domenica 24 marzo 2013

Considerazioni libere (349): a proposito di un tentativo che spero abbia successo...

Torno sul tema della rappresentanza. Tra le cose successe in queste settimane  - e di cui non si è quasi parlato - c'è la sparizione dell'Italia dei valori. Personalmente non faccio un dramma per la fine di questo partito, sostanzialmente inutile, e per l'assenza dai teleschermi del suo folkloristico leader. Anzi credo sia un dato positivo: l'Italia dei valori era un partito che solo per l'opportunismo del suo fondatore, uomo culturalmente di destra, si era ritrovato nel centrosinistra, finendo perfino a rappresentarne l'ala più estrema. Di Pietro con la sinistra non c'entra nulla, quasi quanto non ha rapporti con la grammatica italiana. Comunque, al di là di questo giudizio - che ammetto possa essere giudicato lievemente settario - la fine di questo partito, che è arrivato a sfiorare l'8%, permette di fare qualche riflessione interessante. Questo partito oggi inesistente esprime i sindaci delle due città più grandi del Mezzogiorno, una pattuglia di eurodeputati, alcuni assessori regionali, numerosi assessori provinciali e comunali, un buon numero di consiglieri. Ora, al di là delle figure di Orlando e De Magistris - che fanno storia a sé e si inquadrano nelle peculiari vicende politiche delle loro città - tutti gli altri chi rappresentano? Nessuno, naturalmente. Rappresentano se stessi, a volte sono bravi e onesti amministratori, a volte no. Non è un caso che i gruppi di quel partito abbiano contato negli anni passati il maggior numero di voltagabbana, dal più costoso De Gregorio ai più economici Razzi e Scilipoti. Il problema è che gli eletti di quel partito non rappresentavano nessuno neppure quando il loro partito esisteva. Certo c'erano gli elettori, a volte anche in misura consistente, ma non c'era quella che una volta avremmo chiamato una "base". Nel suo piccolo Rifondazione comunista quella base continua ad averla e Ferrero quando parla sa che rappresenta quelle persone lì, sparse in giro per l'Italia, che tengono aperte, con fatica, le sparute sezioni, si incontrano, parlano di politica, hanno delle idee e cercano di tenerle vive. Nell'Italia dei valori questa cosa non c'è mai stata e probabilmente non poteva neppure esserci, visto il modo estemporaneo in cui era nato quel partito. Ho preso questo esempio perché particolarmente eclatante, ma un discorso analogo può essere fatto per molti altri partiti o ex-partiti italiani. Qualcuno si ricorda ancora come si chiamavano i partiti, fondati tra rulli di tamburi e squilli di tromba, solo poco tempo fa da Rutelli e da Fini? Se lo ricordate siete malati o siete Rutelli e Fini.    
Questo tema della rappresentanza è particolarmente importante oggi perché un partito così è diventato, dall'oggi al domani, il secondo partito italiano e la sua forza parlamentare è tale da essere determinante per la formazione del prossimo governo e probabilmente per il proseguimento di questa legislatura appena nata. In sostanza se Di Pietro non rappresentava nessuno potevamo anche fregarcene, ma abbiamo bisogno di capire quali sono le persone che rappresenta Grillo. Sono convinto che Grillo per primo non lo sappia e questa è la cosa più grave di tutte. In questi giorni leggo in rete e sui giornali dei giudizi ingenerosi sui neodeputati e neosenatori del Mivimento Cinque stelle: quelli che "ci capiscono" li accusano di essere troppi giovani, troppo inesperti, perfino di non sapere come si mettono le posate sul tavolo. E' naturale che sia così, sono appena arrivati. Questo è un argomento che non regge: per altro se siamo ridotti con le pezze al culo è proprio per precisa responsabilità di quelli che "ci capiscono", di quelli che sanno mettere a posto le posate. Mi rendo conto che il paragone può sembrare irrispettoso: ma quanti Costituenti avevano già fatto parte della Camera prima che questa fosse sciolta dal regime fascista? Pochissimi e per ovvie ragioni. I Costituenti erano tutti "nuovi" eppure seppero scrivere la nostra Costituzione, giustamente ricordata come una delle più belle del mondo. Il problema quindi non è l'inesperienza, ma l'incapacità di rappresentare coloro che li hanno eletti. Naturalmente i Costituenti sapevano benissimo chi rappresentavano.
