni sulla partita. Per quanto possibile, gli altri giocatori evitavano di passare la palla al sabotatore, in modo che questi, per conquistarla, era costretto a retrocedere fino alle linee difensive, per poi avanzare, eludendo i prestanti avversari e infine passare il pallone (perché non era egoista) al giocatore meglio posizionato per tirare in porta.
Gli europei giocarono meglio, però mancavano pochi minuti alla fine e nessuna delle due squadre era riuscita a trafiggere la rete avversaria. Così fino al quarantreesimo minuto del secondo tempo. Fu in quel momento che il senza patria raccolse la palla da un falso rimbalzo e cominciò la sua audace corsa verso la porta avversaria. Penetrò nell'area di rigore e siccome fino a quel momento i suoi compagni avevano sprecato le buone occasioni che lui aveva procurato, dribblò con tre geniali finte due difensori, e quando il portiere uscì impaurito a coprire la porta, il cretino fece finta di tirare col destro, però calciò con il sinistro, spiazzando completamente il poveretto e introducendo il pallone nell'irraggiungibile incrocio dei pali. Fu il gol del trionfo.
La seconda partita si svolse in un'altra città (non entro nei particolari), in uno stadio altrettanto impressionante, con le sue tribune straripanti. Anche lì arrivò il momento degli inni. Prima quello locale, poi quello della squadra in trasferta. Anche se la banda musicale andava per conto suo, i 18 giocatori, perfettamente allineati e con la mano destra sul cuore, intonarono il tango Cambalache, di cui certamente tutti conoscevano le parole.
Nonostante avessero vinto anche questa partita (non ricordo esattamente il risultato), i dirigenti indignati decisero di sospendere il giro in Europa e di sanzionare economicamente tutti i giocatori, senza eccezione, accusandoli di essere traditori, senza patria, sabotatori e cretini.

mercoledì 14 agosto 2013

Considerazioni libere (374): a proposito di quello che succede (e non succede) a ferragosto...

