domenica 19 dicembre 2010

Considerazioni libere (189): a proposito di soldi che si hanno e non si hanno...

Non so quanti dei miei sparuti seguono il calcio e quanti, tra le vicende di questo sport, si interessano a quello che succede intorno al Bologna Fc: suppongo siano assai pochi. In questi mesi però è successo qualcosa che merita una qualche attenzione, anche per chi non ama lo sport.
Nell'estate del 2008 il Bologna è stato acquistato da Renzo Menarini, un imprenditore bolognese, proprietario di un'importante impresa di costruzioni. Menarini, già socio di minoranza del club, aveva pensato che la proprietà della squadra di calcio gli avrebbe permesso di realizzare un nuovo stadio nei dintorni della città e quindi sarebbe stato un affare considerevole. Svanita ben presto questa ipotesi, è stato subito evidente che Menarini non aveva il denaro necessario, oltre che le capacità, per gestire una squadra di calcio: il Bologna quindi è stato messo sul mercato. Dopo alcune trattative andate a vuoto, è sbarcato a Bologna un imprenditore sardo, Sergio Porcedda, che questa estate, ha acquistato l'80% del club, avviato una campagna acquisti piuttosto costosa e cominciato a gestire la società: pareva andasse tutto bene, nonostante qualcuno avesse dei sospetti sulle reali capacità finanziarie di Porcedda. Alcune settimane fa è venuta fuori la vera situazione della società: Porcedda non ha mai tirato fuori un euro, non ha pagato Menarini per l'acquisto della società, non ha pagato le altre squadre per l'acquisto dei giocatori, non ha pagato l'affitto al Comune per lo stadio, non ha pagato l'affitto per la sede e il centro tecnico, non ha pagato né gli stipendi dei giocatori né le tasse e i contributi. In sostanza è venuto fuori che Porcedda non solo non ha i soldi per comprare una squadra di serie A, ma probabilmente neppure per comprarsi un calcio balilla.
Pare che alcuni importanti imprenditori legati alla città vogliano acquistare la società e Porcedda sta trattando per uscire, non solo senza pagare dazio, ma probabilmente con una qualche buonuscita. E probabilmente ci riuscirà.
Ora questa vicenda - che ho riassunto per sommi capi - mi sembra che racconti esattamente cosa è diventato questo paese. Un truffatore - perché questo è Porcedda - può tranquillamente acquistare una società e fare affari di milioni senza avere in tasca un soldo e quando lo scoprono può farla franca. Per chiunque di noi l'acquisto di un oggetto a rate, un'automobile piuttosto che una cucina, si rivela a volte un lungo passaggio di carte e garanzie, per qualcuno evidentemente per comprare una società basta la faccia tosta e la spregiudicatezza. C'è evidentemente qualcosa di patologico nel nostro sistema, nelle forme del capitalismo italiano, se un personaggio di questo genere può continuare a fare affari sul nulla. Mancano elementi di garanzia e di tutela per chi lavora.
Il Bologna si salverà, perché attorno a una squadra di calcio c'è un'altissima attenzione mediatica e politica: compresibilmente molti imprenditori, finora lontani dal mondo, hanno deciso di fare un investimento perché il fallimento della squadra finirebbe per danneggiare l'immagine dell'intera città. Ma cosa sarebbe successo se il Porcedda di turno avesse "acquistato" una qualunque altra società? L'azienda sarebbe fallita, lasciando a casa i lavoratori e senza soldi i fornitori, mentre il Porcedda di turno farebbe la bella vita da qualche altra parte. No, così non può continuare ad andare avanti.

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