C'è poi un'altra critica che davvero è irricevibile; sempre quelli che "ci capiscono" deplorano il fatto che gli eletti del Movimento Cinque stelle abbiano dichiarato di volersi attenere scrupolosamente a quanto deciso a maggioranza dal loro gruppo, anche quando non sono d'accordo. Li critichiamo perché non fanno come Razzi e Scilipoti? Diamo loro proprio un bel modello. Ricordo peraltro che giustamente Bersani ha voluto inserire nella Carta d'intenti della coalizione di centrosinistra - è quella cosa che voi che siete andati alle primarie avete firmato, senza leggerla - questo impegno preciso: i deputati e i senatori devono "vincolare la risoluzione di controversie relative a singoli atti o provvedimenti rilevanti a una votazione a maggioranza qualificata dei gruppi parlamentari convocati in seduta congiunta". Ricordate Turigliatto e tutto quello che gli abbiamo detto, in modo non sempre pacato, qualche tempo fa?
Ora, sgombrato il campo da queste sciocchezze, deputati e senatori del Movimento Cinque stelle sono stati eletti con un mandato preciso: non sostenere mai un governo formato dai "vecchi" partiti e, caso mai, votare a favore di quei provvedimenti che fossero anche nel loro programma. Prima del voto, i più ottimisti di voi pensavano che avrebbe vinto Bersani e che sarebbe nato un governo Pd, io - che mi colloco ovviamente tra i pessimisti - pensavo che sarebbe nato un governo Monti-Bersani, sostanzialmente la prosecuzione del governo Napolitano-Monti, temperato dalla clemenza dello "smacchiatore di giaguari". Nessuno che legge questo blog pensava che vincesse il centrodestra, anche perché immagino che nessuno di loro lo legga, e la cosa naturalmente mi fa piacere. Questa opzione "pessimistica" era peraltro quella autorevolmente sostenuta dal presidente Napolitano, persona che non stimo, ma che indubbiamente di politica ne capisce assai. Figurarsi se Grillo o Casaleggio - che di politica ne capiscono assai meno - potevano immaginare un altro scenario.
Però ci siamo sbagliati tutti ed è successo quello che nessuno aveva previsto. E qui purtroppo si vedono i limiti del Movimento Cinque stelle, che non sa più come comportarsi e ripete a pappagallo gli slogan preparati prima. E questo è essenzialmente un problema di rappresentanza. Bersani ha capito di avere perso le elezioni, ma è riuscito anche ad ascoltare quello che dice - seppur confusamente, magari in maniera rozza - la sua base e soprattutto quello che dice una parte responsabile del paese, anche da sinistra, ad esempio la Cgil; Bersani questi canali li ha, non per merito suo, ma perché un partito è fatto così, anche un partito un po' "sgarrupato" come il Pd e che era nato con l'obiettivo di essere "leggero". Questi canali li ha anche B., naturalmente con la "sua" Italia, l'Italia peggiore, quella che lui rappresenta perfettamente. Anche Napolitano ha capito di aver perso le elezioni, la cosa ovviamente gli rode, anche perché aveva già venduto la pelle dell'orso e aveva promesso a Draghi e all'Europa che avrebbe lasciato un "nuovo" governo Monti; e anche lui sente cosa gli dicono i "suoi" elettori. Quello che proprio non riesce ad attivare questo canale di comunicazione mi pare sia Grillo, che infatti ha deciso di non cambiare strategia, nonostante tutto sia cambiato e tutti gli altri lo abbiano fatto. Lo dico senza polemica, non basta la rete per capire quello che succede nel paese; la rete serve - e infatti i partiti che non sanno muoversi dentro di essa rinuniciano a capire una parte di italiani - ma non è esaustiva.
Forse pensa che facendo così, ci guadagnerà ancora al prossimo giro. Naturalmente mi posso sbagliare, ma credo di no; anzi temo di no. A me sinceramente dispiace se alle prossime elezioni il Movimento Cinque stelle diminuirà in maniera consistente il proprio elettorato. Penso che questa occasione ci sia offerta adesso e solo adesso: negli ultimi vent'anni - ossia da quando è cominciata questa lugubre era berlusconiana - le forze del rinnovamento, delle riforme, non hanno mai avuto una tale forza elettorale e parlamentare. Gettarla al vento è un peccato mortale, anche perché una condizione del genere non si ripeterà. Una parte di quell'elettorato, se si renderà conto che neppure il Movimento Cinque stelle, è in grado - e soprattutto ha la volontà - di cambiare in maniera radicale questo paese, si chiuderà di nuovo in se stessa, tornerà nell'astensione o, peggio, darà il proprio voto a nuovi, e stavolta più pericolosi, demagoghi. E questa è un'occasione importante, anche per il Pd, che ha finalmente la possibilità di dimostrare che, almeno in una sua parte, ha ancora voglia di radicalità. Per questo, in questi giorni di passione, abbiamo bisogno di sperare che il tentativo di Bersani vada in porto.

1 commento:

  1. Il credo che il M5stelle, se non si andrà a votare a breve, potrebbe implodere; altrimenti, se si votasse a breve, diventerà probabilmente il primo partito. Certo che il PD ha compiuto proprio un'impresa, riuscendo a non vincere queste elezioni.
    Speriamo nel miracolo

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