Sostanzialmente in questi giorni non è successo nulla di particolarmente rilevante, nessuna novità che meriti una particolare attenzione. In questi giorni ho scritto diversi brevi commenti su facebook, ma mi sembrava utile, prima di ferragosto, fare il punto qui su quello che è successo.
Non è una novità la condanna di B., almeno per la considerazione che questo paese ha di lui: c'è una metà del paese che lo considerava prima - e lo considera ora - un ladro, e molto peggio (io naturalmente sono tra quelli) e c'è l'altra metà che lo considerava - e continua a farlo - un martire perseguitato dalla magistratura; la sentenza della Cassazione non ha spostato di una virgola, semmai ha rafforzato, le opinioni degli uni e degli altri. Il solco tra le due Italie si è ulteriormente approfondito, ma sono ormai vent'anni che scaviamo, non sarà certo questa sentenza a cambiare le cose. E non sono state una novità le manifestazioni eversive e non autorizzate dei servi di B., pigramente subite con colpevole accondiscendenza dalle autorità italiane. Ho già scritto come la penso su quel partito e su chi lo sostiene e lo vota. Io credo che il partito dei servi di B. dovrebbe essere considerato alla stessa stregua del Front national in Francia: naturalmente non si può impedire a questo partito di partecipare alle elezioni, però dovrebbe essere alzato intorno a B. e ai suoi una sorta di "cordone sanitario", fare come se non esistessero. Questo implica prima di tutto che non si dovrebbero accettare alleanze di nessun tipo, nazionale o locali, con quel partito. Naturalmente in Italia non avviene questo, dal momento che il partito di B. viene considerato un partito come gli altri, partecipa all'alleanza di governo, addirittura il sedicente presidente della Repubblica si preoccupa dell'agibilità politica del leader pregiudicato di quella forza politica. Così come la Repubblica del '48 si definì come antifascista, noi dovremmo definirci anti-berlusconiani, oltre naturalmente a continuare a sentirci antifascisti. Questo implica per me, in maniera ancora più radicale, comportarsi allo stesso modo con chi vota B.: bisogna fare come se non esistessero. Personalmente faccio così, so che ci sono, cerco di studiarne i comportamenti, così come guardo in televisione i documentari sugli ornitorinchi o gli armadilli, ma non ho verso di loro alcuna empatia, e cerco di ridurre al minimo i contatti con loro, anche quando ne sono costretto. Ormai non ci può più essere buona fede: chi vota B. è complice e come tale va considerato. Non capisco quindi chi imposta la propria campagna elettorale cercando i voti di questa parte dell'Italia, quella peggiore.
E non è stata purtroppo una novità la lunga e irrituale nota di Napolitano. Dal novembre 2011 Napolitano ha approffittato della sua carica istituzionale per partecipare alla vita politica del nostro paese, diventando il capo del partito delle autorità finanziarie internazionali e dei grandi interessi economici. Forse non ha mai valicato la lettera della Costituzione - anche se non ne sono così sicuro - certamente ne ha stravolto in maniera eversiva il significato, promuovendo, con ogni mezzo, la nascita di due governi che non hanno avuto nessuna legittimità elettorale e impedendo la nascita dell'unico che avrebbe potuto averla. In sostanza la nota ferragostana del Quirinale, di cui non c'era la necessità istituzionale, visto che il nostro ordinamento non prevede, oltre alle normali fonti del diritto e alle sentenze, queste "chiose presidenziali", ha un carattere squisitamente politico: Napolitano spiega che non c'è alternativa a questo governo e, minacciando e blandendo a seconda dei casi, spiega alle forze politiche che devono adeguarsi a questa situazione. Personalmente credo di avere ancora il diritto di dire che la soluzione di Napolitano non è l'unica soluzione possibile, semplicemente è la sua soluzione, probabilmente è anche la soluzione della maggioranza degli italiani, ma non è la mia. Mi piacerebbe avere un presidente della Repubblica capace di accettare che esistano anche altre posizioni e non obblighi a conformarsi a quelle dettate da lui, o peggio a lui dettate. Napolitano, con tutta evidenza, non è quel presidente e infatti non è più il mio presidente.
In fondo non è una novità neppure la divisione nel campo del centrosinistra che in questi giorni si è purtroppo ulteriormente allargata. Probabilmente la sentenza contro B. e le vicende di questi giorni sono state molto più deleterie per questa parte dello schieramento politico piuttosto che per la tenuta complessiva di un paese, in cui da tempo non c'è più un solo elemento unificante. Leggendo su facebook e su twitter quello che ho scritto io e quello che hanno scritto i miei amici del variegato mondo del centrosinistra mi sono accorto che ormai sarà sempre più difficile pensare di fare insieme un pezzo di cammino. E' sempre più accesa la polemica tra chi come me ha il giudizio su Napolitano che ho esplicitato e chi, da sinistra, continua a difenderne l'operato. Sono sempre più aspre le accuse che ci rivolgiamo a vicenda con gli amici dell'ex-Pd, di cui pure sono pronto a riconoscere la buona fede, anche se ho l'impressione che loro non facciano lo stesso con me. Ormai troppa acqua sta passando sotto i ponti del centrosinistra. Io parteciperò alla manifestazione del 5 ottobre promossa da Rodotà e Landini e sarò a Roma, oltre che per difendere la Costituzione degli attacchi simultanei di Napolitano e della destra berlusconiana, anche contro l'ex-Pd, nonostante la mia storia e tanti amici continuino a stare da quella parte. Quando si voterà - se Napolitano ce lo farà fare - sicuramente non voterò per il candidato del centrosinistra ufficiale, chiunque sia. Ovviamente capisco ancora un po' di politica e so che Marina B. è cosa ben diversa da un Renzi qualsiasi e che perfino lui è meglio di lei; so anche che a non votare Renzi, o chi per lui, c'è il rischio di far vincere Marina, però a questo punto non ci sono più argomenti in grado di convincermi. Io voterò per un partito di sinistra radicale, con una piattaforma anticapitalista. E non sono più disposto ad accontentarmi. Perderò? Probabilmente sì, l'ho messo nel conto.
Nel confronto di questi giorni con gli amici che sono rimasti dall'"altra parte" mi pare che la differenza più profonda tra di noi sia l'accettare che essere di sinistra implichi avere la consapevolezza che la società è divisa; e che questo comporta necessariamente un conflitto. L'aspetto che io trovo più pericoloso nell'ideologia del pensiero dominante, a cui la parte maggioritaria della sinistra si è accodata, è proprio il negare questo conflitto e la retorica sullo sforzo comune per migliorare la società. Bisogna invece essere consapevoli che ognuno nel conflitto sociale ha la sua posizione: io la mia l'ho scelta da tempo, e credo di aver fatto la scelta giusta.

