lunedì 7 maggio 2012

Considerazioni libere (283): a proposito di un turno di elezioni europee...

Domenica 6 maggio qualcosa è successo. Vedremo nei prossimi mesi se ci saranno conseguenze e, soprattutto, se saranno positive o negative. Per forza di cose, visto che scrivo subito dopo il voto, queste note sono frammentarie, sono spunti di riflessione più che una "considerazione" vera e propria; prendeteli come tali, con la consueta pazienza.
Primo spunto: l'Europa esiste. Non esiste uno spazio istituzionale comune - e le istituzioni che comunque ci sono appaiono estremamente deboli - c'è una propaganda molto ostile contro l'Europa di Maastricht, contro l'Europa dell'euro e delle autorità monetarie che in questi anni sono state le titolari di fatto di tutta la politica europea, e non esiste di converso una cultura europeista capace di "far sognare" come è avvenuto in altre stagioni; eppure ieri sera in tanti, in tutti i paesi europei, abbiamo aspettato l'esito delle elezioni francese, greca e tedesca, consapevoli che quei voti ci riguardano direttamente. L'Europa come entità politica ieri sera alle 20.00 aspettava i risultati delle elezioni francesi e guardava con apprensione ai primi dati che giungevano dalla Grecia: ormai, nonostante tutta la retorica patriottarda o localistica, abbiamo capito che c'è una dimensione europea con cui dobbiamo fare i conti; per l'Italia poi mi pare sia un'opportunità, visto il livello del dibattito politico "nostrano".
Secondo spunto: la sinistra esiste. Non so se si sta effettivamente aprendo una fase nuova, però la sinistra europea ha ricominciato a proporre un'analisi propria, non più presa a prestito dalla cultura dominante liberista. Ieri sera lo "spettro" ha battuto un colpo sul tavolino europeo. Per troppi anni l'unico orizzonte culturale è stato rappresentato dal mercato, dal mito della competitività, dall'idea che la finanza pubblica debba essere comunque vincolata - tanto che abbiamo perfino messo nelle nostre costituzioni il pareggio di bilancio, istituzionalizzando l'ultraliberismo; naturalmente questa cultura è ancora quella vincente, è quella largamente dominante, ma ieri sera, ascoltando il primo discorso "presidenziale" di Hollande, pur nell'inevitabile retorica di un'occasione come questa, abbiamo sentito alcune parole "nuove", come giustizia, uguaglianza, diritti. Nei prossimi mesi misureremo quanto questo cambio, anche lessicale, sarà effettivo. Adesso tutti parlano di crescita - perfino un ultraliberista come Monti, perfino il pavido Barroso, perfino i tedeschi - però al momento in cui comincerà la crescita occorre arrivarci vivi e non è detto che sarà così, come vediamo, già adesso, in modo drammatico in Grecia e come vedremo - molto presto purtroppo - anche in Italia. La crisi non è stata causata dall'aumento del debito pubblico - come cercano ogni giorno di convincerci - ma dal crollo del sistema finanziario privato, per una micidiale miscela di incapacità e di avidità; su questo bisogna intervenire. Hollande ha saputo dire con chiarezza che occorre regolamentare i mercati finanziari, cosa che finora è sempre stata un tabù, anche per molti esponenti di sinistra, e ha detto che occorre investire sullo stato; anche ieri sera ha ripetuto il suo impegno per aumentare il numero degli insegnanti nella scuola pubblica e questo è uno dei segnali più forti che ha saputo dare nel corso della sua campagna. Ieri ha perso in maniera nettissima il Pasok; sinceramente mi dispiace molto perché quel partito ha rappresentato qualcosa di importante per la storia recente della Grecia e per il ritorno di quel paese alla democrazia. Ma in Grecia è stata sconfitta la sinistra che ha perso l'anima, che ha rinunciato ai suoi valori fondanti; il dramma del Pasok non è quello di aver accettato una politica di sacrifici - i partiti di sinistra lo hanno saputo fare nei momenti più tragici della storia - né di aver accettato dei compromessi - anche questo è nel nostro dna - ma di aver abdicato culturalmente all'impostazione voluta dalle istituzioni finanziarie internazionali. Spero sinceramente che non accada lo stesso in Italia, perché - anche se io non sostengo il Pd - penso che l'alternativa nel nostro paese sarà impossibile senza il Pd. La sinistra in Italia ha bisogno del Pd, anche se di un Pd diverso da quello che c'è ora; mi auguro che il Pd cambi e non che muoia, come sta avvenendo al Pasok. Fate attenzione però, amici e compagni del Pd: l'abbraccio con la destra, anche quella rispettabile di Monti e Casini, è mortale.
Terzo spunto: le istituzioni sono importanti ed è importante che siano forti e condivise. Hollande ha vinto - e ha potuto vincere - perché la gara si è svolta con regole che hanno reso possibile quel risultato: senza il meccanismo del doppio turno probabilmente l'esito delle elezioni sarebbe stato diverso, più incerto, senza la garanzia che fosse così netto, già a partire dalla serata di ieri. So bene che quando si devono ridefinire le regole istituzionali di un paese non basta presentare le proprie e aspettare che vengano accolte dagli altri: bisogna saper accettare delle mediazioni affinché si possa giungere a una proposta condivisa. Ma perché in Italia la sinistra ha abbandonato così presto la proposta di riformare la legge elettorale seguendo lo schema del doppio turno francese? Mi pare che il Pd abbia proposto altri schemi perché sostanzialmente i suoi leaders immaginavano di poter rappresentare tutto il campo del centrosinistra e quindi che fosse più funzionale per il nuovo partito una legge elettorale di tipo maggioritario. Visto che - per me fortunatamente, per