mercoledì 27 febbraio 2013

Considerazioni libere (341): a proposito di una scelta di fondo...

La prima regola della democrazia è che bisogna accettare il fatto che non ci sono elettori che sbagliano. Naturalmente questo non significa che non si possano definire alcuni cittadini stupidi o in malafede, ma questa è evidentemente un'altra storia. Se accettiamo - come spero - questa tesi, al netto di fenomeni di corruzione e di condizionamento del voto - un problema molto grave ed esteso in maniera sempre più allarmante, non solo nelle regioni meridionali - dobbiamo accettare che un terzo di italiani ha votato, ancora una volta, per B. e lo ha fatto, essendone pienamente consapevole e convinto della propria scelta.
Tra quelli che votano convintamente per B. ci sono prima di tutto quelli che definisco conservatori a prescindere. Questi non amano B., soffrono a vederlo in televisione e si vergognano di votare per un personaggio del genere - e infatti non lo ammettono nei sondaggi - ma continuano a votarlo perché sanno che finché lui avrà la maggioranza, in questo paese non si farà mai un passo avanti a favore dei diritti civili. Sono quelli che vorrebbero abolire le leggi che hanno introdotto il divorzio e l'aborto e che sono disposti a tutto purché non vengano garantiti nuovi diritti alle persone omosessuali. Dobbiamo rassegnarci che c'è una parte del paese così, che ha paura della modernità; ci sono negli Stati Uniti e in tutti i paesi europei; temo che in Italia siamo molti, sicuramente molti di più di quei pochi che hanno il coraggio di ammetterlo.
C'è poi la grande massa di italiani che vota per B. perché si comportano esattamente come lui o si comporterebbero come lui, se avessero la possibilità di farlo. Ne conosciamo tutti a decine: quelli che affittano in nero a stranieri delle case ormai in rovina, gli artigiani che fanno il minimo possibile di fatture, le coppie che fingono di abitare in case diverse per pagare meno tasse, i commercianti che fanno i furbi in occasione dei saldi, aumentando i prezzi per poi dimezzarli, i medici che accettano un regalo per accelerare una visita o un intervento, quelli che entrano in auto nelle zone ztl, perché fotunatamente hanno uno zio invalido, i padri che mandano le figlie dalle suore e la sera si "divertono" con i trans. Naturalmente questi non votano soltanto per il centrodestra, ma certamente, per la prima volta nell'offerta politica italiana, hanno trovato in B. chi esplicitamente dice che questi comportamenti sono non solo leciti, ma perfino lodevoli; hanno trovato in B. il loro modello ed è naturale che esprimano verso di lui una preferenza, il simile si riconosce.
Tra gli elettori di B. ci sono quelli che in questi vent'anni ci hanno guadagnato e la lista è piuttosto lunga e altrettanto nota: gli evasori fiscali condonati - soprattutto i grandi evasori - i palazzinari e quelli che si sono arricchiti con le speculazioni edilizie e i condoni, gli industriali che hanno guadagnato a scapito dei salari dei lavoratori e degli investimenti, i burocrati che hanno visto crescere il loro potere - al di là della retorica della semplificazione del federalismo; e naturalmente bisogna aggiungere tutti quelli che in qualche modo hanno beneficiato delle ricchezze di costoro. Come ho scritto in una "considerazione" del dicembre 2012 il problema vero non è che Fiorito è un ladro - anche perché in genere i ladri di polli si fanno beccare - ma che lo stesso Fiorito è stato per alcuni anni un fondamentale elemento del "welfare state" per le famiglie del Frusinate.
Infine ci sono quelli che questa volta con ancora maggior convinzione hanno votato per B.; si tratta per lo più di quegli stessi di cui ho parlato adesso. Questi sapevano benissimo che a questo giro B. non avrebbe potuto vincere, ma hanno scommesso sull'ingovernabilità, perché hanno visto quello che è successo in Grecia e sperano che presto succeda lo stesso anche in Italia. Hanno già portato i loro soldi all'estero e sono pronti a comprare non appena lo stato sarà costretto a svendere il patrimonio pubblico e le famiglie, strozzate dai debiti, dovranno vendere le loro case.
Ecco qui c'è un discrimine, un'altra delle fratture su cui dovrà essere reinterpretato e ricategorizzato il sistema politico, dopo le elezioni dello scorso fine settimana, che hanno stravolto - come ho scritto nella "considerazione" che precede questa - gli schemi della politica italiana. Lo dico ora per allora. Bersani e il Pd hanno avuto a disposizione il mio voto, possono anche utilizzarlo per fare un governo a termine con il Pdl o con un pezzo del Pdl. Devono sapere però che non lo stanno facendo in mio nome, ma contro la mia volontà. Io credo di avere il diritto di non voler avere nulla a che fare con le persone che ho descritto prima. Non c'è principio di responsabilità che tenga, non mi interessa se lo chiede l'Europa, Obama o la United Federation of Planets. Personalmente con questa Italia, che sopravviverà a B. - nonostante le speranze e le attese di molti - non voglio averci nulla a che fare, umanamente prima ancora che politicamente. Se il Pd commetterà questo errore, come qualcuno nel Pd immagina e come molti corifei del liberismo chiedono apertamente, io sarò certamente uno dei nuovi elettori del Movimento 5 stelle.
Questo per immaginare un futuro che speriamo di non dover vedere. Per l'oggi e per il domani, bisogna tornare alla politica e dovremo pensare a come convivere con Grillo e soprattutto con chi ha l'ha votato, ma questo sarà oggetto della prossima "considerazione".

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