martedì 7 dicembre 2010

"Pallida consolazione" di Hans Magnus Enzenberger


La lotta di tutti contro tutti dovrebbe,
secondo quanto trapela da ambienti
vicini al ministero degli Interni,
essere prossimamente nazionalizzata,
fino all'ultima macchia di sangue.
Tanti saluti a Hobbes.

Guerra civile ad armi impari:
quel che gli uni fanno con la carta bollata
gli altri lo fanno col mitra.
Gli avvelenatori e i piromani
dovranno fondare un sindacato
per difendere il proprio posto di lavoro.

Si osserva un'apertura sempre maggiore
del nostro regime carcerario.
Lavabile, rilegato in plastica nera,
Krapotkin è lì pronto per lo studio:
Sistema del reciproco aiuto in natura. Magra consolazione.

Abbiamo con rammarico appreso
che non esiste giustizia,
e con ancora maggior rammarico
che, come ci assicurano negli ambienti in questione,
stropicciandosi le mani, mai alcunché
del genere potrà, dovrà né saprà esistere.

Dibattuto è tuttavia chi o che cosa
ne abbia colpa. Si tratta del peccato originale
o della genetica? della cura del neonato?
della scarsa educazione sentimentale?
della dieta sbagliata? del Diociassiste?
del predominio del maschio? del capitale?

Del fatto che purtroppo non possiamo impedirci
di violentarci a vicenda,
di metterci in croce alla prima occasione
e di mangiarci gli avanzi, non sarebbe male
scoprire un'adeguata spiegazione,
balsamica per l'intelletto.

Anche se l'obbrobrio quotidiano disturba,
esso tuttavia non ci stupisce.
Ciò che però appare enigmatico
è il tacito aiuto,
la bonarietà senza secondi fini,
nonché l'angelica bontà.

E' dunque gran tempo ormai di elogiare
con lingua infuocata il barman che per ore e ore
ascolta il monologo dell'impotente;
il rappresentante di gallette prodigo
di misericordia, il quale risparmia il colpo mortale
lasciando cadere l'ingiunzione a pagare;

nonché la bigotta, la quale
inaspettatamente accoglie il disertore affranto
che bussa alla sua porta, e lo nasconde;
e il rapitore che al confuso complotto
con un fievole sorriso di felicità
improvvisamente rinuncia, stanco morto;

e noi mettiamo da canto il giornale
rallegrandoci, con un'alzata di spalle, come
quando il pezzo strappalacrime, se Dio vuole, è finito;
quando al cinema si accendono le luci, e fuori
ha smesso di piovere, e allora finalmente
c'infiora le labbra la prima boccata di sigaretta.

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