domenica 14 aprile 2013

Considerazioni libere (355): a proposito del prossimo Presidente...

Ero incerto se scrivere anche oggi la mia "considerazione" domenicale, visto che giovedì scorso ho già pubblicato un post particolarmente "scorretto" contro tutti quelli che in questi giorni di attesa chiedono le larghe intese; e poi, in fondo, in questi sette giorni non è successo nulla di particolarmente rilevante. Almeno non è successo niente di rilevante per quel che riguarda il domani, ossia l'elezione del presidente della Repubblica, anche se è successo qualcosa di molto interessante per quello che succederà dopodomani. Ma visto che ci avviciniamo alla scadenza del 18 aprile, qualcosa la voglio dire comunque, il più brevemente possibile.
Partiamo da domani, è sempre meglio andare per ordine. L'unica vera novità di questi giorni - almeno per quanto ne sappiamo noi, al netto di legittimi e comprensibili incontri riservati - sono le "quirinarie" del Movimento Cinque stelle. Ora, al di là del nome infelice - propongo una moratoria di almeno un anno sui neologismi che finiscono in -ria - e del pasticcio informatico - vero o presunto, poco mi interessa - l'esito di queste consultazioni è stato significativo. I militanti di quel partito, quando possono esprimere la loro opinione, almeno in parte, rifiutano il primo dogma del grillo-casaleggismo, ossia che destra e sinistra non esistono più e che, a parte loro, tutti gli altri sono uguali. Saranno anche tutti uguali - sembrano dire gli elettori grillini - ma B. fa un po' più schifo degli altri; è già un buon punto di partenza. Tutte le dieci persone che hanno avuto più voti sono invisi a B., ai suoi giornali e ai suoi elettori; perfino Bonino, che pure culturalmente è più di destra che di sinistra, ha il difetto ai loro occhi di essere laica e difficilmente incasellabile nella loro ideologia veteroclericale. Di Prodi poi tutto si può dire tranne che sia un esponente della "nuova" politica, qualunque cosa questo voglia dire. Ho l'impressione che una parte significativa di quel mondo variegato e composito abbia voluto lanciare un segnale al Pd e all'Italia che si definisce di sinistra. Adesso sta al Pd - e anche a noi "sinistri" sparsi - raccogliere questo segnale, magari sospendendo l'irrisione quotidiana verso il Movimento Cinque stelle, i suoi eletti e i suoi elettori. E anche Bersani adesso si trova davati a un bivio: non credo possa non votare Rodotà solo perché lo hanno proposto quelli del Movimento Cinque stelle o perché non è gradito a B. e a Napolitano.  Personalmente dei dieci nomi fatti dagli elettori Cinque stelle, sarei molto felice se venisse eletto Presidente Stefano Rodotà; sarei soddisfatto se lo fossero Imposimato, Prodi o Zagebrelsky; avrei rispetto se fosse scelta Bonino, che considero una candidata accettabile dell'altra parte. A parte Grillo, gli altri quattro sono bei nomi, rappresentanti di un'Italia migliore di quella con cui in genere abbiamo a che fare quotidianamente. Vedremo cosa succederà il 18 aprile. Il Pd ha l'onere della proposta, dal momento che ha una maggioranza tale da poter eleggere quasi da solo il prossimo presidente della Repubblica. Molti, a partire da Napolitano, spingono perché a B. sia assegnato una sorta di potere di veto. Come ovvio, spero che il Pd resista a queste sirene e decida invece di guardare all'altro pezzo d'Italia, quello che ha chiesto un cambiamento radicale. Finora Bersani ha detto di aver capito il messaggio delle elezioni, lo ha ripetuto anche nell'importante manifestazione di ieri; adesso è il momento di essere coerente con quello che ha detto. Con la consapevolezza che questo treno non passerà più.