lunedì 12 agosto 2013

"Ed ecco torna a lui" di Mario Luzi


per chi è stato ucciso a Sant'Anna di Stazzema

Ed ecco torna a lui
serio lo stringe
in un fraterno abbraccio
                    il suo ricordo
perduto
             dei ricordi
degli avi, degli anziani,
dei patriarchi -
              in esso dal suo fondo
mormora la progenie
il suo bene, i suoi nefasti
                 - stillicidio
                 di memorie
tra i macigni
della dimenticanza - Ahi,
diventa fratricida
la stretta dell'abbraccio,
                  ritorna
un'aria esterrefatta
come dopo un assassinio-
è là, giace al suolo
nella pozza del suo sangue
l'altro, simile a sé, germano.
                  È quel misfatto
anch'esso nella gloria
d'essere stato, ed è nella sua onta.
Oh splendore, oh terribilità dell'essere.
Ed ecco torna a lui
serio lo stringe
in un fraterno abbraccio
                   il suo ricordo
perduto
            dei ricordi
degli avi, degli anziani,
dei patriarchi-
             in esso dal suo fondo
mormora la progenie
il suo bene, i suoi nefasti
                 -stillicidio
                 di memorie
tra i macigni
della dimenticanza - Ahi,
diventa fratricida
la stretta dell'abbraccio,
                 ritorna
un'aria esterrefatta
come dopo un assassinio-
è là, giace al suolo
nella pozza del suo sangue
l'altro, simile a sé, germano.
                È quel misfatto
anch'esso nella gloria
d'essere stato, ed è nella sua onta.
Oh splendore, oh terribilità dell'essere. - See more at: http://ululatisolitari.blogspot.it/2013/03/mario-luzi-un-inedito-otto-anni-dalla.html#sthash.QDezCKOU.dpuf
Ed ecco torna a lui
serio lo stringe
in un fraterno abbraccio
                   il suo ricordo
perduto
            dei ricordi
degli avi, degli anziani,
dei patriarchi-
             in esso dal suo fondo
mormora la progenie
il suo bene, i suoi nefasti
                 -stillicidio
                 di memorie
tra i macigni
della dimenticanza - Ahi,
diventa fratricida
la stretta dell'abbraccio,
                 ritorna
un'aria esterrefatta
come dopo un assassinio-
è là, giace al suolo
nella pozza del suo sangue
l'altro, simile a sé, germano.
                È quel misfatto
anch'esso nella gloria
d'essere stato, ed è nella sua onta.
Oh splendore, oh terribilità dell'essere. - See more at: http://ululatisolitari.blogspot.it/2013/03/mario-luzi-un-inedito-otto-anni-dalla.html#sthash.QDezCKOU.dpuf

venerdì 9 agosto 2013

"L'intervista a un suicida" di Vittorio Sereni

L'anima, quello che diciamo l'anima e non è
che una fitta di rimorso,
lenta deplorazione sull'ombra dell'addio
mi rimbrottò dall'argine.

Ero, come sempre, in ritardo
e il funerale a mezza strada, la sua furia
nera ben dentro il cuore del paese.
Il posto: quello, non cambiato - con memoria
di grilli e rane, di acquitrino e selva
di campane sfatte -­
ora in polvere, in secco fango, ricettacolo
di spettri di treni in manovra
il pubblico macello discosto dal paese
di quel tanto...

                      In che rapporto con l'eterno?
Mi volsi per chiederlo alla detta anima, cosiddetta.
Immobile, uniforme,
rispose per lei (per me) una siepe di fuoco
crepitante lieve, come di vetro liquido
indolore con dolore.
Gettai nel riverbero il mio perché l'hai fatto?
Ma non svettarono voci lingueggianti in fiamma,
non la storia d'un uomo:
                                   simulacri,
e nemmeno, figure della vita.

                                                       La porta
carraia, e là di colpo nasce la cosa atroce,
la carretta degli arsi da lanciafiamme...
rinvenni, pare, anni dopo nel grigiore di qui
tra cassette di gerani, polvere o fango
dove tutto sbiadiva, anche

- potrei giurarlo, sorrideva nel fuoco -
­anche... e parlando ornato:
«mia donna venne a me di Val di Pado»
sicché (non quaglia con me - ripetendomi -
­non quagliano acque lacustri e commoventi pioppi
non papaveri e fiori di brughiera)
ebbi un cane, anche troppo mi ci ero affezionato,
tanto da distinguere tra i colpi del qui vicino mattatoio
il colpo che me lo aveva finito.
In quanto all'ammanco di cui facevano discorsi
sul sasso o altrove puoi scriverlo, come vuoi:


               NON NELLE CASSE DEL COMUNE
               L'AMMANCO
               ERA NEL SUO CUORE

Decresceva alla vista, spariva per l'eterno.
Era l’eterno stesso
                            puerile, dei terrori
rosso su rosso, famelico sbadiglio
della noia
               col suono della pioggia sui sagrati...
Ma venti trent'anni
fa lo stesso, il tempo di turbarsi
tornare in pace gli steli
se corre un motore la campagna,
si passano la voce dell'evento

ma non se ne curano, la sanno lunga
le acque falsamente ora limpide tra questi
oggi diritti regolari argini,
                                     lo spazio
si copre di case popolari, di un altro
segregato squallore dentro le forme del vuoto.
                                                                       ...Pensare
cosa può essere - voi che fate
lamenti dal cuore delle città
sulle città senza cuore - ­
cosa può essere un uomo in un paese,
sotto il pennino dello scriba una pagina frusciante
e dopo
dentro una polvere di archivi
nulla nessuno in nessun luogo mai.

martedì 6 agosto 2013

"Ricordando il '22 a Parma" di Attilio Bertolucci


Si erano vestiti dalla festa
per una vittoria impossibile
nel corso fangoso della Storia.

