mercoledì 10 settembre 2014

Verba volant (122): camicia...

Camicia, sost. f.

Questa è una parola dall'etimologia incerta. Il Pianigiani crede sia una voce di origine germanica, arrivata a Roma attraverso la Gallia, passata nel linguaggio popolare per indicare l'indumento che copre la parte superiore del corpo e ricorda che san Girolamo usa camisia per definire la veste usata dai militari. L'etimologista senese attesta anche alcune altre ipotesi: la parola potrebbe derivare dall'arabo qamic, che nel Corano indica la tunica, oppure dal latino tardo cama, che significa letto, dal momento che è la veste con cui si dorme, l'antenata del baby doll.
Comunque sia la camicia era allora un indumento popolare, barbaro, contrapposto alle nobili vesti romane. Come noto la camicia e i pantaloni dei popoli del nord ebbero la meglio sulle toghe e sui chitoni: sull'abbigliamento hanno sicuramento vinto i barbari. Alla fine la camicia si è presa anche un'ulteriore rivincita, dal momento che è diventata un segno di distinzione borghese: i "colletti bianchi" contro le "tute blu".
Nella storia, come noto, troviamo camicie di colori molto diversi. E quel colore, spesso diventato così importante, molte volte è legato a un caso. Quando nel 1843 Giuseppe Garibaldi - che era là in esilio e insegnava matematica - radunò a Montevideo cinquecento volontari italiani da schierare a difesa della Repubblica uruguayana attaccata dal dittatore argentino Juan Manuela de Rosas, scelse il rosso per le camicie dei suoi uomini. Garibaldi, potendo contare su pochissimi fondi per finanziare la propria impresa, acquistò del panno di lana rosso, che veniva usato di solito per i camici da lavoro dei macellai, con lo scopo di nascondere le macchie di sangue. E in questo modo nacquero le Camicie rosse, che ebbero un ruolo così importante nella storia del nostro Risorgimento.
Pare sia stata altrettanto casuale la scelta di come vestirsi da parte di Matteo Renzi e di alcuni altri esponenti del cosiddetto Partito socialista europeo, andati a Bologna per stipulare il "patto del tortellino", ossia per pranzare gratis alla Festa dell'Unità. Il tedesco Achim Post, lo spagnolo Pedro Sanchez, il francese Manuel Valls, l'olandese Diederik Samsom e naturalmente il nostro Fonzie si sono presentati sul palco della festa con la stessa tenuta: pantaloni scuri e camicia bianca, senza cravatta.
Contrordine compagni, mettete pure in soffitta la camicia rossa, e il basco e l'eskimo e tutte quelle robe lì; adesso la camicia bianca, con le maniche rigorosamente arrotolate alla Baricco, è la nuova bandiera del socialismo europeo. E' il socialismo che non fa più paura a "lorsignori" e anzi che viene invitato in società, alle feste dei banchieri e degli industriali, il socialismo ben educato, che non sporca e che sa stare al suo posto. Si accomoda a tavola ed è soddisfatto così, non chiede di mangiare e gli viene passato al massimo qualche osso da spolpare; gli basta stare a sedere e guarda gli altri commensali ingozzarsi e divertirsi. E ci spiegano che questa è la modernità.
Domenica a Bologna si sono presentati questi leader socialisti del futuro: giovani, belli e intelligenti; anche all'Italia ne è toccato uno... giovane. Sostanzialmente intercambiabili, come i componenti di una qualsiasi boy band. Tutti telegenici, tutti abili oratori, tutti capaci di trarre il filo della camicia ai loro elettori, ossia di far fare loro quello che vogliono. Si tratta di giovani spesso nati con la camicia e comunque disposti a vender la camicia, pur di vincere le elezioni. E in molti caso l'hanno già venduta e hanno venduto anche le nostre. Sono tutti socialisti che governano, magari insieme alla destra, come il tedesco, o da soli, come il francese, cercando comunque di fare una politica più di destra di quella fatta dalla stessa destra. Oppure che sperano di governare, come lo spagnolo, promettendo che se saranno eletti, faranno una politica di destra. O che fanno finta di governare. Tutti con la loro bella camicia bianca, fresca di bucato.
E noi? Immagino dovremo sudare sette camicie per tirare avanti. E finiremo comunque per ridurci in camicia.
E levate la cammesella!
La cammesella, gnornò, gnornò!

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