domenica 17 marzo 2013

Considerazioni libere (347): a proposito di cambiamento e di trasparenza...

E' passata un'altra settimana - anche dalla mia ultima "considerazione" sulla situazione politica. Non invano. Laura Boldrini e Piero Grasso sono i nuovi Presidenti della Camera e del Senato. Ieri è stata una giornata emozionante, uno di quei giorni capaci di rendermi politicamente felice, e non mi succedeva da tempo. Perché ai vertici del nostro parlamento ci sono due persone degne di questo incarico, che hanno voluto ricordare nei loro discorsi di insediamento le pagine più alte della nostra storia: la Resistenza e la Costituente. E perché hanno saputo dire cose di sinistra, pur in discorsi che necessariamente devono avere anche la capacità di rappresentare tutte le forze politiche. Le parole alte di Laura Boldrini sulle persone che sono morte nel Mediterraneo nel tentativo disperato di fuggire dai loro paesi rappresentano da sole un tratto di netta distinzione da chi l'ha preceduta su quello scranno: l'esponente di un partito ex-fascista, autore di una pessima legge contro l'immigrazione. Il fatto che Fini non sieda più in parlamento è una delle buone notizie di questa legislatura. Allo stesso modo per la presidenza del Senato si sono scontrati due siciliani: uno che ha combattuto tutta la sua vita contro la mafia e uno che è stato eletto anche con i voti della mafia.
E qui arriviamo ai due punti politici emersi ieri: la capacità di Bersani di uscire dall'angolo in cui era stato messo anche da una parte del suo partito e la difficoltà del Movimento Cinque stelle di essere una forza politica determinante per la vita democratica e istituzionale del nostro paese.
Parto da questo secondo punto, che è comunque il più rilevante. Una parte dei senatori del Movimento Cinque stelle ha votato per Piero Grasso, nonostante il loro guru - anche se adesso vedo che si fa chiamare portavoce - avesse detto ai "suoi" senatori di non votare per nessuno dei candidati dei vecchi partiti. Immagino che per un senatore siciliano fosse impossibile seguire questa bizzarra indicazione di voto, non solo perché contraria alla propria coscienza, ma anche perché politicamente suicida. Gli elettori siciliani del Movimento Cinque stelle, che ovviamente i loro eletti conoscono assai meglio di Grillo, sarebbero giustamente insorti se i loro rappresentanti avessero consentito, seppur indirettamente, l'elezione di Schifani. Guardate, non c'è nulla di particolarmente originale in questa cosa: in un partito politico funziona così. C'è un rapporto costante tra rappresentati e rappresentanti, in una direzione e nell'altra. Ci vorrà qualche tempo perché lo imparino; probabilmente - a leggere le dichiarazioni di oggi - gli eletti lo impareranno più in fretta di quanto non lo farà il loro portavoce.
E qui vorrei fare un appello agli amici del Pd e ai compagni "sinistri" sparsi. In queste ore mi capita di leggere in rete giudizi sprezzanti verso Grillo e verso tutto quel Movimento. Abbassiamo i toni, per favore. Faccio questa riflessione non perché credo possa mai nascere un governo Bersani sostenuto da una parte o da tutto il Movimento Cinque stelle, ma perché è interesse anche nostro, in questa fase complicata della nostra democrazia, che tutte quelle energie che si sono mosse, seppur confusamente, intorno a Grillo, partecipino pienamente alla vita istituzionale del nostro paese. Una parte degli elettori che hanno votato per il Movimento Cinque stelle sono nostri compagni, persone di sinistra, con cui potremo fare domani un pezzo di strada insieme; certo se cominciamo a dir loro che sono cretini, o in malafede, forse sarà difficile perfino cominciarlo questo cammino. Negli altri paesi europei il voto di protesta - definiamolo genericamente "anticasta" - si è rivolto sempre all'estrema destra; in Italia no, ma se fallisce il tentativo del Movimento Cinque stelle - indipendentemente da quello che possa dire Grillo - di diventare un partito vero, questo rischio rimane.
Personalmente io - che pure non ho votato per il Movimento Cinque stelle, per le ragioni che conoscete - sono grato a chi lo ha fatto. Se non avessero ottenuto questo risultato, probabilmente oggi Anna Finocchiaro e Dario Franceschini sarebbero i Presidenti delle due Camere. Intendiamoci: sarebbe stato comunque un balzo in avanti rispetto alla lugubre accoppiata Schifani-Fini, ma non avrebbe raccolto quell'entusiasmo e quell'ottimismo - perfino a volte un po' esagerato e sopra tono - che leggiamo tra ieri e oggi in rete.
E qui torno al primo punto. Almeno per quel che riguarda la necessità di promuovere una generazione nuova di persone Bersani ha colto nel segno. Tutti giustamente lodiamo il fatto che ieri abbia fatto la "mossa del cavallo", ma bisogna anche riconoscergli il fatto che queste due persone erano state convinte un paio di mesi fa a lasciare i propri incarichi per diventare rispettivamente deputata e senatore. Lo ha detto ieri Grasso: aveva lasciato la magistratura immaginando di avere un ruolo diretto rispetto alle sue competenze professionali e mai si sarebbe aspettato di fare il Presidente del Senato, comunque lui era lì, a disposizione, e questo è oggettivamente merito del Pd. Sapete, io in genere non sono tenero verso questo partito, ma credo che questo riconoscimento gli vada dato.
Adesso cominciano altre due partite altrettanto delicate: quella del governo e quella della Presidenza della Repubblica. Forse sarebbe stato meglio che questa avesse preceduto quella. Ma in fondo il 15 aprile non è poi così lontano e in questo caso c'è un vantaggio: il candidato - o la candidata - non deve essere trovata tra un numero ristretto di persone, come i deputati e i senatori. C'è ampia possibilità di scelta.
C'è un'altra cosa positiva che il Movimento Cinque stelle sta portando in politica. La loro ossessione verso gli accordi sottobanco, la loro retorica iperdemocratica - e, ora lo vediamo, anche il desiderio di controllo che il guru, che sta lontano, vuole avere sui "suoi" eletti - sta introducendo alcune novità. Vogliono fare tutti gli incontri via streaming - sarà curioso se lo faranno anche per le consultazioni al Quirinale; al di là del folklore questa trasparenza taglia le gambe - o almeno rende più difficile il lavoro - a chi invece di questi accordi ha fatto uno stile politico. E già si è visto che, al di là della irrilevanza dei numeri, la pattuglia montiana è rimasta spiazzata dal fatto che non ci sono state "trattative". Credo che su questa chiarezza di proposte il Pd - o almeno un pezzo del Pd, quello che adesso è chiamato a guidarlo - possa avere un quaalche vantaggio.

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