altri forse no - non è così e c'è una sinistra che, seppur confusamente, vive fuori dal Pd, che non ha rappresentanza, che emerge e scompare in maniera carsica: queste donne e questi uomini debbono avere una qualche prospettiva, che non sia quella di rifugiarsi in un'antipolitica piuttosto sterile. In Francia il Front de gauche ha svolto questa funzione, incidendo anche sulla politica di Hollande e dei socialisti. Capisco Bersani quando dice che in fondo il voto di Hollande, che va da Mélanchon a Bayrou, rappresenta un po' la grande coalizione che il Pd vorrebbe fare in Italia, in chiave repubblicana contro la destra populista; un po' bara, perché Hollande è centrale nella sua coalizione, non rifiutando la sua matrice socialista, mentre Bersani è stato costretto a farlo, ponendosi inevitabilmente in una condizione di subalternità culturale prima che politica.
Quarto spunto: c'è un pericolo all'orizzonte. Pur in un quadro istituzionale forte come quello francese, il Front national ha avuto il risultato che ha avuto e su cui ho già avuto l'opportunità di soffermarmi in un'altra "considerazione". Nel parlamento greco sarà rappresentato un partito di stampo nazista, che ha nella violenza, in particolare contro i diversi, la sua ragion d'essere. C'è motivo di temere questi fatti, tanto più che c'è una destra istituzionale, che per convenienza, sembra voler aprire un dialogo con questi partiti. Movimenti di tipo fascista si trovano in molti paesi europei, in alcuni di essi sono e sono stati determinanti per sostenere il governo di centrodestra - ad esempio in Olanda - in Ungheria un partito nazionalista, con forti caratteri fascisti, è addirittura il partito di maggioranza e ha modificato la carta costituzionale. C'è una risposta della destra estrema e xenofoba alla crisi. E anche per questo la sinistra deve trovare in fretta le proprie risposte. E arrivo all'ultimo punto.
Quinto spunto - e quello che in questo momento mi sembra più importante: siamo di fronte a un'opportunità e a un rischio. Nessuno ha la sfera di cristallo e chiunque faccia in questi momenti delle ipotesi rischia di essere smentito nel giro di qualche mese; premesso questo, voglio però fare una riflessione. La vittoria di Hollande potrebbe aprire un ciclo favorevole alla sinistra europea; d'altra parte i conservatori europei sono stati i maggiori - anche se non gli unici - responsabili di questa crisi ed è quindi naturale che ne paghino le conseguenze. Se anche si aprisse questa fase, ad esempio con la vittoria della Spd alle prossime elezioni politiche in Germania e la nascita di una coalizione di centrosinistra anche in quel paese, saremmo davvero in una fase molto diversa da quella attuale. In Europa abbiamo di recente vissuto un periodo in cui i rappresentanti del socialismo europeo erano al governo in quasi tutti i principali paesi dell'Unione, eppure di quel momento storico è rimasto molto poco: si disse allora che si trattava di un riformismo senza popolo, destinato quindi a tagliare il ramo su cui si era arrampicato. Non voglio tornare a quegli anni ed a un'analisi che richiederebbe più tempo. La sinistra europea non può ripetere quell'errore: ci sono milioni di europei che non hanno lavoro, giovani che non hanno prospettive, persone che vedono sgretolarsi conquiste del welfare ormai date per certe, come il sistema pensionistico, donne che non riescono più ad entrare nel mercato produttivo, in generale c'è una generazione intera che sa che vivrà peggio di come sono vissuti i loro genitori: è una novità inaudita per l'Europa. Nei giorni scorsi a Praga c'è stata una manifestazione enorme, la più grande dai tempi dell'89 e della cosiddetta "rivoluzione di velluto" per protestare contro le scelte liberiste del governo ceco. In Spagna c'è un movimento, forse un po' confuso, ma comunque vitale, che non esprime soltanto indignazione, ma anche una critica radicale al sistema capitalistico come lo abbiamo conosciuto fino ad ora. In Italia c'è il movimento che ruota attorno al tema dei beni comuni e che si è espresso con una grande maggioranza in occasione dei referendum sull'acqua. In Francia c'è la maggioranza che ha scelto Hollande: ammetto che non sia tutta sinistra, che ci sia anche un pezzo di "antisarkozismo" - concedetemi la brutta parola - ma comunque c'è un popolo che guarda con speranza alla sinistra. In tutta Europa durante le manifestazioni per il Primo maggio sono risuonati slogan e parole d'ordine importanti e significative. C'è un possibile risveglio, ma se queste speranze fossero deluse ancora una volta, ci sarebbero spinte difficili da governare, perché la miseria è una molla potente, che fa dimenticare molti valori positivi, a volte anche la solidarietà di classe. Se la sinistra fallisce, c'è una soluzione facile, sempre a portata di mano: è quella di incolpare della nostra povertà quelli che sono ancora più poveri, la continua lotta tra gli ultimi e i penultimi di cui si sono sempre avvantaggiate le classi dominanti. Se leggete certe notizie di cronaca in Italia c'è un humus sempre pronto a essere attivato. Si aprirebbe allora per l'Europa un buco nero. Chi si è assunto l'onere di guidare la sinistra spero abbia ben presente questo dramma e la necessità di dare una risposta positiva e noi che a sinistra militiamo, con tutte le nostre confusioni, i nostri velleitarismi, sia quelli di noi che sono nei partiti sia quelli - come me - che ne sono fuori, dobbiamo sentire la stessa responsabilità. Non sarà sufficiente la ricetta di Hollande per guarire il malato, servirà anche un nostro impegno più diretto, più fattivo, più vivo.

