venerdì 28 gennaio 2011

Considerazioni libere (201): a proposito di legname...

Ho dedicato parecchie di queste mie "considerazioni" al tema dello sfruttamento delle risorse ai danni dei paesi più poveri del mondo. C'è un aspetto che mi colpisce sempre. Leggendo le notizie economiche di un qualsiasi giornale o ascoltando un telegiornale pare che lo sviluppo economico mondiale sia tutto concentrato sulla finanzia e l'alta tecnologia. Se invece si ha la pazienza di analizzare con attenzione i dati e di soprattutto di cercare quelle notizie che i media non considerano tali, si scopre una "materialità" della ricchezza, che definirei antica, in cui domina lo sfruttamento di alcuni beni primari: la terra, l'acqua, il legno.
Ho già avuto modo di raccontare - nella "considerazione" nr. 91, per la precisione - che le grandi multinazionali occidentali e arabe si stanno spartendo le terre africane per sfruttarne la ricca produzione agricola. Ho dedicato molte "considerazioni" al tema dell'acqua. E' notizia di queste giorni che si sta ormai prosciugando il Giordano , di cui la Bibbia esalta la ricchezza di acqua e la capacità di portare fertilità.
Grandi aree di foresta stanno sparendo in Africa per alimentare il traffico di legname. Il Madagascar , grazie alle sue particolari caratteristiche geografiche e climatiche, presenta un ecosistema unico al mondo, che deve essere preservato e tutelato. Dopo alcuni anni di relativa stabilità politica, in cui si sono registrati dei progressi nella protezione di questo patrimonio forestale unico, dal 2009 il paese africano è oggetto di violenti scontri politici. Chi ha guadagnato dall'instabilità sono i contrabbandieri di legnami pregiati: nel 2010 sono spariti 20mila ettari di foresta , con l'abbattimento di oltre centomila alberi ad alto fusto. C'è chi vende e naturalmente c'è anche chi compra, in particolar modo la Cina, che sta investendo moltissime risorse in Africa e si ritagliando un ruolo di grande influenza nel continente. Andry Rajoelina, salito al potere in Madagascar con un colpo di stato, al di là di qualche generico impegno, farà poco per fermare il traffico di legname, per non scontentare i cinesi e non rinunciare a queste risorse.
I contrabbandieri di legname sono molto attivi anche in Somalia. In questo sfortunato paese questo traffico è gestito dalla milizia al Shabaab, vicina ad al Qaida. I miliziani gestiscono l'abbattimento delle foreste, la combustione del legname per ricavarne carbone e la vendita di quest'ultimo attraverso il porto di Kisimayo. In questo caso i compratori sono l'Arabia Saudita e i paesi del Golfo. La mancanza da troppi anni di un governo - anche per la responsabilità occidentale, e italiana - ha impedito qualsiasi tutela del patrimonio naturale somalo; l'abbattimento sfrenato degli alberi è una delle cause della siccità che sta mettendo in ginocchio l'agricoltura di quel paese. L'attività dei contrabbandieri del legno è più pericolosa e carica di conseguenze di quella dei pirati, contro la quale c'è stata una mobilitazione politica e militare internazionale. Nel frattempo tanti fanno affari con la legna.

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