giovedì 28 giugno 2012

Considerazioni libere (287): a proposito dell'attesa di un vertice...

Francamente non mi aspetto molto dal "fatidico" vertice europeo di questi giorni e sinceramente non saprei neppure cosa aspettarmi di preciso. Di sicuro, al di là di qualche dichiarazione di facciata, dal vertice non uscirà una politica che si ponga come primo obiettivo la riduzione della disoccupazione e la lotta contro la precarietà e il lavoro nero; non saranno prese decisioni per avviare un programma di assistenza ai poveri e ai migranti; non sarà varato un grande piano di opere per mettere in sicurezza il territorio e non saranno decisi investimenti sull'istruzione e sulla sanità pubbliche; non verrà proposta una riforma del fisco che faccia pagare le tasse ai grandi patrimoni e si ponga l'obiettivo della redistribuzione dei redditi. La rivoluzione non comincerà da un vertice di questi capi di stato e di governo, in prevalenza esponenti del centrodestra.
Qualcosa comunque dovrà succedere, anche per dare il segnale che, nella loro lungimiranza e benevolenza, i governi decidono per noi. Al di là di tutto, io credo che Monti vada con una qualche tranquillità a questo vertice, almeno per quanto riguarda la tenuta e la durata del suo prestigioso incarico di commissario europeo per l'Italia, incarico che noi continuiamo a definire presidente del consiglio dei ministri. Basta ripensare a quello che è successo nei mesi scorsi. Di fronte alla sempre più evidente inaffidabilità di B. e dei suoi sodali, circa un anno fa chi sa e chi può in Europa ha deciso che era arrivato il momento di commissariare il nostro paese; prima c'è stata la lettera con cui Draghi ha riscritto il programma di governo e poi, visto che B. non voleva e soprattutto non poteva obbedire, hanno imposto il cambio di governo e Monti ha obbedito, seppur con qualche bizantinismo e con molti ritardi dettati non tanto dalla sua inconsistente maggioranza parlamentare - comunque controllabile a colpi di fiducia - ma da una struttura burocratica che vede progressivamente diminuire i propri poteri, accumulati in anni di malgoverno e di clientelismo. In questo contesto, pensate davvero che siano così pazzi da costringere Monti alle dimissioni? Devono salvare Monti, anche perché se si andasse al voto, probabilmente vincerebbe - o sarebbe comunque determinante per la nascita del nuovo governo - ancora una volta B., questa volta a capo di un partito di stampo lepenista antieuropeo e quindi ancora meno controllabile. Allo stesso modo troveranno qualche escamotage per "salvare" Samaras; dopo essersi spesi per scongiurare il "pericolo" Syriza, è improbabile che lascino il governo greco al suo destino, che comunque è già scritto.
Mi è già capitato di scrivere che in questi mesi, contrariamente a quello che una certa vulgata cerca di far credere, c'è più Europa, ma è un'Europa sempre meno democratica. Il problema non è soltanto l'inutilità politica del parlamento europeo, che non ha nessun vero potere e che ha la funzione di fatto di un ufficio studi che elabora dossier e proposte che vengono regolarmente disattese; il problema è la sempre più evidente marginalizzazione dei parlamenti nazionali, le cui funzioni sono delegate ai governi e, nell'ambito delle istituzioni comunitarie europee, ai capi di governo dei paesi più forti e più ricchi, Germania über alles. Da notare anche che il potere esecutivo dell'Unione, già di per sé molto risicato, è stato diviso tra il presidente del consiglio e il presidente della commissione, due persone nessuna delle quali si caratterizza per la forte autorevolezza politica; è cresciuto invece il peso del presidente della Banca centrale europea, il "tedesco" Draghi. C'è poi il potere dei funzionari, quelli che stanno governando di fatto la Grecia, quelli che tra poco dovranno andare in Spagna, per controllare come verrà speso il maxiprestito concesso a qual paese, che prima o poi dovranno venire qui in Italia. Tutti questi, da Draghi ai funzionari della troika, non rispondono a nessun potere democratico, ma hanno un'idea chiarissima di come deve funzionare un paese: mercato del lavoro senza vincoli, spesa pubblica ridotta all'osso, tassazione indiretta al posto di quella diretta; poi chi è più forte resisterà e chi non resisterà peggio per lui. La globalizzazione, nella forma di capitalismo selvaggio che stiamo conoscendo, si sta mangiando la democrazia come l'hanno costruita le generazioni precedenti alla nostra. Senza questa consapevolezza, senza questa fondamentale premessa, qualsiasi analisi di quello che emergerà dal vertice di questi giorni rischia di essere fuorviante: in questo quadro non ci sarà un risultato positivo del vertice. Quello che è bene per i nostri governi non è quello che è bene per noi, quello che è bene per l'1% non è bene per il 99%: bisogna assumere una nuova radicalità, anche per interpretare quello che succede nel mondo. 
Vedremo cosa succederà nei prossimi giorni e proveremo a commentarlo. Intanto stasera ci consoleremo con la partita. Se vinceremo saremo convinti di aver vendicato i tedeschi "cattivi", se perderemo, sarà l'ennesimo complotto a nostro danno.

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