Il cambiamento radicale sarà già evidente nella scelta del prossimo presidente della Repubblica, anche prima che nella formazione del governo. Al di là di chi sarà il prossimo Presidente, io vorrei non fosse come quello che l'ha preceduto, ossia che non sfrutti il proprio ruolo per imporre la propria visione politica. Cito Corradino Mineo che stamattina ho trovato illuminante: "ci vuole un presidente che tra forza del consenso e forza della legge, scelga la legge". In questi mesi purtroppo questo non è avvenuto. Se poi l'elezione di un presidente della Repubblica "diverso", espressione del Pd e non inviso al Movimento Cinque stelle, permetterà la nascita di un governo Bersani che abbia la possibilità di fare qualche vera riforma in campo economico e sociale, bene. Altrimenti questo Presidente si farà garante di un governo per cambiare la legge elettorale e ci farà tornare il prima possibile a votare, visto che anche ieri, in maniera molto autorevole, ci è stato ricordato che l'attuale legge elettorale è contraria allo spirito e alla lettera della nostra Costituzione. E, a quel punto, chi ha più filo tesserà.
Un accenno anche al dopodomani. Il Pd non uscirà da questa crisi come ci è entrato. Per me che non ho mai amato questo partito è naturalmente un bene, ma credo - senza polemica - lo sia anche per quelli che nel progetto del Pd ci hanno creduto. Barca ha fatto una scelta coraggiosa, decidendo di iscriversi adesso al Pd, anche ambiziosa, perché se avesse fondato il suo partitino, avrebbe riscosso le solite percentuali da prefisso telefonico. A questo punto anche a noi "sinistri" sparsi si pone un problema, se continuare a star fuori dal Pd o combattere dall'interno contro la deriva veltroniana e renziana, che Bersani ha solo rallentato, senza avere la forza di invertirne la direzione. Su questo è troppo presto, almeno per me, per prendere una decisione. Ho letto - anche se un po' troppo velocemente, ma la curiosità era molta - il documento presentato da Fabrizio Barca e nelle prossime settimane spero di riuscire a commentarlo in maniera un po' più articolata; in fondo è quello che chiede lo stesso Barca, ponendo una serie di interrogativi e soprattutto dicendo esplicitamente che si tratta di un testo aperto a contributi. Questi sono quindi appunti o titoli per la futura riflessione. Comunque vada a finire questa storia, è un contributo significativo, che mette il dito nella piaga su cos'è, o meglio su cosa non è, il Pd; per chi, come me, ha sempre criticato l'impostazione veltroniana del partito "leggero", si tratta di un passo avanti importante. Non mi aspetto un giudizio di plauso unanime dai dirigenti del Pd, se questo plauso ci fosse, sarebbe ipocrita e falso, perché questo testo è in molte parti un'accusa a come hanno costruito il Pd; la cosa peggiore che può succedere a Barca e alla sua riflessione è quella di essere utilizzati nello scontro tra Bersani e Renzi, sarebbe un ulteriore occasione sprecata. La parte sulla "forma-partito", che è la più rilevante, è molto interessante, ci abbiamo girato spesso intorno, fin dalla nascita del Pds, ma probabilmente non con questo approfondimento, negli ultimi anni poi il dibattito è stato accantonato perché si è preferita la forma "peggiore" di partito. L'Addendum mi ha deluso un po', mi sembra un po' troppo generico - certo meno generico dei supposti valori del Pd in cui ci possono stare un po' tutti, perfino Follini - ma forse qui c'è un limite nella cultura politica di Barca, che socialista non è e forse non lo vuole essere. Come sapete, io credo si debba ripartire da lì, ossia da come ci definiamo socialisti in questo inizio di secolo.

2 commenti:

  1. Mi pare molto utile riflettere su cosa debba essere il PD, un partito nato prima dall'alto, che dal basse, dalle idee etc...

    RispondiElimina
  2. Io dopo anni da "extraparlamentare sinistroide" ho votato PD. L'ho fatto perchè avevo immaginato che il ritorno del Caimano rischiava di stravolgere come è stato le elezioni, l'ho fatto perchè immaginavo che Grillo prendesse molti più voti di quanto lui stesso se ne aspettava, l'ho fatto perchè, malgrado molti lo insultino e lo denigrano, ho considerato Bersani il miglior leader attualmente disponibile. La mie scelte future dipenderanno da chi lo guiderà il PD, se dovesse essere Renzi... tornerò ad essere di nuovo extraparlamentare.

    RispondiElimina