giovedì 8 luglio 2010

Considerazioni libere (137): a proposito di chi sa fare le cose...

La Rai nei mesi estivi, evidentemente per risparmiare su nuovi programmi, utilizza a piene mani le risorse dei suoi cospicui archivi, assemblando spezzoni di vecchi varietà. Si tratta di video che si possono trovare anche su Youtube, cercandoli con un po' di pazienza.
Non so se chi cura questi programmi e chi ne autorizza la messa in onda si rende conto dell'indiscusso effetto autolesionistico di questa operazione; spero non voluto: altrimenti dovremmo più correttamente parlare di masochismo. Guardando quegli spezzoni di trasmissioni in bianco e nero è inevitabile il confronto con quello che è in onda in questi anni e purtroppo questo confronto è quasi sempre impietoso: i nuovi programmi ne escono ancor più brutti di quello che effettivamente sono.
Mi pare che il motivo fondamentale di questo decadimento sia piuttosto semplice da trovare: la televisione non cerca chi sa fare, ma per lo più valorizza chi non sa fare. E purtroppo questo è vero anche in altri campi di questo paese.
A suo modo è emblematica la storia di Pietro Taricone, che è morto tragicamente pochi giorni fa, suscitando una forte commozione. Taricone era diventato popolare perché aveva partecipato alla prima edizione del Grande fratello: era stato scelto non perché sapesse fare qualcosa, perché avesse un qualche talento, ma perché, secondo gli autori di quella fortunata trasmissione, poteva rappresentare meglio di altri un tipo di giovane maschio italiano, un po' sbruffone, dongiovanni, ma poi capace di farsi voler bene, un tipo spesso presente nei film della commedia all'italiana. Ed effettivamente Taricone rappresentò al meglio questa "maschera", perché probabilmente lui era proprio così. Finita la trasmissione, Pietro avrebbe potuto tranquillamente vivere di rendita, passare da una trasmissione all'altra, continuando a non saper fare nulla, ma rimanendo al centro dell'attenzione mediatica. Taricone ha fatto una cosa decisamente controcorrente - e che in qualche modo ha pagato - e ha deciso che non poteva continuare a essere famoso senza saper far nulla; in questo è stato davvero poco italiano. Ha provato, con una determinazione ammirevole, a fare l'attore, probabilmente con risultati non sempre eccelsi, ma bisogna dargli atto di questa scelta, perseguita con ostinazione.
Per il resto la televisione odierna è spesso fatta da ballerine che non sanno ballare, pur potendo vantare altre evidenti doti, da comici che non fanno ridere, ma soprattutto da autori che non sanno scrivere e dirigenti televisivi che non capiscono molto di televisione. Davvero la televisione in questo è specchio fedele della nostra società.

p.s. oggi è morto Lelio Luttazzi, uno che sapeva fare le cose...

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