lunedì 27 giugno 2016

Verba volant (285): molo...

Molo, sost. m.

Domenica 19 giugno, insieme a Zaira e ai nostri amici Vittorio e Adriana - con il loro figlio Davide -abbiamo provato a visitare The floating pears, l'installazione ideata, finanziata e realizzata da Christo sul lago d'Iseo.
Mi rendo conto che sarebbe stato meglio scegliere un altro giorno, magari uno feriale, per organizzare questa gita al lago, ma non riuscivamo proprio a fare altrimenti. E capisco anche - siccome in un'altra vita ho organizzato manifestazioni all'aperto abbastanza grandi - che contro il meteo si può fare poco e questo mese di giugno sta avendo caratteristiche per molti versi anomale, soprattutto in un microclima particolare come il lago d'Iseo, dove si sviluppa molto rapidamente un temporale violento che chiamano sarneghera. Però contro la disorganizzazione umana qualcosa si può fare. Si dovrebbe fare.
Siamo partiti da casa presto, non abbiamo trovato traffico e abbiamo raggiunto i nostri amici a Brescia - dove vivono - abbiamo preso la metropolitana, quindi il treno e abbiamo cominciato un viaggio che purtroppo non abbiamo completato. Vista la situazione - le strade dei paesini lungo il lago sono piccole e ci sono pochissimi parcheggi - ci pareva che il treno fosse il mezzo migliore per muoversi, e questo - a dire il vero - è anche specificato nei vari siti in cui viene descritta l'opera e vengono date le informazioni per visitarla. A questo punto, come molti altri, siamo rimasti in balia di un'organizzazione che forse non aveva messo in conto un simile afflusso di persone - comunque anche questo è strano e un po' dilettantesco, vista la visibilità internazionale dell'artista e delle sue installazioni - e soprattutto di un'assoluta mancanza di informazioni e di coordinamento.
Normalmente occorrono quaranta minuti per fare il viaggio in treno da Brescia a Sulzano, il piccolo paese rivierasco che sta di fronte a Monte Isola e da cui parte il lungo pontile galleggiante che collega la terraferma con l'isola. Il nostro treno, come altri tre prima del nostro, è stato fermato in una piccola stazione - tanto valeva non farlo neppure partire, visto che sapevano già che lo avrebbero dovuto fermare - e da lì è cominciata una ridda di comunicazioni prima discordanti e poi decisamente sconfortanti. Alla fine sul sito del Giornale di Brescia - se non fossimo stati con una persona di quella città probabilmente non ci sarebbe venuto in mente di controllare proprio lì - abbiamo letto un invito piuttosto allarmante della cosiddetta "cabina di regia" - pare la prefettura, a sentire gli sconsolati ed esausti ferrovieri di Trenord - ossia che per quel giorno sarebbe stato meglio non visitare l'opera. Peraltro ho letto che anche in altre giornate dalla prefettura è arrivato questo invito, che non è esattamente un buon biglietto da visita per i turisti arrivati o che vogliono arrivare fin là.
In qualche modo, dopo circa due ore e mezzo, siamo arrivati a Iseo e qui non sapevamo come e quando saremmo ripartiti verso il lago e così abbiamo deciso di ritornare verso Brescia, prima di rimanere definitivamente bloccati - forse per parecchie altre ore - su quei binari. Abbiamo saputo che una persona che era sul treno con noi ha raggiunto la passerella dopo circa otto ore dalla partenza da Brescia e non sappiamo di preciso quando sia tornato a casa. Tutti noi lunedì non avremmo potuto rimanere a casa - proprio quel lunedì Davide ha fatto l'esame di terza media, andando bene peraltro, secondo le aspettive - e quindi abbiamo preferito così. Il piacere di vedere Vittorio con cui sono stato compagno di liceo - e che non vedevo da quegli anni là - e di conoscere finalmente la sua famiglia, mi ha ripagato della fatica e quindi sono tornato a casa contento. Credo però che un problema ci sia. Probabilmente ormai non più risolvibile, visto che dopo il 3 luglio l'opera sarà smantellata e l'esperienza accumulata sarà inutile. Forse sarebbe stato meglio gestire questo evento con una struttura diversa, più abituata a lavorare nelle emergenze, ma non voglio insegnare a nessuno il proprio lavoro.
Nei giorni successivi ho letto una dichiarazione del prefetto in cui - immagino anche esasperato da un compito a cui non era evidentemente preparato e a cui mi pare non abbia saputo fare fronte - ha detto che non è un diritto vedere l'opera di Christo. Certamente non è un dovere, anche se per molti che erano con noi sul treno sembrava tale, visto che volevano a ogni costo arrivare a Sulzano e mettere piede sul telo giallo, quasi come un rito di iniziazione o per la suggestione della moda del momento o semplicemente per dire "io ci sono stato" - non importa dove, ma ci sono. Ma credo, altrettanto fermamente che l'arte sia un diritto dei cittadini e che quindi debbano essere organizzati i servizi adeguati per poterne usufruire, tanto più che la visione di questa opera è programmaticamente gratuita, proprio per intenzione dell'artista - che ha messo i soldi, parecchi soldi, per realizzarla. Una delle conquiste del tanto bistrattato Novecento - e francamente non tra le meno significative - è proprio quella di aver reso l'espressione artistica a disposizione di tutti. L'arte non è più qualcosa di cui possono godere solo i signori, ma che tutti possiamo in qualche modo fruire. Il turismo di massa, oltre a essere un voce importante dell'economia - e io spero che l'opera di Christo sia comunque un'opportunità economica per tutto il lago d'Iseo, nonostante la non eccellente prova organizzativa, perché le persone che vivono e lavorano su quel bellissimo lago meritano davvero questa occasione - è anche il segno che la conoscenza delle meraviglie dell'arte è diventata in qualche modo più democratica.
Certamente potremmo godere davvero di questo sacrosanto diritto se in Italia l'arte fosse studiata nelle scuole come merita, se in televisione i programmi dedicati a questo tema non fossero relegati in una rete il cui segnale non arriva a tutti, se considerassimo quello che chiamiamo in maniera ipocrita il nostro patrimonio artistico come qualcosa da difendere davvero e da tutelare. Senza questa educazione, senza questa cura a insegnare il bello, rischiamo che un evento come quello che abbiamo la fortuna di ospitare in questi pochi giorni venga vissuto da molti come un'attrazione da fiera, e - su questo il signor prefetto avrebbe ragione - non è un diritto andare al luna park.  
Poi so che qualcuno non considera l'opera di Christo "vera" arte, ma un fenomeno mediatico, la cui forza sta nel numero di visitatori che arrivano - o non arrivano, ma a questo punto è perfino irrilevante - fino a lì. E - anche in questo caso il povero prefetto non avrebbe torto - non è un diritto andare in un posto solo per farsi un selfie. Faccio un altro mestiere, mi sono occupato più di politica che di arte - e infatti ho imparato a conoscere meglio la bellezza della politica - ma credo che quella di Christo sia arte perché attiene al bello, è un modo per insegnare a noi, a tutti noi, il bello. E in più l'artista ha il merito di averci portato dentro l'opera, ci ha permesso di farne parte. E il mondo ha bisogno di bellezza. Specialmente in questi tempi così decisamente brutti. Anche per questo credo che vedere un'opera d'arte sia un diritto e che dovremmo fare di tutto per far sì che tutti possano goderne.

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