mercoledì 29 aprile 2015

Verba volant (180): stallo...

Stallo, sost. m.

Colpevolmente abbiamo smesso di parlare della Grecia anche noi, che pure abbiamo sostenuto con passione la campagna elettorale di Syriza, che abbiamo gioito per la vittoria di quel partito e per la formazione del nuovo governo e che infine abbiamo sperato che quel vento di cambiamento arrivasse fino a noi. In quei giorni ci sentivamo tutti greci, poi, come sempre ci accade, ci siamo distratti, persi dietro ad altre questioni, in gran parte futili. Invece è proprio adesso che la sinistra greca ha bisogno di noi, ha bisogno della nostra attenzione vigile, ha bisogno che scendiamo in piazza, se necessario, per difendere la scelta che la maggioranza di quel popolo ha fatto in maniera democratica.
E manifestare e lottare per la Grecia non significa sottovalutare il momento gravissimo che stiamo vivendo noi in Italia, proprio adesso che, con la decisione del governo di mettere la fiducia sulla legge elettorale - su questa pericolosa legge elettorale - la democrazia è pesantemente sotto attacco. Tanto più in questo momento la loro lotta è la nostra lotta. Tanto più in questo momento non possiamo tirarci indietro.
L'Europa di destra, i mercati finanziari, i grandi poteri economici vogliono soffocare nella culla quel bambino: evidentemente un oracolo, seduto a Francoforte o a Londra o a New York, ha predetto che quell'essere innocente, diventato adulto, potrà scardinare il loro potere e quindi hanno deciso di ucciderlo, senza tanti complimenti. Poi troveranno un medico compiacente che dirà che si è trattato di una morte naturale, che il bambino era troppo gracile, che non sarebbe mai potuto sopravvivere.
I giornali dei padroni, gli unici che ci permettono di leggere, ci raccontano distrattamente che sta andando avanti la trattativa tra il governo greco e l'Europa, ci dicono che ci sono delle difficoltà, che siamo a un punto di stallo, si dilungano sugli aspetti marginali, sul cattivo carattere di Varoufakis, sul colore dei suoi zainetti. Sappiamo molte più cose della moglie del ministro greco che di quello che si dicono i rappresentanti dell'Eurogruppo in quegli incontri decisivi, non solo per la Grecia, ma anche per noi.
Vedremo cosa succederà nei prossimi giorni. Se anche Tsipras dovesse cedere, stretto dal ricatto delle cancellerie europee, taglieggiato dai rappresentanti delle istituzioni finanziarie internazionali, non deve venir meno la nostra fiducia. Sapevamo che si sarebbero scatenati contro Syriza e contro la Grecia, che avrebbero attaccato quel paese senza nessuna pietà. E sappiamo che hanno il coltello dalla parte del manico e che sono pronti a usarlo.
In questi giorni si sta giocando una partita forse decisiva e non possiamo essere soltanto spettatori. Credo sia significativo che uno dei punti su cui la trattativa si è arenata sia la decisione del governo greco di reintrodurre in quel paese i contratti collettivi di lavoro. E' qualcosa che l'Europa dei padroni non riesce ad accettare. Questo rende molto chiaro che non si tratta di una trattativa politica o economica, ma solo di uno scontro ideologico. I padroni - e i governi al loro servizio - non vogliono che ci siano i contratti collettivi, perché - ce lo ha insegnato Giuseppe Di Vittorio - il lavoratore quando è solo finisce per presentarsi davanti al padrone con il cappello in mano, perché il padrone è più forte, è quello che decide se farti lavorare o lasciarti a casa, e quello che decide, se ti fa lavorare, quanto darti di stipendio. Il lavoratore diventa più forte del padrone solo quando lotta insieme agli altri lavoratori.
Può sembrare una banalità eppure il punto fondamentale è proprio questo. E non dobbiamo dimenticarlo, alla vigilia del Primo Maggio, quando torneremo, ancora una volta, in piazza. Lo vediamo anche in Italia. Cosa ha fatto davvero l'attuale governo di destra, questo governo che risponde unicamente agli interessi dei padroni? Per prima cosa ha abolito gli articoli più importanti dello Statuto dei lavoratori, ossia la legge che tutelava le donne e gli uomini che lavorano, contro i padroni. Poi cerca di indebolire il sindacato perché, pur con tutti i suoi limiti, questo è lo strumento che i lavoratori si sono dati per lottare insieme.
Non dobbiamo mai dimenticare che il lavoro dà senso alla democrazia. E la democrazia tutela il lavoro. Per questo i padroni attaccano l'uno e l'altra. Per questo ci attaccano, qui e in Grecia. Per questo dobbiamo resistere, qui e in Grecia.
Nel gioco degli scacchi, lo stallo è la posizione del re che, pur non essendo sottoposto a offesa nella casa in cui si trova, dovendo di necessità essere mosso, non può occupare altra casa senza esporsi alla presa da parte di un pezzo avversario. Lo stallo non ci basta più e forse è il caso di pensare se continuare a giocare, cercando il modo più efficace per dare scacco. Forse è venuto il momento di ribaltare la scacchiera e di gettare a terra il re.

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