p.s. Scrivo mentre arrivano i dati delle amministrative italiane. Mi pare che il primo dato che balza all'occhio è che c'è di nuovo una grande mobilità nel voto. Ci sono milioni di voti a disposizione, di cui a questo giro hanno approfittato più singoli politici, da Orlando a Tosi, da Doria ai candidati grillini, più che i vari partiti; non bisogna rassegnarsi al pensiero che questo paese sia naturalmente di destra e quindi si possa vincere solo attraverso degli escamotage. Ma su questo penso tornerò.

1 commento:

  1. caro amico mio.
    Te lo dico ?
    Sì te lo dico.
    Sei lungo, fisicamente e anche se scrivi.
    Se non ti offende:prolisso.
    Se ti offende: ti voglio bene.
    ma secondo te uno può reggere a una così ? No.
    Io mi sono fermato a"saremmo davvero in una fase molto diversa da quella attuale. In Europa abbiamo di recente vissuto un periodo in cui i".
    La "i" mi ha messo appetito, così sono andato acercare cibo.
    Ma sono tornato, perchè sono antico e gli antichi hanno doveri verso i recenti.
    Scrivi meno e meno esplicativo.Non c'è bisogno di esagerare nel dire e considerare.A volte basta esistere.
    Ma, ma, ma, la cosa che fai mi piace.Hai una mente capace e voluttuosa di farsi vedere. Fallo meglio.Puoi.Il tuo amico Fulvio.

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