venerdì 13 maggio 2011

"I prigionieri dimenticati" di Peter Benenson

articolo da "The London Observer" del 28 maggio 196

Aprite i vostri quotidiani in qualsiasi giorno della settimana e troverete un articolo proveniente da qualche parte del mondo che parla di qualcuno che è stato imprigionato, torturato o giustiziato perché le sue opinioni o la sua fede religiosa sono inaccettabili per il suo governo. Ci sono milioni di queste persone in prigione - non tutti dietro la cortina di ferro o di bambù - ed il loro numero è in crescita. Il lettore del quotidiano avverte un nauseante senso d'impotenza. Tuttavia se queste sensazioni di disgusto in tutto il mondo potessero essere unite in un'azione comune, ne potrebbe nascere qualcosa di efficace.

Nel 1945 i membri fondatori delle Nazioni Unite approvarono la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Al momento non esiste un metodo sicuro per scoprire quanti paesi permettono ai loro cittadini di godere di queste due libertà fondamentali. Ciò che conta non sono i diritti che si trovano sulla carta costituzionale, bensì il fatto che essi possano essere esercitati e messi in pratica. Nessun governo, ad esempio, compie maggiori sforzi per evidenziare le proprie garanzie costituzionali di quello spagnolo, tuttavia esso non è in grado di applicarle.

Esiste una tendenza in aumento in tutto il mondo a nascondere i veri motivi per cui gli "anticonformisti" vengono imprigionati.

In Spagna, gli studenti che fanno circolare volantini in cui si fa appello al diritto di poter discutere su argomenti di attualità, vengono accusati di "ribellione militare".

In Ungheria i preti cattolici che hanno tentato di tenere aperte le proprie scuole di canto sono stati accusati di "omosessualità". Queste accuse di comodo indicano che i governi non sono affatto indifferenti alla pressione esercitata dall'opinione pubblica straniera. E quando l'opinione pubblica del mondo concentra la propria attenzione su un punto debole, qualche volta accade che riesca a far cambiare idea ad un governo. Ad esempio il poeta ungherese Tibor Dery è stato rilasciato di recente dopo la creazione di "comitati Tibor Dery" in molti paesi; il professor Tierno Galvan ed i suoi amici letterati sono stati liberati in Spagna lo scorso marzo dopo l'arrivo di importanti osservatori stranieri.

Un ufficio a Londra per raccogliere notizie

L'importante è mobilitare la pubblica opinione in modo rapido ed esteso, prima che un governo si ritrovi intrappolato nel circolo vizioso causato dalla sua stessa repressione, di fronte alla prospettiva di un'imminente guerra civile. A quel punto la situazione sarebbe troppo disperata per un governo per permettergli di fare delle concessioni. Il ruolo dell'opinione pubblica, per essere efficace, deve avere un'ampia base, che deve essere internazionale, non settaria e pluripartitica.

Campagne in favore della libertà condotte da una sola nazione, o partito contro un altro, spesso non fanno altro che ottenere un intensificarsi della persecuzione. Ecco perché abbiamo creato Appeal for Amnesty 1961. La campagna, che inizia oggi, è il risultato di un'iniziativa di un gruppo di avvocati, scrittori ed editori di Londra che condividono il seguente pensiero di Voltaire: "Detesto le tue opinioni, ma sono pronto a morire per il tuo diritto di esprimerle".

Abbiamo organizzato un ufficio a Londra per raccogliere informazioni sui nomi, il numero e le condizioni di coloro che abbiamo deciso di denominare "Prigionieri di Coscienza", e li definiamo così: "Qualsiasi persona che sia fisicamente impossibilitata (dalla prigionia o misure simili) ad esprimere (in parole o simboli) qualunque opinione che professi e che non invochi o condoni l'uso della violenza sulle persone". Inoltre escludiamo tutte quelle persone che hanno tramato con un governo straniero per rovesciare il proprio.

Il nostro ufficio terrà delle conferenze stampa per focalizzare l'attenzione su Prigionieri di Coscienza selezionati imparzialmente in diverse parti del mondo. Esso fornirà anche delle informazioni circostanziate a qualsiasi gruppo, esistente o nuovo, in qualunque parte del mondo, che decida di unirsi in uno sforzo speciale a favore delle libertà di opinione o di religione.

In ottobre verrà pubblicato presso la Penguin il volume "Persecution 1961" come parte della nostra campagna Amnesty. In esso ci saranno le storie di nove uomini e donne da parti diverse del mondo, di differenti opinioni politiche e religiose, che hanno sofferto un imprigionamento a causa delle loro opinioni. Nessuno di essi è politico di professione; sono tutti professionisti. Le opinioni che li hanno condotti in prigione sono frutto comune di discussione in una società libera. Poeta frustato di fronte alla famiglia.

