giovedì 5 novembre 2015

Verba volant (221): giubileo...

Visto quello che ci stanno preparando, credo valga la pena ripercorrere la storia di questa parola. Nel 1300, quando papa Bonifacio VIII decise di istituire il giubileo, ossia un anno in cui tutti i pellegrini che fossero arrivati a Roma avrebbero goduto di un'indulgenza plenaria, utilizzò una parola che richiamava un'antica tradizione biblica. Infatti gli antichi Ebrei chiamavano così una festa che ricorreva ogni cinquant'anni, che santificavano con il riposo della terra - e infatti erano vietati sia la semina che il raccolto - con la restituzione della terra al primitivo proprietario, quando un ricco creditore se ne fosse impossessato, e infine con la liberazione degli schiavi.
Il giubileo di Bonifacio VIII non fu il successo politico che quel papa aveva sperato: nessun regnante davvero importante andò a Roma a dimostrare un omaggio non solo formale al capo della chiesa. Però il successo "turistico" dell'evento fu clamoroso: lo storico fiorentino Giovanni Villani racconta che furono almeno trecentomila i pellegrini giunti in quell'anno nella Città eterna. Quindi il papa vide che era cosa buona e la tradizione prese piede. A dire la verità Bonifacio VIII aveva previsto che il giubileo sarebbe dovuto cadere ogni cento anni, ma i suoi successori decisero di accorciare un bel po' questo lasso di tempo: Clemente VI stabilì che si celebrasse ogni cinquant'anni, mentre Urbano VI decise che il tempo ideale fosse di trentatré anni. Infine, nel 1470, Paolo II sancì in maniera definitiva che il giubileo ci sarebbe stato ogni venticinque anni, a causa della brevità della vita umana e della debolezza degli uomini verso il peccato. Intento lodevolissimo e pio quello di spalancare le porte della Gerusalemme celeste al maggior numero possibile di persone, ma forse quel papa pensava, più concretamente, anche alle finanze della Gerusalemme terrena.
Naturalmente si possono indire anche giubilei straordinari ed è - come noto - proprio quello che ha fatto l'attuale papa. Ovviamente non voglio sindacare su questa decisione del sommo pontefice, presa dall'alto della sua infallibilità. Come sapete non amo intromettermi nelle loro faccende, almeno quanto non voglio che loro si intromettano nelle nostre. Anche se forse in questo caso al tanto vituperato Bonifacio VIII dovremmo riconoscere almeno una maggior capacità in fatto di marketing: ripetere questo rito con una tale frequenza rischia di far perdere prestigio e credibilità all'evento. Magari qualche buon cattolico ha perfino pensato di poter rubare con gli appalti di questo giubileo, tanto ce ne sarà uno tra qualche anno in cui redimersi da tutti i peccati.
A dire il vero l'attuale pontefice quando aveva annunciato il giubileo aveva lasciato intendere che forse qualche modalità dell'evento sarebbe stata cambiata. In particolare disse - e non disse - che non sarebbe stato proprio necessario andare a Roma per ottenere l'indulgenza, che non era obbligatorio fare un viaggio faticoso, spendere molti soldi e fare lunghe fila - come fosse un Expo qualsiasi - ma che fosse possibile celebrare il giubileo in tutto il mondo. In sostanza ci era parso che alla tesi del "giubileo in un solo paese" si contrapponesse una visione - come dire trotzkista - del "giubileo permanente". Quando sono uscite le disposizioni relative al giubileo gli albergatori e i ristoratori di Roma hanno tirato un sospiro di sollievo: per salvarsi è sempre meglio fare un viaggetto nella città dove ci stanno il papa e i cardinali.
Mi perdonerà papa Francesco, ma del giubileo deve occuparsi anche un ateo impenitente come me, perché la sua festa si svolge nel mio paese. Qualche ricaduta laica del giubileo l'abbiamo già vista. Al papa e ai cardinali il sindaco che i romani si erano scelti non sembrava proprio adatto per il giubileo. Aveva questa idea balzana di riconoscere i matrimoni tra persone dello stesso sesso e poi poche settimane fa aveva perfino dedicato una piazza - per quanto piccola e senza case - a Martin Lutero, uno che i giubilei non li aveva mai sopportati. Allora il papa e i cardinali hanno chiesto al governo di cambiare il sindaco. Non si potrebbe, ci sarebbe la Costituzione, ma al governo sembrava brutto rifiutare questo piccolo favore al papa e così hanno tolto il sindaco che c'era prima e ne hanno messo uno che non ha queste idee strane.
Poi il papa e i cardinali hanno detto al governo: ricordatevi che arriveranno a Roma tantissimi pellegrini e saranno necessarie nuove strade, nuove stazioni, nuovi ponti. Il governo è rimasto un po' così, chiedendosi come fare a costruire in così poco tempo: ci sono delle regole da rispettare per fare tutte queste cose. I costruttori allora, vista la difficoltà del governo, hanno detto: non preoccupatevi, faremo tutto noi, per la gloria dell'Altissimo e al doppio del prezzo di mercato, basta che togliate tutte queste regole che rallentano i lavori. E così il governo ha tolto le regole e i lavori sono cominciati: tanto, anche se qualcuno ruba, con il giubileo tutti i peccati sono perdonati. Omnia munda mundis.
Per fortuna che noi non seguiamo le regole degli antichi Ebrei e quindi noi durante il giubileo non solo semineremo, ma raccoglieremo - o meglio noi semineremo e qualcuno raccoglierà - le terre, le case, gli attici rimarranno tutti agli attuali proprietari - finché Lui non rimette a noi i nostri debiti noi non li rimetteremo ai nostri debitori - e non libereremo nemmeno uno schiavo: devono servire le pizze surgelate ai pellegrini.

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