lunedì 15 marzo 2010

Considerazioni libere (85): a proposito di riti e di memoria...

Affronto oggi un tema bolognese, scusandomi in anticipo con le lettrici e i lettori che non vivono nella mia città: credo comunque che queste riflessioni abbiano un qualche interesse che va al di là dell'ambito strettamente municipale.
In questi giorni Anna Maria Cancellieri, il Commissario straordinario che regge il Comune dopo le dimissioni del Sindaco, ha aperto con largo anticipo la discussione su come dovrà svolgersi la manifestazione per ricordare la strage del 2 agosto: si tratta del 30° anniversario ed è certamente un appuntamento significativo. Va dato atto al Commissario di avere mostrato una grande sensibilità e un'attenzione non comune verso la città in cui è stata, suo malgrado, catapultata. Sensibilità e attenzione non sempre mostrate dai legittimi ed eletti rappresentanti dei cittadini, che in genere affrontavano la questione a ridosso della data, quando ormai era difficile modificare una cerimonia che è rimasta sostanzialmente immutata dal 1981, primo anniversario di quel tragico attentato.
Per chi non è di Bologna è doveroso dare qualche informazione in più. La manifestazione prevede un momento d'incontro tra istituzioni e familiari delle vittime presso il palazzo municipale e poi un corteo che da piazza Maggiore raggiunge il piazzale davanti alla stazione. Qui si svolgono alcuni interventi ufficiali, fino al momento - le 10.25 - in cui suona la sirena e la piazza rispetta un minuto di silenzio.
Da diversi anni la sobrietà di questa cerimonia è stata deturpata dalla scelta di gruppi, variamente ascrivibili all'estrema sinistra, a volte anche non di Bologna, che hanno cominciato a fischiare i rappresentanti delle istituzioni. Sono stati fischiati, soprattutto negli ultimi anni, i rappresentanti dei governi di centrodestra, ma non sono mancati neppure i fischi verso esponenti del centrosinistra, accusati di non aver fatto abbastanza per togliere il segreto di stato e raggiungere una compiuta verità sui mandanti della strage. E' stato fischiato Guazzaloca, perché, nonostante la sua posizione personale, nella sua maggioranza c'erano esponenti che avevano chiesto per anni di togliere l'aggettivo fascista dalla lapide che ricorda la strage e negavano validità alle condanne di Fioravanti e Mambro come esecutori materiali. E' stato fischiato Cofferati, perché aveva sgomberato alcuni insediamenti abusivi nella periferia della città e aveva adottato una linea sulla sicurezza ritenuta di "destra". In qualche modo i fischi quindi sono diventati parte del rituale, a prescindere: si contestano le istituzioni, punto e basta, chiunque le rappresenti.
Naturalmente il passare degli anni ha allontanato il ricordo vivo di quello che successe quella mattina d'agosto e lentamente la manifestazione è diventata sempre meno partecipata. Personalmente sono due anni che non vado, dopo esserci andato tutti gli anni, almeno dall '86, e forse anche qualche volta negli anni precedenti, accompagnato da mio padre. Non sono andato perché quei fischi, che a volte hanno macchiato anche il minuto di silenzio, hanno per me rovinato in maniera irremediabile la solennità della cerimonia. Poi, come tanti bolognesi, non riesco ad andare in stazione, che debba partire o che stia arrivando, senza passare dalla sala d'attesa di seconda classe; però mi manca il rito collettivo del 2 agosto.
Dopo questa troppo lunga premessa, credo che la prima riflessione debba riguardare il bisogno per una comunità di trovare alcuni momenti simbolici condivisi. I riti sono importanti e non è facile codificare dei riti civici, laici. E' una difficoltà che non riguarda soltanto le comunità, ma anche le famiglie: molte volte si preferisce fare il funerale di un proprio caro in chiesa, al di là del vero sentimento religioso e delle convinzioni profonde sia di chi è morto sia di chi è rimasto, perché lì comunque c'è una ritualità codificata, conosciuta, accettata. Tanto più è difficile trovare una ritualità condivisa per i riti civici, come una commemorazione. Eppure io credo sia importante trovare dei punti comuni.
Personalmente, pur con tutto il rispetto che dobbiamo alle persone che hanno sofferto e soffrono non solo per la perdita di uno o più familiari, ma hanno sofferto e soffrono perché hanno dovuto lottare con grande fatica affinché parte della verità venisse finalmente alla luce, anche a prezzo di grandi sacrifici personali ed economici, credo che sia sbagliato dare a loro un potere di veto sulla decisione di come svolgere la manifestazione. L'anniversario della strage del 2 agosto appartiene all'intera comunità e insieme dovremmo trovare il modo di celebrarlo in un modo consono.
Credo si possa e si debba fare a meno dei discorsi davanti alla stazione. Personalmente - naturalmente la mia è una proposta come le altre - darei appuntamento alle cittadine e ai cittadini direttamente davanti alla stazione e leggerei i nomi delle 85 vittime innocenti, per arrivare al momento del suono della sirena e al minuto di silenzio.
Poi credo debba riprendere una cosa che la città ha lasciato cadere. Nel '91 e nel '92, nella sera del 2 agosto, nelle vie e nelle piazze della città si rappresentò Antigone delle città, un evento che mescolava il testo di Sofocle con versi di Franco Fortini, Franco Loi, Gianni D'Elia, rappresentato da giovani attori di diverse scuole di teatro italiane: furono due eventi molto intensi di partecipazione culturale e di impegno civico che davvero credo andrebbe ripreso, tematizzato, magari coinvolgendo ogni anno un poeta e un regista diversi.
La nostra città e soprattutto la memoria del 2 agosto di trent'anni fa meritano maggiore attenzione.

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