Stavano di vedetta armati
con vecchi fucili novantuno
a difesa della libertà conquistata

da loro per la piccola patria
tenendosi svegli nelle notti afose
dell'agosto con i cori

della nostra musica
con il vino fosco
della nostra terra.

Vincenti per qualche giorno
vincenti per tutta la vita.

lunedì 5 agosto 2013

da "La nave dei folli" di Sebastian Brant


Dei libri inutili

Di stolti e pazzi la ridda precedo
ché molti libri attorno a me pur vedo
che io non leggo e in cui neppure credo.
Se io per primo sulla Nave siedo,
non è senza ragione, lo concedo:
con i libri da sempre ho un gran daffare
e molti ne ho saputo accumulare.
Spesso neppure un'acca ne comprendo,
eppure grande onore loro rendo:
di scacciarne le tarme mi accontento.
Se di scienze si fa ragionamento,
"A casa tutto questo tengo!" esclamo,
ché d'aver libri attorno, altro non bramo.
Di Tolomeo il gran re si sente dire
che di libri ne avesse a non finire
d'ogni parte del mondo radunati
e a guisa di tesori venerati.
Ma molti stavan solo ad occupare
spazio, senza al gran re nulla insegnare.
Al par di lui, io ne possiedo molti,
ma ben di rado ne ho consigli colti.
Forse che dovrei rompermi la testa
per farne di nozioni una gran cesta?
Chi troppo studia, si riduce scemo!
E come un gran signor, certo non temo
di pagare chi impari al posto mio!


Perché si vede sorgere d’un tratto la sagoma della nave dei folli e il suo equipaggio insensato che invade i paesaggi più familiari? Perché dalla vecchia alleanza dell'acqua con la follia è nata un giorno, e proprio quel giorno questa barca? (Michel Foucalt)

domenica 4 agosto 2013

"Lezione su Giacobbe" di Charles Reznikoff

Vedere un dio cosi com'era
voleva dire morire all'istante;
persino le fanciulle amate da Zeus
poterono vederlo solo
in forma di uccello, di animale, o di pioggia d'oro.
E Mosè,
a cui Dio parlò di persona,
non poté che vederlo di sfuggita
mentre si allontanava.

Tre nuvole-
gradini
che portano in cielo:
sono forse un segmento della scala
che vide Giacobbe
quando pernottò in luoghi inabitati?
Qui però, se la vista non mi tradisce,
angeli che vi salgano e scendano
non se ne vedono.

Saranno anche belli e perfino sensazionali i fuochi
d'artificio contro il cielo serale:
io però preferisco la mezzaluna e la stella della sera.

venerdì 2 agosto 2013

"Bologna 2 agosto" di Roberto Roversi


Bologna 2 agosto ore 10.20

il cielo è un forno di pane pronto per la cottura
scappare sul mare di questa pianura e poi
approdare a isole azzurre felici ma tu

Bologna 2 agosto ore 10.21

dicevi dicevi tu dicevi che hai bisogno di riflettere
se in questi giorni le parole hanno un senso
anche fra noi

Bologna 2 agosto ore 10.22

d'accordo, non si può buttare via niente
d'altra parte non è possibile conservare tutto negli angoli della memoria
salvare l'indispensabile

Bologna 2 agosto ore 10.23

lo so che non sono migliore o peggiore di tanti
cerco con gli anni di diventare diverso
ho fatto errori tremendi
ma non mi sono mai consolato
la vita non è una prova di formula uno
per guadagnare la prima griglia in partenza

Bologna 2 agosto ore 10.24

dammi la tua mano
vivere una volta per tutte definitivamente

Bologna 2 agosto ore 10.25

senza un fiato di vento il cielo ha buttato
un grido tremendo
un sole nero corre per le strade
io voglio provare i miei sentimenti come su una lastra di fuoco

Bologna 2 agosto ore 10.26

ahi il cuore
piange piange adesso piange come un sasso che ha vita
chiamano contiamo i morti
la libertà è lì a terra ferita
non possiamo più dare
soltanto pietà
questa estate è finita

Bologna 2 agosto ore 10.27

ma dammi la tua mano
io non mi rassegno non mi voglio rassegnare.