venerdì 19 febbraio 2010

da "Lettere dal carcere" di Antonio Gramsci (II)

30 gennaio 1933

Carissima Iulca,
ho ricevuto una tua lettera abbastanza lunga. Che Giuliano abbia proposto di mandarmi il suo primo dentino di latte perduto mi ha fatto molto piacere: mi pare che questo tratto mostri in modo concreto come egli senta un reale legame tra me e lui. Forse avresti fatto bene a mandarmi davvero il dentino, in modo che questa impressione si fosse ancor più rinvigorita nel suo animo. Le notizie che mi mandi sui bambini mi interessano enormemente. Non so se le mie osservazioni sono sempre adeguate; forse no, perché, nonostante tutto, il mio giudizio non può essere unilaterale. Tania mi ha trascritto una tua lettera a lei. Mi pare che tu, scrivendo a me, eviti di dirmi molte cose, forse per il timore di contristarmi, date le mie condizioni di carcerato. Credo che tu debba persuaderti che puoi avere con me tutta la franchezza possibile e non nascondermi nulla; perché non dovrebbe esserci tra noi il massimo di confidenza su tutto? Credi che non sia peggio il non sapere, il dubitare che si nasconde qualche cosa e quindi il non essere mai sicuro che il mio atteggiamento sia giusto?
Cara Iulca, devi proprio scrivermi di te e delle tue condizioni di salute con tutta la precisione possibile, senza esitare per il timore di abbattermi. Ciò che mi abbatterebbe solo potrebbe essere il sapere che tu non lotti per migliorare, per riacquistare le forze, e a ciò non credo. Sebbene l'avvenire sia ancora oscuro, non perciò bisogna rilassarsi. Io ho attrezzato molti brutti momenti, mi sono sentito tante volte fisicamente debole e quasi stremato, però non ho mai ceduto alla debolezza fisica e per quanto è possibile dire in queste cose, non credo che cederò neanche d'ora in vanti. Eppure posso aiutarmi ben poco. Quanto più mi accorgo di dover attraversare brutti momenti, di essere debole, di veder aggravarsi le difficoltà, tanto più mi irrigidisco nella tensione di tutte le mie forze volitive. Qualche volta riepilogo questi anni passati, penso al passato e mi pare che se sei anni fa mi fossi prospettato di dover attraversare ciò che ho attraversato, non l'avrei creduto possibile, avrei giudicato di dovermi spezzare ad ogni momento. Proprio sei anni fa, sono passato, indovina? da Ravisindoli, in Abruzzo, che tu qualche volta hai ricordato per esserci stata in villeggiatura, d'estate. Ci sono passato chiuso in un vagone di metallo che era stato tutta la notte sotto la neve e io non avevo né soprabito, né maglia di lana e non potevo neanche muovermi perché bisognava stare seduti per la mancanza di spazio. Tremavo tutto come per la febbre, battevo i denti, e mi pareva di non essere in grado di finire il viaggio perché il cuore sarebbe gelato. Eppure sono trascorsi sei anni da allora e sono riuscito a cacciarmi di dosso quel freddo da ghiacciaia e se qualche volta mi tornano quei brividi (che un po' mi sono rimasti nelle ossa) mi metto a ridere ricordando quel che allora pensavo e mi paiono fanciullaggini. Insomma, la tua lettera a Tania mi è sembrata troppo malinconica e tetra. Penso che anche tu sei molto più forte di quanto tu stessa non pensi e che devi perciò ancora irrigidirti e tenderti tutta per superare la crisi che hai attraversato, in modo decisivo.
Cara, vorrei aiutarti, ma spesso penso che nel passato, per non sapere esattamente come tu stavi, posso invece aver contribuito a farti ancora disperare. Scrivimi spesso; fa forza su te stessa e scrivimi più spesso. Fa scrivere anche Delio e Giuliano. Su Delio ho letto una lettera di Genia e Tania, che in verità, mi è piaciuta poco. Dopo aver letto questa lettera, ciò che tu scrivi a proposito della maestra di Delio, e dei suoi errori di valutazione, non mi pare molto convincente. Mi pare che Delio viva in una atmosfera ideologica un po' morbida e bizantina, che non lo aiuta a essere energico, ma piuttosto lo snerva e debilita. Voglio ancora scrivere a Delio qualche storia di animali viventi, ma ho paura di ripetere cose già scritte, perché adesso dimentico le cose molto facilmente.
Ti abbraccio forte forte, cara.

Antonio

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