Una di queste storie tratta della rivoltante brutalità con cui è stato trattato il maggiore poeta angolano, Agostino Neto, prima dello scoppio degli scontri attualmente in atto nel paese. Il dr. Neto era uno dei cinque dottori di origine africana in Angola. I suoi sforzi per migliorare i servizi sanitari per i suoi compatrioti erano inaccettabili per i portoghesi. Nel giugno dell'anno scorso la Polizia Politica è entrata nella sua abitazione, lo ha frustato di fronte alla sua famiglia e l'ha trascinato via. Si trova da allora nelle isole di Capo Verde senza accusa né processo. Dalla Romania vi faremo sapere della storia di Constantin Noica, il filosofo, che è stato condannato a venticinque anni di prigione perché, mentre si ritrovava "sospeso" dall'insegnamento, i suoi amici e discepoli continuavano a fargli visita e ad ascoltarlo parlare di filosofia e letteratura. Il libro parlerà dell'avvocato spagnolo Antonio Amat, che ha cercato di costruire una coalizione di gruppi democratici ed è sotto processo dal novembre 1958; di due bianchi perseguitati dalla loro stessa razza per aver professato l'opinione che le razze di colore dovrebbero avere gli stessi nostri diritti - Ashton Jones, il pastore sessantacinquenne, che fu ripetutamente picchiato e due bianchi perseguitati dalla loro stessa razza per aver professato l'opinione che le razze di colore dovrebbero avere gli stessi nostri diritti.

Scoprire chi è in prigione

La tecnica di rendere pubbliche le storie personali di molti prigionieri di diverse fedi politiche è nuova. E' stata adottata per evitare il destino di precedenti campagne di amnistia, che spesso si sono occupate più di rendere pubbliche le opinioni politiche del prigioniero che di sottolineare gli scopi umanitari dell'intervento.

Come possiamo stabilire le condizioni della libertà nel mondo d'oggi? Il filosofo americano John Dewey una volta disse:

"Se volete definire le condizioni in cui si trova una società, andate a scoprire chi sta in prigione".

Questo è un consiglio difficile da seguire, poiché sono pochi i governi che accettano volentieri indagini sul numero dei prigionieri di coscienza che detengono. Ma un altro test sulla libertà che può essere eseguito è quello di andare a verificare se la stampa è libera di criticare il governo.

Persino molti governi democratici sono sorprendentemente sensibili alle critiche della stampa. In Francia il Generale De Gaulle ha intensificato le chiusure dei giornali, una politica che ha ereditato dalla Quarta Repubblica. In Gran Bretagna e negli Stati Uniti si fanno tentativi saltuari di ammorbidire il pungiglione delle critiche della stampa per mezzo della tecnica di rivelare ai direttori dei "segreti sulla sicurezza", come nel caso di spionaggio Blake.

Nel Commonwealth britannico, il governo di Ceylon ha lanciato un attacco alla stampa, e sta minacciando di prendere il controllo dell'intero sistema dell'informazione.

In Pakistan la stampa è alla mercé dell'amministrazione della Corte Marziale.

Nel Ghana la stampa d'opposizione opera in gravi condizioni di difficoltà.

In Sudafrica, che lascerà il Commonwealth mercoledì, il governo sta progettando ulteriori leggi a favore della censura delle pubblicazioni.

Al di fuori del Commowealth, la libertà di stampa è specialmente in pericolo in Indonesia, nel mondo arabo ed in paesi dell'America Latina come Cuba.

Nel mondo comunista, in Spagna ed in Portogallo, le critiche della stampa al governo sono raramente tollerate.

La massima di Churchill sulla democrazia

Un'altra verifica sulla libertà di un paese si rivela nella tolleranza o meno da parte di un governo dell'esistenza di un'opposizione. Gli anni del dopoguerra hanno visto il fiorire di "regimi personali" in Asia e Africa.

Ovunque si vieti ad un partito di opposizione di proporre candidati o di verificare i risultati delle elezioni, la posta in gioco è molto più alta del semplice futuro del partito. Le elezioni multipartitiche possono risultare ingombranti nella realizzazione, ed il rischio di coalizioni mette in pericolo la stabilità di un governo; ma non è stata ancora trovata una strada alternativa. Sebbene ci sia del vero nell'antica osservazione che la democrazia non si adatta bene ai nazionalismi emergenti, dovremmo anche ricordarci della massima di Winston Churchill:

"La democrazia è un cattivo sistema di governo, ma nessuno ne ha pensato uno migliore."

Una quarta verifica sulla libertà sta nel controllare se coloro che sono accusati di crimini contro lo Stato ricevono un processo pubblico e rapido di fronte ad una corte imparziale: se viene loro permesso chiamare testimoni a loro difesa, e se il loro avvocato è in grado di condurre la difesa nel modo che ritiene migliore.

In anni recenti si è verificata una spiacevole tendenza in alcuni di quegli stati che vanno orgogliosi dell'indipendenza del loro sistema giudiziario: dichiarando lo stato di emergenza e relegando i suoi oppositori in "detenzione preventiva", i governi hanno aggirato la necessità di trovare e provare le accuse.

