lunedì 7 giugno 2010

Considerazioni libere (123): a proposito di Facebook...

Sarà che l'arrivo della stagione calda costringe i giornalisti delle varie rubriche - ormai diventate l'ossatura di ogni quotidiano, di ogni periodico e della televisione - a parlare quasi sempre delle stesse cose, sarà il fatto che Facebook è ormai diventato un fenomeno di massa, visto che tra qualche settimana dovrebbe raggiungere i 500 milioni di utenti attivi nel mondo, sarà che in questi ultimi giorni si è riaperta la questione sulla privacy degli utenti e gli amministratori del social network hanno attivato un sistema più semplice per decidere quali informazioni condividere e quali no, insomma sarà per tutto questo che non passa giorno senza che qualcuno, in televisione o sui giornali, dedichi una sua riflessione, più o meno critica, a Facebook. Molte di queste considerazioni sono piuttosto banali, ma su alcuni temi mi sembra utile approfondire un po'.
Io sono su Facebook dall'ottobre del 2008 e non mi sono stancato. Confesso di essere un utente attivo - anche troppo attivo, a sentire Zaira, che è anche lei su Facebook, ma è decisamente meno "maniaca" di me. Ho quasi 1.300 amici, ho attivato alcuni gruppi seri e qualche gruppo stupido, mi sto adoperando per riunire tutti i Billi che nel mondo si sono iscritti al social network, ho "postato" le mie foto, comprese quelle del matrimonio, faccio i giochi, mi iscrivo alle "cause", esprimo le mie preferenze su questo e quello, in una parola, come tanti, alterno cose serie e futilità. Ho ritrovato qualche vecchia conoscenza, ma soprattutto ne ho fatte di nuove, alcune persone davvero interessanti e che senza Facebook non avrei mai avuto occasione di conoscere. Facebook - insieme a questo blog, che ho iniziato più tardi, nel settembre del 2009, su suggerimento di Zaira - è ormai diventata la mia unica occasione di continuare a fare politica, a dire la mia opinione su diversi argomenti, di partecipare a dibattiti e discussioni. Facebook mi è indispensabile per dare una maggiore vetrina a quello che scrivo sul blog e quindi non posso ormai farne a meno. Questa premessa, per dichiarare da subito che il mio giudizio è quindi di un sostenitore del social network; ma non per questo non vedo quali siano i problemi.
C'è un tema che spesso ritorna tra coloro che criticano Facebook e più in generale la rete: il pericolo che può rappresentare per le bambine e i bambini. La questione è rilevante e non deve essere sottovalutata. Certo i nostri figli sono esposti attraverso la rete a molti potenziali pericoli, ma la rete - e Facebook in particolare - non possono diventare un alibi per nascondere l'incapacità educativa degli adulti. I bambini sono sempre stati in pericoli. In fondo Collodi mette in guardia i bambini - e i loro genitori - dai pericoli del mondo quando descrive Pinocchio irretito da Lucignolo e portato nel Paese dei balocchi; e non c'era certamente la rete. Nel mio paese, tra la fine degli anni settanta e gli ottanta, tanti ragazzi un po' più grandi di me si sono fatti trascinare nel dramma della droga, eppure non c'era la rete, anzi l'ambiente sembrava piuttosto protetto, nella sua chiusura provinciale.
Con questo non voglio dire che Facebook sia sicuro, tutt'altro, ci sono molte persone che, forti dell'anonimato, entrano con le peggiori intenzioni, voglio solo dire che serve attenzione da parte dei genitori e degli adulti, che bisogna essere educatori senza delegare ad altri questo compito. Nella nostra società invece sembra che la formazione sia una questione ininfluente, non ci sono investimenti nelle agenzie educative, i genitori sono spesso lasciati soli con compiti a cui non sono stati preparati, i mezzi di comunicazione lanciano messaggi e valori - o meglio disvalori - contro cui ci sono sempre meno anticorpi. Non è la rete che banalizza il corpo della donna e il sesso, la rete è solo uno degli strumenti attraverso cui la nostra società mercifica il corpo femminile. Non possiamo poi meravigliarci se vediamo nei profili di Facebook foto di ragazzine poco più che adolescenti vestite - o svestite - e truccate come le protagoniste dei video musicali - pare che non esistano ormai cantanti che non siano bellissime, con corpi statuari e intercambiabili nelle loro proporzioni sempre uguali. E non possiamo meravigliarci se per tanti ragazzini il rapporto con il sesso è mediato attraverso immagini per cui tutto è facile e a disposizione. Ovviamente in questo contesto è più facile per chi si vuole approfittare dell'ingenuità dei nostri figli trovare le forme in cui insinuarsi nelle loro vite. Ma ripeto non è la rete la causa, ne è solo uno degli strumenti, per quanto potente e pervasivo.
E lo stesso ragionamento vale per l'altra grande critica che si può fare a Facebook: il social network, attraverso le nostre foto, i nostri commenti, più o meno futili, i nostri "mi piace" è diventato il grande archivio delle nostre preferenze, che può essere sfruttato da chi vuole venderci questo piuttosto che quel prodotto. Anche qui si tratta di educazione e capacità di discernimento: possiamo essere bombardati da pubblicità mirate ed efficaci, ma se non vogliamo comprare un prodotto, possiamo semplicemente non farlo. Nulla ci obbliga davvero a comprare quella cosa piuttosto che l'altra, se non vogliamo farlo. Il problema anche in questo caso è che la società ci mostra modelli per cui la felicità nostra e della nostra famiglia passa attraverso l'accumulo di merci, è la società che ci considera sempre più consumatori piuttosto che cittadini. Facebook può amplificare e rendere ancora più pervasivo questo condizionamento, ma non è il responsabile, è chi vuole venderci quello di cui non abbiamo bisogno e di cui mai avremo bisogno che usa tutti i mezzi a disposizione per convicerci a farlo.
Personalmente penso che Facebook sia un elemento di democrazia in più, di consapevolezza in più, basta saperlo usare bene.

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