domenica 22 febbraio 2015

Verba volant (167): compromesso...

Compromesso, sost. m.

Nei giorni scorsi più o meno tutti i giornali italiani hanno detto che tra la Grecia e gli altri paesi della cosiddetta "eurozona" è stato raggiunto un compromesso. Questa parola negli ultimi anni ha assunto una connotazione negativa, come se ogni compromesso fosse sempre un accordo al ribasso. La sfortuna di questa parola è strettamente legata a quella del termine politica. Infatti dal momento che la politica è screditata agli occhi dei cittadini - certo per colpa delle pessime prove date dai politici, ma anche per l'interesse di altri poteri a gettare una cattiva luce sui meccanismi della democrazia - il compromesso viene visto sempre come una sorta di accordo sottobanco, qualcosa di indicibile, e che infatti non viene detto, un po' come è accaduto con il "patto del Nazareno", che è stato sottoscritto, spesso evocato e alla fine - forse - sciolto, senza che si sapesse esattamente cosa prevedesse, quali ne fossero le clausole.
La capacità di fare un compromesso invece è un elemento fondamentale della buona politica e credo che in questa occasione Tsipras e gli altri esponenti del governo greco lo abbiano dimostrato. So che c'è un pezzo di sinistra italiana che storce il naso per come sono andate le cose, che avrebbe voluto per la Grecia un accordo più soddisfacente. Sono gli stessi che hanno riposto le bandiere di Syriza quando hanno saputo che Tsipras avrebbe formato il governo con un partito di destra e che hanno criticato il leader greco per aver scelto e fatto votare come presidente della Repubblica un esponente di Nuova democrazia.  Sono gli stessi che ci porteranno a perdere, se li seguiremo ancora.
Per fortuna Tsipras e i suoi compagni non hanno i difetti della peggior sinistra italiana e sanno ancora fare politica. Serviva fare un governo immediatamente, subito dopo il giorno delle elezioni, senza perdere tempo in estenuanti trattative che avrebbero finito per indebolire il risultato del voto e Tsipras ha scelto di allearsi con il partito che gli garantiva il sostegno sul punto più importante del suo programma, ossia la fine delle politiche di austerità. Serviva superare senza danni il passaggio della scelta del nuovo presidente - bisogna ricordare che in Grecia sono andati ad elezioni anticipate proprio per l'ostinazione di Samaras a volere indicare un proprio candidato - e Tsipras ha sparigliato i giochi, proponendo un candidato del partito che aveva perso le elezioni, scegliendolo tra i più presentabili di quella formazione; e in questo modo il presidente è stato eletto al primo voto, con una larga maggioranza, lasciando al governo il tempo di fare altro. Tsipras e i suoi stanno dimostrando capacità e pragmatismo, e anche un po' di furbizia, che in politica non guasta.  
Per quel che riguarda il compromesso raggiunto durante l'ultima riunione dell'Eurogruppo, il governo greco ha ottenuto un risultato formale e simbolico importante: nei documenti dell'Unione non vengono più citate le parole troika e memorandum. Le vittorie simboliche a volte possono rivelarsi inutili e anzi pericolose, e questa non fa eccezione. Ma si tratta di un segnale importante, di cui i greci avevano bisogno. Però è un'altra - e più sostanziale - la vittoria raggiunta da Tsipras. Mentre Samaras si presentava alle riunioni europee chiedendo la benevolenza degli altri governi, fingendo una qualche protesta ad uso interno, ma sostanzialmente accettando la cornice entro cui si muoveva la trattativa, Tsipras ha inchiodato i governi europei a una discussione vera, obbligandoli a prendere sul serio le richieste della Grecia e soprattutto svelando il loro bluff. I governi europei avevano sempre minacciato la Grecia e gli altri governi "ribelli" che, se non avessero accettato le "riforme" della Troika, li avrebbero fatti uscire dall'euro. Si tratta però di un'arma spuntata, non solo perché non esistono protocolli e procedure per dire come un paese potrebbe uscire dall'euro, ma soprattutto perché l'uscita anche di un solo paese, anche di quello più debole, rischierebbe di mettere in crisi tutto il sistema, e questo nemmeno la grande Germania se lo può permettere.
Tsipras ha detto semplicemente questo, quello che né Hollande né renzi né nessun altro leader del cosiddetto centrosinistra ha avuto mai il coraggio di dire. E anche Merkel è stata costretta a sentire e anzi ha dovuto chiamare il collega "ribelle" di Atene, dopo aver ostentato per giorni indifferenza e superiorità. Il "caso Grecia" non è stato liquidato nel corso di una riunione - come pensavano di fare i spocchiosi tecnici del nord - ma sono stati necessari diversi incontri, perché Tsipras e il suo ministro Yanis Varoufakis hanno inchiodato l'Europa a una trattativa che i tedeschi ormai non si aspettavano di dover fare, visto che ormai tutti sembravano aver accettato i "dogmi" dell'austerità. Questa è stata la vittoria della Grecia, che comunque ha bisogno dei soldi dell'Europa, per pagare gli stipendi e le pensioni, e che quindi è partita da una posizione negoziale di estrema debolezza, sapendosi comunque risollevare.
La Grecia è da sola contro tutti gli altri e quindi credo che questo compromesso sia stato una vittoria, o almeno un pareggio fuori casa, dopo aver fatto un paio di goal. Per fare un buon compromesso però servono cose che gli altri leader europei che in questi hanno tentato di trattare con l'Europa hanno dimostrato di non avere. Bisogna avere una visione chiara, bisogna sapere su cosa si può cedere e su cosa è impossibile farlo, bisogna avere un forte e chiaro mandato mandato democratico. Il governo greco ha fatto una serie di concessioni, ma non ha preso l'impegno di aumentare l'Iva, di tagliare le pensioni né di raggiungere un avanzo primario del 3% nel 2015, come invece si era impegnato a fare il governo Samaras, sostenuto anche dal Pasok, il pd greco. Il governo greco non poteva non accettare alcuni vincoli, ma ha anche detto che il modo in cui li raggiungerà sarà determinato da scelte autonome e non dettate da altri. E c'è una cosa che i nostri giornali, che temono quello che sta succedendo in Grecia - perché hanno perso l'abitudine alla buona politica - non hanno detto: il governo greco ha pubblicato il testo dell'accordo, perché in democrazia chi è più forte e dice la verità non ha paura dei compromessi. Il governo greco ha dimostrato finora di non essere formato da un gruppo di sprevveduti idealisti, ma da persone che sanno fare politica: solo che è una politica diversa da quella a cui l'Europa si era abituata. I leader europei dovranno imparare in fretta.
Adesso, compagni greci, dovete stare molto attenti, perché la partita sarà lunga, e molto difficile. Avrete tutti contro, soprattutto quelli che ora fingono di sostenervi, con toni melliflui ed ipocriti; anzi sono proprio questi che sperano che la vostra azione fallisca. State dimostrando che un'altra sinistra è possibile e proprio per questa ragione vi temono quelli che dicono che l'unica sinistra è quella che si è piegata ai valori del finanzcapitalismo, che ha venduto la propria anima all'ultraliberismo. E naturalmente avrete contro quelli a cui togliete e toglierete i privilegi, quelli che si arricchiscono alle spalle degli altri, sfruttando gli altri. Per questo sono importanti le manifestazioni di sostegno dei greci e per questo credo sia importante anche il nostro sostegno. Grazie perché ci dimostrate che una politica diversa e di sinistra è possibile: ne avevamo bisogno.

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