All'altro estremo c'è l'entusiasmo nei paesi Sovietici nell'imbastire istituzioni che, sebbene vengano chiamate corti, non lo sono affatto. Le cosiddette "corti dei compagni" nell'U.R.S.S., che detengono il potere di trattare con i "parassiti", sono essenzialmente poco più che dipartimenti del Ministero del Lavoro, che spostano "disadattati" in buchi vuoti in Siberia.

In Cina lo spostamento di manodopera secondo un processo apparentemente giudiziario avviene su scala gigante. La via più rapida per portare aiuto ai prigionieri di coscienza è la pubblicità, specialmente tra i loro concittadini. Con la pressione dei nazionalismi emergenti e le tensioni della Guerra Fredda, ci saranno probabilmente situazioni in cui i governi saranno portati ad adottare misure di emergenza per proteggere la loro esistenza.

E' vitale che l'opinione pubblica insista sul fatto che queste misure non siano eccessive, né prolungate dopo il momento di pericolo. Se l'emergenza deve durare molto, allora un governo dovrebbe essere invitato a permettere ai suoi oppositori di uscire dalle prigioni per cercare asilo all'estero.

Un controllo delle frontiere più efficiente

Sebbene non esistano statistiche, è probabile che gli anni recenti abbiano visto una stabile diminuzione nel numero di persone che riescono a trovare asilo. Ciò non è tanto dovuto alla riluttanza di altri paesi ad offrire riparo quanto all'aumentata efficienza del controllo delle frontiere, che al giorno d'oggi rende più difficile alle persone la fuga.

Vari tentativi per raggiungere un accordo su una convenzione internazionale sull'asilo alle Nazioni Unite si sono trascinati per anni senza alcun risultato. In molti paesi esiste anche il problema delle restrizioni sulla manodopera straniera. Finché il lavoro non è disponibile nelle nazioni "ospiti", il diritto di asilo rimane vano.

Appeal for Amnesty 1961 ha lo scopo di aiutare a creare un impiego adatto a rifugiati politici e religiosi. Sarebbe bello se in ogni paese "ospite" un ufficio centrale per l'impiego di queste persone potesse essere organizzato con la cooperazione delle confederazioni dei datori di lavoro, i sindacati ed il Ministero del Lavoro.

In Gran Bretagna ci sono molte ditte che offrirebbero traduzioni e lavoro di corrispondenza ai rifugiati, ma non vi sono meccanismi atti a collegare domanda ed offerta. Quei regimi che rifiutano ai propri cittadini di cercare asilo sulla base del fatto che essi andrebbero all'estero solo per cospirare, potrebbero essere meno riluttanti se sapessero che, al loro arrivo, i rifugiati non starebbero lì a far nulla in una frustrazione senza scopo.

I membri del Consiglio d'Europa hanno sottoscritto una Convenzione dei Diritti Umani, e hanno istituito una commissione per assicurare la sua applicazione. Alcuni paesi hanno accordato ai loro cittadini il diritto di fare appello individualmente alla commissione. Ma alcune, Gran Bretagna compresa, hanno rifiutato di accettare la giurisdizione della commissione su casi singoli, e la Francia ha rifiutato di ratificare la Convenzione. La pubblica opinione dovrebbe insistere sulla creazione di meccanismi efficaci sovranazionali non solo in Europa, ma su linee simili anche in altri continenti.

Questo è un anno particolarmente adatto ad una Campagna per l'Amnistia. E' il centenario dell'incarico del Presidente Lincoln, e dell'inizio della Guerra Civile che giunse alla liberazione degli schiavi americani; è anche il centenario del decreto che emancipò i servi della gleba russi. Cento anni fa il bilancio del Sig. Gladstone eliminò le tasse oppressive sulla stampa ed allargò così la diffusione della stampa e la sua libertà; il 1861 segnò la fine della tirannia del Re "Bomba" di Napoli, e la creazione di un'Italia unita; fu anche l'anno della morte di Lacordaire, il Domenicano francese oppositore dell'oppressione Borbonica e Orleanista.

Il successo della Campagna Amnesty 1961 dipende da quanto incisivamente e potentemente sarà possibile riunire la pubblica opinione. Dipende anche dalla sua composizione, internazionale nel carattere e politicamente imparziale. Qualsiasi gruppo pronto a condannare la persecuzione, senza tenere conto di dove avviene e di chi sia il responsabile o le idee perseguitate, è il benvenuto.

Quanto possa essere ottenuto quando uomini e donne di buona volontà si uniscono, fu dimostrato durante l'Anno Mondiale dei Rifugiati.

Inevitabilmente la maggior parte dell'azione richiesta da Appeal for Amnesty, 1961, può essere intrapresa solo dai governi. L'esperienza mostra che in questi argomenti i governi sono pronti ad agire solo dove l'opinione pubblica si fa sentire. La sua pressione cento anni fa comportò l'emancipazione degli schiavi. E' ora che l'uomo insista per ottenere per la sua mente la stessa libertà che ha conquistato per il suo corpo.

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