mercoledì 17 marzo 2010

Considerazioni libere (88): a proposito di pedofilia (II)...

La pedofilia non è un fenomeno circoscritto alla chiesa, è presente nella nostra società, nelle famiglie, nelle agenzie educative. E' un problema di noi maschi, di come riusciamo a gestire la nostra sessualità.
Sempre domenica scorsa, c'era su "La Stampa" un articolo di Barbara Spinelli dedicato alla pedofilia nella chiesa (anche questo lo potete trovare in rete, se non lo avete letto). Mi ha colpito l'inizio, che riporto.
Nel raccontare lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde, Stevenson descrive la doppia presenza, nell’essere umano, del bene e del male. Le due forze si affrontano, e se alla fine è la parte malvagia a vincere non è perché l’eccelsa viene travolta. Il duello non è fra eccelso e abietto, ma fra l’impeto ardente del male e l’inerzia, la scarsa ambizione, l’energia spenta della parte ritenuta buona. Il male trabocca in Jekyll perché Jekyll è un uomo onorato ma mediocre. Perché non ha combattuto il male, ma lo ha semplicemente nascosto (di qui il nome Hyde).

Barbara Spinelli applica questa metafora alla chiesa, ma io credo che più utilmente dovrebbe valere per tutti noi, per noi maschi, che non siamo abbastanza forti, che sottovalutiamo la forza del male e ci abbandoniamo a esso.
La pedofilia, i maltrattamenti e le violenze sessuali verso i minori sono probabilmente sempre esistiti. Non sono uno psicologo e non so se ci sia un impulso che porta alcuni di noi a provare piacere in questo modo, che a tanti altri sembra abberrante. C'è una responsabilità personale fortissima delle singole persone che si piegano a questi impulsi e credo che la società debba trovare i mezzi idonei a punirli, anche con severità.
Questa responsabilità personale, che comunque non viene mai meno, è però anche nostra, ossia di chi non ha questi impulsi o, se li ha da qualche parte nel proprio inconscio, riesce a dominarli e a non farli mai emergere. La nostra società non riesce a fare i conti con la sessualità, non riesce a fare i conti con il corpo della donna. Non serve acquistare le riviste pornografiche, basta sfogliare un qualsiasi giornale per trovarci davanti a un modello femminile di donna sempre bellissima, sempre giovane, sempre disponibile, che viene usata per indurci ad acquistare un'automobile, un rasoio o qualunque altro banale oggetto di tutti i giorni. Non è necessario cercare siti particolari nella rete, basta guardare i video musicali normalmente trasmessi da Mtv o su Youtube per vedere immagini costruite apposta per sollecitare la nostra sessualità.
Abbiamo ormai accettato questo continuo bombardamento di immagini, di allusioni, di promesse, che credo mettano in difficoltà chi è più debole, chi è più giovane, chi non ha una compagna o un compagno con cui riuscire a esprimere la gioia e la bellezza di un rapporto fisico da entrambi voluto e condiviso. E fatalmente si sposta sempre più il livello di ciò che è proibito, di ciò che è trasgressione, con tutto il fascino che questo si porta con sé, fino ad arrivare alla violenza o alla pedofilia.
Ripeto, così come la società patriarcale e autoritaria di alcuni decenni fa non giustificava la violenza domestica contro le donne e non toglie responsabilità agli uomini che hanno esercitato questa violenza, così la nostra società così apparentemente disinibita non può servire da alibi per chi non riesce a contenere i propri impulsi di violenza, verso le donne o verso i bambini. La responsabilità personale rimane, ma dobbiamo anche fare qualcosa per insegnare ai nostri figli che esiste una sessualità diversa, fatta di reciproca intesa, di accettazione tra pari, che quindi esclude la pedofilia, dove sempre c'è violenza, perché c'è troppa differenza tra le due persone, tra le diverse consapevolezze con cui affrontano quel rapporto.
Dobbiamo chiedere aiuto alle donne, ma dobbiamo cominciare noi uomini a riflettere su questo tema, anche a costo di scontrarci. Un amico che si vanta delle sue "conquiste" sempre più giovani non è qualcuno da invidiare, ma uno da mettere fuori dalla cerchia delle proprie amicizie, provandogli a spiegare perché sta sbagliando. Un collega che ci racconta le sue avventure con le prostitute non è qualcuno da ammirare, ma uno da evitare. Non è questione di essere moralisti, ma bisogna cercare di andare controcorrente rispetto a un mondo che va, purtroppo, in una direzione che non ci piace.

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